martes, 28 de abril de 2009

.....LA FUGA....


NO HAY LUCHA
SIN AMOR

NO HAY LUCHA
SIN RISA

NO HAY AMOR Y RISA
SIN LUCHA

Y NO HAY LUCHA
SIN POSIBILIDAD DE FUGA....

sábado, 25 de abril de 2009

EL SUICIDIO COMO ACTO POLÍTICO

concepto de suicidio

Hay personas que son totalmente desconocidas para la opinión publica italiana. Entre ellas estaba Roberta Tatafiore. Feminista histórica, socióloga y escritora italiana, libertaria convencida, una libertaria que sabía y quería combatir el Estado. Decidió con el suicidio escaparse de las absurdas leyes del Estado sobre el "Fine Vita", demostrando que la vida es propiedad individual, que solo ella tenía en sus manos el destino de su existir. En los últimos meses solo rompió su silencio para hablar de Eluana Englaro, la mujer que murió el 9 de febrero tras pasar 17 años en estado vegetativo, y pedir que la dejaran morir en paz. En este momento defendiò la posición de los padres, poniéndose en contra del Estado, la legislaciòn, la indecente derecha, la indecente izquierda y el indecente centro político italiano, decidiendo discutir en Parlamento sobre "como tenemos que morir".

"Me pregunto sobre las razones del resultado paradójico del llamado caso Englaro", escribió entonces Tatafiore, "el padre de Eluana ha logrado liberar a su hija de una vida no vida... pero a un precio muy alto: tendremos la peor ley que existe en el mundo sobre la voluntad del fin de la vida...".

En ese último artículo, razonaba así: "Solo hay dos formas de morir por voluntad propia: recurrir al suicidio (que no por casualidad en alemán se dice Freitod, muerte libre) o fiarse de las leyes que establecen los límites dentro de los cuales uno, algunos o algunos otros, pueden acelerar nuestra partida...".

Periodista, ensayista, fundadora del centro Virginia Woolf, posfeminista y ex directora de la revista Noi donne, Tatafiore escribió ensayos sobre pornografía, sobre los hombres, sobre el mercado de la prostitución. Era la mayor especialista italiana sobre ese tema, según plasmó en su libro Sexo en el trabajo.

Escribió la prefación de libro de Wendy McElroy The Legs of Freedom (Le gambe della libertà) donde dice: "el Estado es omnipresente, el Estado está en los burdeles, el Estado está en las calles. El Estado, que controla tanto la puta regular como, si no mas, la puta clandestina, es para nosotras libertarias y libertaria como Wendy McElroy, el predador de las libertades económicas y civiles, es el impostor de los impuestos, sea en su versión liberal, que llamamos progresista, sea en su versión conservadora".


jueves, 23 de abril de 2009

TRADUCENDO PAT CALIFIA


UNO DEI LATI OCCULTI DELLA SESSUALITA’ LESBICA(1)
Pat Califia
Traducción del Inglés en castellano por Liliana Gómez aquì

Il closet/l’armadio sessuale (2) è molto più grande di quel che si crede e non ci dovrebbero essere ragioni per le quali ci troviamo in esso, però ci stiamo. E’ ovvio che forze conservatrici come la religione istituzionalizzata, la polizia e altri rappresentanti della maggioranza tirannica, non desiderano che il sadomasochismo fiorisca in nessun luogo inoltre le donne sessualmente attive hanno sempre
rappresentato una minaccia che il sistema non tollera. I liberali conservatori del movimento gay e le femministe ortodosse si vergognano di altre sottoculture sessuali considerate strane. «Siamo uguali agli eterosessuali (o agli uomini)» sembra essere la loro supplica d’integrazione reclamando così, lamentosamente, una parte della torta al monossido di carbonio d’America.

Drag queens, entusiaste del cuoio, della gomma, amanti di uno e dell’altro sesso, lesbiche sadomasochiste, prostitute, transessuali ...siamo noi che facciamo in modo che questi pretesti sembrino una bugia patetica. Noi non siamo come gli altri e la nostra differenza non ubbidisce solamente all’oppressione. Si tratta di una scelta, una scelta sessuale.

