martes, 15 de abril de 2014

12 aprile 2014 - archipelaghi postesotici

io e salomé siamo sul binario 6 aspettando il treno EN 220 Venezia-Paris Gare de Lyon. Ci abbracciamo e baciamo. Un tipo nero ci viene incontro e mi guarda sorridendo. Non si capisce se sta ammiccando o che. Da vicino ci dice qualcosa: il papa non sarebbe d’accordo. E io penso: i nostri padri! E lui: no no il Papa. Io sono musulmano, ma il Papa non approva che voi che siete le stesse…uomo e donna, bambini, famiglia, provate siete ancora giovani. Ce lo dice sorridendo e io salgo sul treno riflettendo sull’enigma: sarà meglio qualcuno che si ferma a parlare con noi, anche invitandoci alla conversione, oppure quelli che non ti parlano neanche e poi hai paura che ti picchino? Il viaggio fino a Milano è stato tranquillo. Poi salgono due donne nere, congolesi, una ha le ciglia cosi lunghe che non posso che guardarle continuamente mentre mi parla. Hanno più o meno 4 enormi valigie a testa, elles font du commerce de Naples vers l’Afrique. Il viaggio verso l’arcipelago postesotico è postesotico. Tre donne nere e tre donne bianche, le bianche sotto nei posti più scomodi, le nere su in quelli più ampi. C’è anche un bambina nel nostro vagone, clandestina.
La povertà mi fa paura, i cattivi odori. Il treno è una pratica disorientante di intimità con le sconosciute, con i loro piedi, le scarpe, gli aliti, una pratica di intimità con il mondo. 
+ INFO: iles-postexotiques

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