Il sadomasochismo lesbico non è organizzato meravigliosamente (ancora). Però a San Fransisco le donne possono incontrare coppie o amiche che le aiuteranno e le asseconderanno nei loro piaceri di dominazione e sottomissione. Noi non abbiamo bar. Né riviste con annunci di contatti. Certe volte penso che la sottocultura gay doveva sembrare questo quando iniziò ad urbanizzarsi. Visto che la nostra comunità funziona per raccomandazioni e reti sociali, siamo costrette a lavorare duramente per mantenerla. E’ una questione di sopravivenza. Se le superconformiste con le loro fiche di cartone e i loro cazzi di angora uscissero con le “loro”, noi non esisteremo. Dal momento in cui ci facciamo più visibili inciampiamo con più ostilità, con più violenza. Questo articolo è la mia forma di rifiutare il narcotico dell’odio diretto a se stessi. Dobbiamo rompere il silenzio che la persecuzione impone alle sue vittime.

Sono una sadica. Il termine educato è top (3) però non voglio usarlo. Cancella l’idea della mia immagine e del mio messaggio. Se qualcuno vuole sapere qualcosa della mia sessualità può trattare con me nei miei stessi termini. Non mi preoccupo di rendere la cosa semplice. L’SM è terrificante. Almeno lì radica metà del suo senso. Scegliamo le attività più allarmanti, ripugnanti o non accettate e le convertiamo in piacere. Ci serviamo di tutti i simboli proibiti e di tutte le emozioni che vengono ripudiate. L’SM è una blasfemia deliberata, premeditata, erotica. È una forma estrema di sesso e di ribellione sessuale.

M’identifico di più come sadomasochista che come lesbica. Frequento la comunità gay perché è in questa che l’emarginazione sessuale inizia ad esplorarsi e a rivelarsi. La maggior parte delle mie relazioni avviene con donne, però il genere o il fatto che la persona sia uomo o donna non è un mio limite. Mi limita la mia stessa immaginazione, crudeltà e compassione, l’avarizia e la forza di sopportazione del corpo dell’altra persona. Se dovessi scegliere tra naufragare su un’isola deserta con una lesbica vainilla (4) o un uomo masochista ardente, sceglierei lui. Così è il tipo di sesso che voglio, un sesso che mette alla prova i limiti fisici in un contesto di ruoli polarizzati. È l’unica classe di sesso che m’interessa.

Non sono una lesbica sadomasochista tipica e neanche la rappresento in nessun modo. Realmente, definendomi come sadica, risulto atipica. La maggior parte delle persone che praticano il sadomasochismo preferiscono il ruolo di bottom, sottomesso o masochista. La maggior parte della pornografia (erotica, psicoanalitica e politica) che si scrive sul SM si concentra nel ruolo del masochista. Le persone che parlano in pubblico del SM mi hanno raccontato che il loro auditorium comprende e s’identifica maggiormente nel ruolo di sottomesso. Questo obbedisce ad una fraintesa percezione. Chi non conosce l’SM associa il masochismo ad incompetenza, mancanza di sicurezza in se stessi e autodistruzione. Però il sadismo si associa sempre ad omicidi commessi con una sega meccanica/elettrica. Qualcuno poco informato potrebbe avere compassione nell’ascoltare una masochista, però si scandalizza e prova terrore nei miei confronti. Sono l’unica, palesemente responsabile nel condurre la masochista verso la sua degradazione; tutto si deve a me e per tutto questo le mie parole risultano sospette. Ciò nonostante è certo che si chiedono i miei servizi ed anche certo che io rispetto i limiti del mio compagno o compagna e che entrambi (o più) ottengano un piacere meraviglioso ad ogni sessione. Ho cominciato esplorando l’SM come bottom e non ho mai forzato una sottomessa a fare qualcosa che io non abbia fatto o che io non possa fare.

Oltre alla mia condizione di sadica ho una debolezza per il cuoio. Come afferma Krafft-Ebing, questa è un’altra cosa che si presuppone non pratichino le donne. Alla fine nonostante quello che dicono gli esperti io guardando, annusando o toccando cuoio, vengo (5) . Ogni mattina prima di uscire di casa trasformo in un rituale il mettermi la mia giacca di cuoio. Il suo peso, che riposa nelle mie spalle, mi tranquillizza. Una volta chiusa, con il collo alzato e le mani nelle tasche, la giacca si trasforma in un'armatura. Nello stesso modo mi mette in pericolo quando la vesto per strada in quanto mette all’allerta individui curiosi o iracondi nei confronti della mia presenza.

Mi scontro contro tutti i tipi di reazioni. I voyeurs si eccitano. Ragazzini con voglia di prendere in giro i froci, omofobi, gridano o ti tirano bottiglie dai loro veicoli. Hets (6) [etero] ben vestiti, sicuri nelle loro torri di controllo, mi sorridono accondiscendenti come dilettanti geniali. Certi gay ridono della mia presenza. Mi considerano come una fag hag, una mascotte mascherata per non far vergognare i loro amici uomini. Altri si offendono per il fatto che una donna non è autorizzata a portare un distintivo di sadomasochista. Scappano addirittura dalla mia ombra. Potrei mestruare e ammorbidire le loro fiocine. Quando vado in un bar di lesbiche, la clientela mi prende per un’appartenente ad una specie quasi in estinzione, quella della butch (7) . Le femmes che soffrono questo fraintendimento si mettono alla mia portata di mano, indicandomi la loro disponibilità però senza disturbarsi nel perseguitarmi attivamente. Sembrerebbe che si aspettassero da me quello che farebbe un uomo, con la differenza che non le lascerei incinte. Visto che preferisco chi s’inginocchia e supplica la mia attenzione e che solo debba raggiungerla con uno sforzo allucinante, tutto questo processo mi risulta simpatico. I gruppi di donne, i cloni politici, le dworkinitas (8) si sistemano nella mia cintura adornata e si allontanano. È chiaro che sono una pervertita sessuale e le buone lesbiche, autentiche, non sono meno perverse. Sono una somma di sacerdotesse del femminismo che evocano la rivoluzione wimming (9). Come ho constatato dopo la rivoluzione wimming il sesso consisterà in donne che si daranno animo togliendosi le loro camice e ballando in cerchio. Dopo, tutte cadremo addormentate esattamente nello stesso tempo. Se non lo facessimo potrebbe succedere un’altra cosa, qualcosa che c'identificherebbe con gli uomini, di oggettivato, pornografico, veemente e indecoroso. Qualcosa come l’orgasmo.

Per questo non smettono di dire che il cuoio è caro e quando lo porto il disprezzo, la diversione e la minaccia della violenza mi seguono dalla porta di casa fino al mio destino e a casa un’altra volta. Ne vale la pena? Può essere il sesso così buono?

Posso annusare la tua eccitazione. Bene, dato che me lo chiedi, dev'essere così cattivo. Ti lascerò provarlo.

Se m’interessa qualcuno, la chiamo e le chiedo se le piacerebbe uscire a cena. Non sono mai stata con una sconosciuta incontrata al bar. Le mie relazioni avvengono con amiche, donne che stabiliscono relazioni con me perché sanno che pratico SM, donne che ho conosciuto nel SAMOIS (10). (inoltre ho un’amante che è la mia schiava. Ci divertiamo a sedurre insieme o a creare strane avventure sessuali che più tardi ci racconteremo). Se lei è d’accordo, le dirò dove e quando incontrarmi. Durante la cena inizio a giocare al dottor Kinsey. Mi piace sapere quando iniziò ad esprimere la sua sessualità con altre persone, se iniziò a masturbarsi e in che momento iniziò a farlo, se le provoca piacere avere un orgasmo e come, mi piace sapere quando si dichiarò lesbica (se l’ha fatto) e io le racconto lo stesso. Poi mi piace chiederle delle sue fantasie sadomasochiste e in che modo le ha realizzate. Inoltre mi assicuro se soffre di problemi di salute (asma, diabete ecc.) perché sarebbero un limite al gioco.

Questa conversazione non dovrebbe essere clinica, non si tratta di un'intervista, se non solo di fare delle domande. Do per scontato il mio diritto nel possedere informazioni intime della mia preda. Procurarmi queste informazioni significa l’inizio della sua sottomissione. Le sensazioni che si creano sono sottili, però ognuna di noi inizia così ad eccitarsi.

Probabilmente la stimolerò perché si possa eccitare di più. Non mi piace farlo con donne che sono troppo fuori per sentire quello che sto facendo né voglio qualcuno che si libera delle sue inibizioni attraverso la droga che consuma. Preferisco togliere io tutte le inibizioni. Ciò nonostante mi dà piacere farla sentire relegata e in un certo qual modo vulnerabile o disponibile.

Se c’è tempo, possiamo andare in un bar. Frequentare bar leather di uomini gay è un problema per una lesbica. Preferisco bar dove conosco qualche cameriere o cliente. Non mi hanno mai impedito l’entrata però mi sono sentita fuori posto tra uomini che mi guardavano come se fossi un’intrusa. Se ci fossero bar di donne che non mi facessero sentire anche peggio, entrerei. Nell’essere sadomasochista mi sento autorizzata ad occupare uno spazio all’interno un bar di uomini. A volte mi chiedo quanti uomini, tra quelli che ostentano il loro cuoio, quando ritornano a casa praticano SM veramente e quanti di loro si conformano nello scopare e succhiare cazzi.

Un bar leather dovrebbe essere un luogo sicuro per stabilire i ruoli. Mi piace ordinare alla mia sottomessa di prendermi da bere. Lei non prende birra per iniziativa propria. Quando ne vuole una me la chiede e io gliela do in bocca con lei inginocchiata ai miei piedi. Inizio a preoccuparmi di lei avvalorando la sua carne, correggendo la sua postura e accarezzandola o esponendola in un modo che si senta violenta cosicché si possa avvicinare di più a me. Mi piace sentire qualcuno che mi chiede clemenza o protezione. Se ancora non porta un collare, gliene metto uno, la trascino verso uno specchio – dietro al bancone, nel bagno o contro una parete – e la obbligo a guardarsi. Osservo con attenzione la sua reazione. Non mi vanno le donne che cadono nella passività, con il corpo floscio e la faccia inespressiva. Mi piace vedere la confusione e la rabbia, l’eccitazione e l’impotenza.
Così, rapidamente, come il fatto che io sia sicura che lei è eccitata (qualcosa che si può sapere solo con il dito indice nel momento in cui riesco ad aprirle la cerniera) la faccio uscire da li. Mi piace ammanettare qualcuno e portarlo al guinzaglio.

Questo è uno dei regali che offro ad una sottomessa: l’illusione di non avere scelta e l’eccitazione di non avere il controllo della situazione.

Il collare la manterrà eccitata fino a quando arriveremo al mio appartamento. Preferisco giocare all'interno del mio spazio perché è preparato per praticare il bondage e la flagellazione. Le ordino che si fermi due passi dietro di me, assicurandole che veramente andremo a fare una sessione. Così velocemente, come la porta che si chiude alle nostre spalle, le ordino di spogliarsi. Nella mia stanza non esiste la nudità casuale. Quando svesto qualcuna le sto negando temporalmente la sua umanità con tutti i suoi privilegi e le sue responsabilità.

La nudità può andare oltre, posso rasare il bottom. Una lametta con cui radere elimina la peluria che riscalda, veste e nasconde. La mia amante/schiava è depilata. Questo le ricorda che io posseggo i suoi genitali e rinforza il suo ruolo di bambina di mia proprietà.

Svestirla mentre io rimango completamente vestita basta per farle sentire vergogna e basta ad eccitare la maggior parte delle sottomesse. Una volta spogliata la faccio distendere a terra fino a quando non la muoverò o fino a quando le dirò di alzarsi. Mi metto sopra di lei, facendole scivolare una frusta tra le spalle dicendole che mi appartiene e che il suo posto è sotto di me. Le dico di come farà star bene la mia fica e di quanto rigida sarò con lei. Dopo aver definito le sue responsabilità e averla insultata un po’ per essere una ragazza facile, la riprendo, la schiaffeggio, sostengo la sua testa contro il mio bacino mentre mi apro la cerniera e le permetto di fare una festa con il mio clitoride.

Mi chiedo se un uomo possa capire come mi fa sentire il fatto di ricevere un servizio sessuale. Mi hanno insegnato ad odiare il sesso, a temerlo, a rifiutarlo e a darlo sotto coercizione o in cambio di un idillio o di sicurezza. Mi avevano preparata a responsabilizzarmi rispetto alla soddisfazione degli altri e a fingere piacere mentre gli altri fingono di pensare al mio. È sorprendente e profondamente soddisfacente commettere quest’atto di ribellione, procurarmi il piacere come voglio, esigerlo come un tributo. Non ho il bisogno di fingere che vengo di fronte alle attenzioni di una sottomessa se lei non è abile, né cerco un grazie.

Mi piace venire prima di una sessione perché calma le mie ansie. Nello stesso modo non mi piace farlo quando sono drogata o ubriaca. Voglio mantenere il controllo. Ho bisogno di tutto il mio ingegno per anticipare i desideri e i timori della sottomessa, farla uscire da se stessa e restituirla ad uno stato anteriore. Durante la sessione lei riceverà uno stimolo fisico molto più diretto di quello che riceverò io. Cosicché prendo quello di cui ho bisogno. Con la sua bocca alimenta l’energia di cui ho bisogno per dominarla ed abusare di lei.

Mentre sto venendo mi capita d'iniziare a fantasticare con l’idea di vederla in ginocchio. Me la immagino in una determinata postura o ruolo. Questa fantasia è il germoglio di tutto quello che succederà poi nella scena. Quando lei avrà finito di compiacermi, le ordino che vada a gattoni fino al mio letto, che si trova sul pavimento e la sottometto.

Una bottom tende a sentirsi inquieta, ansiosa. Per il fatto di non avere molte top, la sottomessa tende a rappresentare tutta una classe di giochi psicologici per sentirsi disgraziata ed eccitarsi. Inoltre le piace sentirsi avida e colpevole e questo la fa essere ansiosa. Il bondage la tranquillizza le permette di misurare l’intensità della mia passione attraverso la forza dei miei nodi. Nello stesso tempo mette fine all’assurda speculazione sul fatto di pensare che se faccio questo è solo perché a lei piace. Mi assicuro che non abbia modo di liberarsi. L’impossibilità di muoversi si trasforma in sicurezza. Sa che la voglio. Sa che dirigo.

Essere legati è qualcosa di eccitante ed io intensifico questa eccitazione provocandola, giocando con il suo seno e con il suo clitoride, utilizzando parole oscene contro di lei. Quando inizia ad agitarsi comincio a colpirla un po’ accompagnandola fino al limite del dolore, un limite che si dissolve e si trasforma in piacere. Smetto di pizzicare i suoi capezzoli e le attacco un paio di pinze ai seni o alle labbra. Controllo che la sua fica continui ad essere bagnata, se non se n’è ancora resa conto.

A momenti impugno la frusta. A certe sottomesse piace che le frusti fino provocarle lividi. Altre trovano eccitante l’immagine visuale e vogliono ascoltare il suono della frusta che fischia nell’aria dal momento in cui si avvicina e si allontana dal loro corpo. Una frusta è un modo stupendo di attirare l’attenzione di qualcuno. Non possono distogliere la vista da questo e non possono pensare a nessun’altra cosa.

Se il dolore è maggiore di una semplice inadeguatezza è probabile che la sottomessa si spaventi. Inizierà a chiedersi: «Cosa sto facendo? Sarò capace di sopportarlo?». Ci sono molti modi per superare questo momento. Uno è chiederle di resistere perché ho bisogno di osservare la sua sofferenza. Un altro è di somministrarle un numero stabilito di frustate come se fossero un castigo per qualche offesa sessuale e un’altro è convincerla che merita di soffrire e che deve sopportarlo perché è «solo» una schiava. Il ritmo è essenziale. Le sensazioni si devono intensificare in modo graduale. Il modo che si utilizza è importante. Le donne che non possono tollerare la frusta dimostrano un’elevata tolleranza ad altri oggetti: giocare con i capezzoli, cera calda o umiliazioni verbali.

Quando sono io che faccio da bottom, non valorizzo il dolore o il bondage fine a se stessi. Voglio compiacere. La top è la mia dominatrice. Lei ha deciso di addestrarmi ed è molto importante, per me, meritarmi le sue attenzioni. La dinamica basilare del SM è la dicotomia del potere e non il dolore. Manette, guinzagli canini, fruste, mettersi in ginocchio, sottomettere, pinze al seno, cera calda, penetrazioni, fornire servizi sessuali, in ogni caso si tratta di metafore che rispondono ad uno squilibrio di potere. In ogni caso devo ammettere che mi annoio subito con una bottom che non è disposta a soffrire.

La volontà di compiacere è per una bottom una fonte di piacere, però anche di pericolo. Se le intenzioni di una top non sono oneste (ricatti emozionali), o è poco abile, la bottom non si sentirà sicura nel cedere. Nella competizione tra top e bottom è fondamentale il fatto di realizzare una sessione come qualcosa di emozionale e fisicamente sicuro, che sia all’altezza dell’ossequio della sottomissione. Chi commette errori avrà una brutta reputazione e per questo solo sottomesse senza esperienza o insensate si sommetteranno a lei.

Quindi perché vogliono essere dominate visto i rischi che possono correre? Perché è un processo di cura. Come dominatrice localizzo le vecchie ferite e le ansie non placate. Io nutro, pulisco e chiudo ferite. Invento e impongo appropriati castighi a vecchi peccati irrazionali. Attivizzo la sottomessa, vedo com’è e la perdono, la eccito fino a che venga nonostante la sua mancanza di coraggio o di odio verso se stessa. Tutti abbiamo paura di perdere, di essere schiacciati o sconfitti. Io tolgo il pungiglione che è frutto di questo timore. Non è l’orgasmo se non la catarsi che pone fine ad una buona sessione.

Non tornerei mai a pizzicare capezzoli o mangiare fiche alla cieca, non dopo questo. Due amanti sudano, si sforzano per raggiungere la loro meta, ognuna cieca nel guardare l’altra - che triste, che noioso! Voglio vedere e compartire ogni sensazione e in ogni emozione, le esperienze dell’altra persona, voglio che tutto dipenda da me. Non voglio che niente rimanga al margine. La modestia e l’ostilità alle quali si fa fronte sono tanto importanti quanto l’effetto e la lussuria.

La bottom è la mia aspirazione. Lei è la vittima che offro all’ispezione della notte. Ogni ansimo, ogni movimento della sua testa mi dona una conoscenza enorme. Per forzarla a perdere il controllo devo svelare le sue difese, distruggere i suoi muri, mescolare sottigliezza e persuasione con brutalità e violenza. Farlo con una bottom che non è degna del mio rispetto e ammirazione sarebbe come mangiare frutta marcia.

L’SM è alta tecnologia sessuale. Consuma il tempo fino al momento giusto ed è talmente assorbente che non ho desideri di possedere nessuno a tempo pieno. Mi basta la sottomissione sessuale in cui si radica la differenza tra schiavitù, sfruttamento e SM. M’interessa come qualcosa di passeggero, effimero – piacere - non per un controllo economico o verso la riproduzione forzata.

Per questo l’SM risulta una minaccia per l’ordine stabilito e per questo è severamente penalizzato e perseguitato. I ruoli sadomasochisti non conservano relazioni né con il genere, con l’orientamento sessuale, la razza o la classe sociale. I miei stessi desideri dettano il ruolo che adotterò. Il nostro sistema politico non concepisce il concetto di potere sconnesso dai suoi privilegi. L’SM riconosce il sostentamento erotico dei nostri sistemi e prova a rivendicarlo. Esiste un’enorme erezione sotto la sottana del parroco, l’uniforme del poliziotto, il vestito di negozio del presidente o i pantaloni del soldato. Però questo fallo è potente solo dal momento in cui è occultato, elevato a simbolo, mai esposto o utilizzato letteralmente per scopare. Un poliziotto al quale si veda un’erezione può essere castigato, rifiutato, colpito ,ci si può sedere sopra il suo pene però avrà comunque smesso di essere un semidio. All’interno di un contesto sadomasochista le uniformi, i ruoli e i dialoghi si trasformano in una parodia dell’autorità, una sfida a quest’ ultima, un riconoscimento della sua segreta natura sessuale.

I governi si basano sul controllo sessuale. Tutto quel gruppo di popolazione che mira ad un potere autoritario si trasforma in istigatore di quest'ideologia. Questi gruppi iniziano a perpetuare e a sostenere il controllo sessuale. Le donne e i gay che mostrano ostilità ad altre minorità sessuali faranno parte anche loro di quel fascismo. Non vogliono uniformi per un uso degenerato del travestimento, le vogliono per se stessi.

Mentre scrivo queste righe c’è un caso in Canada che determinerà se il sesso sadomasochista consenziente tra adulti sarà considerato legale. La questione si è aperta quando una sauna gay con clientela sadomasochista fu assaltata dalla polizia. In seguito a questa retata a Toronto accusarono un uomo di avere una “gabbia di leoni” e la gabbia di leoni era una stanza, del suo appartamento, adibita a pratiche sadomasochiste. Oltretutto un altro uomo fu accusato per detenzione illegale e aggressione (12).

A San Fransisco, alcuni mesi prima che Moscone y Milk fossero assassinati e la polizia distruggesse l’Elephant Walk, la metà dei bar leather della zona di Folsom Street persero la licenza di vendere alcool a causa delle minacce della polizia. Il Gay Freedom Day Parade Committe [commissione della sfilata del giorno della libertà gay] cercò di approvare una risoluzione che escludesse dalla sfilata gli abbigliamenti di cuoio e di aspetto sadomasochista.

Non so quanto tempo tarderanno altri sadomasochisti a compromettersi tanto come lo sono io. Non so per quanto tempo continueremo formando parte di organizzazioni gay che si limitano a tollerarci e ci minacciano con l’espulsione se non reprimiamo la nostra sessualità.
Non so per quanto tempo dobbiamo tollerare che gruppi “femministi” di donne credano che l’SM e la pornografia siano la stessa cosa e che entrambi causino violenza contro le donne. Non so per quanto tempo continueremo ad inserire i nostri annunci di contatti in riviste che pubblicano articoli nei quali ci criticano con durezza e ci calunniano. Non so per quanto tempo continueremo ad essere minacciati e aggrediti, se non assassinati per strada, o per quanto tempo tollereremo la paura di perdere i nostri appartamenti o posti di lavoro o di essere arrestati per fare del rumore, considerato scorretto, nel praticare sesso duro.

Si, so che quando inizieremo a comprometterci e a lavorare per quello in cui crediamo sarà già troppo tardi.


1 Articolo pubblicato originalmente nel numero 287 (27 dicembre 1979) di The Advocate, Copyright 1979 por L.P. Publications, Inc. Tratto dal libro BDSM Estudio sobre la dominaciòn y la sumisiòn. Thomas S. Weinberg (ed.) Edicions Bellaterra, Barcellona, 2008.

2 Con l’espressione inglese Closet sexual o spagnola Armario sexual s’intende il rendere pubblica la propria scelta sessuale. Normalmente si riferisce a una condizione o scelta omosessuale. Il detto spagnolo salir del armario o inglese coming aut significa dichiarare e far visibile pubblicamente la propria omosessualità. In questo caso si è preferito tradurre letteralmente l’espressione armadio sessuale intendendo una serie di costruzioni sociali che creano un confine tra l’eterosessualità normativa e omosessualità nascosta. In altri modi si potrebbe parlare di armadio come una sorta di ripostiglio dove nascondere la propria condizione o preferenza sessuale.


3
Con i termini top e bottom s’intendendo i ruoli nel SM. Top significa dominante mentre bottom sottomesso.

4
Per vainilla s’intende il sesso covenzionale.

5 Nella traduzione del testo spagnolo si utilizzava il termine in gergo me corro che significherebbe venire, avere un orgasmo.


6 Eterosessuale in gergo.


7 Donna eterosessuale che si relaziona soprattutto con uomini omosessuali.

8 Donna con atteggiamenti tipicamente maschili.


9 Donne seguaci di Andrea Dworkin, attivista di Women Against Pornography (donne contro la pornografia). Spesso criticate perchè contrarie alle attitudini maschili e sessuali.


10 Forma peculiare rivendicata da alcune femministe per scrivere in inglese “donne”, in vece che “women”.


11 Il SAMOIS è un gruppo di sostegno nell’area di San Fransisco per lesbiche interessate al SM.
Nella traduzione in castellano si utilizza la parola in gergo “colocada” che significherebbe qualcosa come “troppo fuori” dagli effetti della droga.

12 Agli inizi del 1983 ancora giudicavano con lentezza alcuni di questi casi. Jim Bartley, in un articolo titolato “Morality: Fishing for Victim” (moralità a caccia di vittime), pubblicato nel numero di gennaio 1983 in Body Politic (pubblicazione gay di Toronto), segnala che il 90% fu archiviato.




lunes, 20 de abril de 2009

Robin Banks declara Guerra al Capitalismo

Aeropuerto de Madrid, 28 de marzo 2009

“El sistema financiero y político es más débil de lo que parece.
A veces pensamos que nos pueden controlar y
que no podemos hacer lo que nos gustaría.
Hemos demostrado que no es así.”
Enric Duran

Enric Duran i Giralt (Vilanova i la Geltrú, 1976), también conocido como Robin Bank en alusión directa a Robin Hood, es un activista catalano, miembro de los colectivos Tiempo de re-vueltas e Infoespacio. El 17 de septiembre de 2008 anunció que, como parte de una acción política, estafó cerca de medio millón de euros a diferentes entidades financieras con el objetivo de denunciar, en sus propias palabras, el depredador sistema capitalista y de financiar diferentes movimientos sociales anticapitalistas.

Entre los proyectos financiados, se encuentra la publicación del periódico gratuito Crisi con 200.000 ejemplares distribuidos por voluntarios a lo largo de la geografía catalana. En este diario anticapitalista se informa de varias cuestiones silenciadas por los medios de difusión de masas, como el problema del cénit del petróleo, la creación del dinero basado en deuda, o la vinculación entre los grandes bancos y los principales partidos políticos y medios de comunicación.
Aquí’ lo podeis descargar en pdf:

http://www.17-s.info/

Robin Banks en video:


primera parte
segunda parte

LOS HECHOS

El 17 de septiembre de 2008 Enric Duran da a conocer el artículo titulado He “robado” 492.000 euros a quienes más nos roban para denunciarlos y construir alternativas de sociedad por medio de internet.

En el artículo explica el procedimiento seguido. Enric pidió 68 préstamos diferentes a 39 entidades financieras con las excusas más diversas; comprar un coche, reformar su casa, etc. Además creó una empresa fantasma y falsificó algunos documentos necesarios para justificar ingresos. Así consiguió que el sistema de control de créditos no detectara este endeudamiento exagerado.

Al publicar su acción, anunció también que se trasladaría a otro continente para mantener su libertad frente a las posibles denuncias. Para ello, se reservó, según sus propias palabras 8.000 euros del dinero expropiado para sobrevivir durante el tiempo que fuera necesario. Sin embargo no descartaba ir a prisión, en caso de juzgarlo oportuno, como medio de dar más resonancia a su protesta.

En un principio, algunos de los bancos estafados comunicaron que las cantidades estafadas eran pequeñas. El director general de Caixa Sabadell, Jordi Mestre, explicó en un comunicado que estaban a la espera de que la Fiscalía catalana realizara alguna actuación.Sin embargo, la Fiscalia anunció que esperaría a las denuncias para abrir diligencias. Algunas entidades reconocieron en contactos informales con la policía catalana la veracidad de esta estafa.La primera empresa en denunciar fue la multinacional francesa de hipermercados Carrefour.

El 17 de octubre de 2008, un mes después de publicar la estafa, emitió un comunicado en el que, ante la falta de proceso contra él, se preguntaba si las entidades implicadas no querrían acallar el caso. En este comunicado, titulado Puesto que se ha demostrado quienes son los que roban, pronto volveré a la actividad pública, denuncia las ayudas de 2 billones de euros otorgadas por los gobiernos de los EE. UU. y la UE al sector financiero con dinero público. Así, afirma que se ha demostrado que políticos y banqueros van de la mano, para expoliar la riqueza de la gente. Por último anunció que, ante el intento de silenciarle, saldría de la clandestinidad y volvería a la actividad pública al cabo de poco tiempo.

El mismo día 17, 18 entidades financieras denunciaron por impago a Enric Duran.

REGRESO y DETENCIÓN

El día 17 de marzo de 2009 fue detenido por la policía autonómica catalana, acusado de los delitos antes mencionados. La detención se produjo en la central de la Universidad de Barcelona la víspera de su VIOLENTO desalojo por parte de la policía autonómica catalana. Hasta entonces había permanecido ocupada por estudiantes del movimiento anti-bolonia. Dos días después el juzgado de Barcelona decretó prisión sin fianza para Enric.

¿QUÉ HA CONSEGUIDO?

Mediante esta expropiación Enric Duran buscó conseguir varios objetivos; crear un debate entorno al sistema financiero y más en general el sistema capitalista actual; promover la multiplicación de acciones de protesta contra éste; y financiar los movimientos sociales que intentan cambiar la realidad social según estos parámetros, ya que la práctica totalidad del dinero ha sido donado a organizaciones sociales.


Esta acciòn no es fruto de una noche de tequila, del aburrimiento y de la búsqueda de adrenalina. Es fruto de la indignación y del dolor antes las injusticias de nuestro mundo y del deseo de que nos concienciemos y cambiemos, de la forma que cada uno considere más adecuada.

viernes, 10 de abril de 2009

jueves, 9 de abril de 2009

martes, 7 de abril de 2009

Italia cade a pezzi

Otra sacudida al amanecer.
Las víctimas son 270



Giampaolo Giuliani, un investigador de los laboratorios del Gran Sasso, ha puesto en marcha la alerta, provocando la psicosis: "Habrá un catastrófico terremoto."
Ha sido reprendido por Bertolaso (Director de Protección Civil) y denunciado por alarmista.
texto sacado del artículo:
"GUIDO BERTOLASO - el hombre de la mano de oro"
de Claudio Lanti
http://www.indicius.it/torpore/protezione_incivile.htm
"Hay una inusual personaje emergido de las instituciones en ruina, un señor llamado Guido Bertolaso que se convirtió en el hombre más poderoso en la Península, capaz de poner en línea Ministros y Secretarios, de pretender y de amenazar.
El secreto de su fuerza está en el flujo de dinero que es capaz de gestionar.
Las cifras son imposibles de calcular."

Lo que nos preocupa profundamente es que cuando se aíslan las investigaciones, por parte del Estado, se bloquean les posibilidades (que están en estas) de salvar la vida ...y esto se hace hoy, entre diferentes sectores, en una Italia que se cae a pedazos.