installazione
archipelaghi in lotta: isole postesotiche
archipelaghi in lotta: isole postesotiche
bâtiment B2 a Paris 8 Saint-Denis
dal 5 al 28 maggio, Parigi
Le isole hanno preso corpo grazie alla presenza, alle mani, agli occhi, alle parole, al supporto materiale delle persone vicine, che le hanno raggiunte, incontrate, messe in discussione, amate.
Le isole hanno preso corpo grazie alla presenza, alle mani, agli occhi, alle parole, al supporto materiale delle persone vicine, che le hanno raggiunte, incontrate, messe in discussione, amate.
abbiamo
cucito un arcipelago, la forma geografica delle nostre relazioni, una
rappresentazione delle alternative di vita anticapitaliste nelle quali siamo
impegnate.
Nella Storia e negli immaginari dominanti, le isole sono sconosciute, scoperte, deserte, selvagge, incontaminate, paradisiache. Esotiche, rappresentano degli ideali di puro erotismo.
Nelle nostre biografie e nelle nostre fantasie le isole corrispondono a dei luoghi che hanno subito e subiscono delle forme di dominazione nazionale, economica e turistica. I processi culturali, politici e storici che attraversano le isole le trasformano in dei luoghi complessi da vivere. Diventano pesanti: dei luoghi da cui andare via e dove è difficile vivere, dove desideriamo tornare, luoghi da decolonizzare, sempre presenti nelle nostre autorappresentazioni e interpretazioni del reale.
In continua tensione con i capitali e le metropoli, siamo impegnate a ripoliticizzare il souvenir, i ricordi e la storia di ognuna di noi in opposizione a tutte le storie imperialiste cui non vogliamo appartenere.
Le tre isole che abbiamo cucito portano una parola che compone la frase: "chi perde trova", il messaggio che vogliamo trasmettere a paris, uno dei centri dell'europa occidentale, capitale della francia colonizzatrice, capitalista y explotadora.
L'arcipelago occupa lo spazio dell'univerità di Paris8. Ogni isola è connessa alle altre attraverso delle trecce che le percorrono il vuoto della sospensione come strade. La superficie delle isole è composta da forme corporee, geocorpi, corpi vegetali che traducono una visione postesotica delle isole, l'idea di un arcipelago in lotta.
Nella Storia e negli immaginari dominanti, le isole sono sconosciute, scoperte, deserte, selvagge, incontaminate, paradisiache. Esotiche, rappresentano degli ideali di puro erotismo.
Nelle nostre biografie e nelle nostre fantasie le isole corrispondono a dei luoghi che hanno subito e subiscono delle forme di dominazione nazionale, economica e turistica. I processi culturali, politici e storici che attraversano le isole le trasformano in dei luoghi complessi da vivere. Diventano pesanti: dei luoghi da cui andare via e dove è difficile vivere, dove desideriamo tornare, luoghi da decolonizzare, sempre presenti nelle nostre autorappresentazioni e interpretazioni del reale.
In continua tensione con i capitali e le metropoli, siamo impegnate a ripoliticizzare il souvenir, i ricordi e la storia di ognuna di noi in opposizione a tutte le storie imperialiste cui non vogliamo appartenere.
Le tre isole che abbiamo cucito portano una parola che compone la frase: "chi perde trova", il messaggio che vogliamo trasmettere a paris, uno dei centri dell'europa occidentale, capitale della francia colonizzatrice, capitalista y explotadora.
L'arcipelago occupa lo spazio dell'univerità di Paris8. Ogni isola è connessa alle altre attraverso delle trecce che le percorrono il vuoto della sospensione come strade. La superficie delle isole è composta da forme corporee, geocorpi, corpi vegetali che traducono una visione postesotica delle isole, l'idea di un arcipelago in lotta.
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un archipiélago, la forma geográfica de nuestras relaciones, que representan las alternativas de vidas anticapitalistas en las que estamos empeñadas.
En la historia de los imaginarios dominantes las islas son desconocidas, descubiertas, desiertas, salvajes, incontaminadas, paradisiacas, exóticas y representan unos ideales de puro erotismo.
En nuestras biografías y en nuestros imaginarios, las islas corresponden a unos lugares que han sufrido y sufren formas de dominación nacional, económica y turística. Los procesos culturales, políticos y históricos que atraviesan las islas las transforman en unos lugares, para nosotras, complejos de vivir y de dejar**.
En continua tensión en contra del capital y de las metrópolis, queremos repolitizar el "souvenir", nuestros recuerdos y la historia de cada una de nosotras, en oposición a todas las historias imperialistas a las que no queremos pertenecer.
Las tres islas que estamos cosiendo llevan cada una de ellas una palabra que compone la frase: "qui perd trouve/quien pierde encuentra" y eso es el mensaje que queremos transmitir a París, uno de los centros de la europa occidental, capital de la Francia colonizadora, capitalista y explotadora.
El archipiélago irá ocupando el espacio de la universidad de Paris 8. Cada isla, de larga unos cuantos metros, será conectada a las demás a través de trenzas de tela. La superficie de las islas estará hecha por geocuerpos y cuerpos vegetales para traducir una visión post-exótica de las islas, la idea de un archipiélago en lucha.
Exposicion "Archipielagos en lucha: las islas postexoticas"
Exposicion "Archipielagos en lucha: las islas postexoticas"
"Les îles postexotiques" es un proyecto trans nacional-sexual-lingüístic o
nacido desde la colaboración antropológica-artística y desde la
correspondencia de imaginarios y sueños entre islas. Lugares creativos,
húmedos y colectivos imaginados en el 2013 entre Valencia (España),
Verona (Italia), París (Francia), Losinj (Croacia), Sicilia (Italia)
haciendo alianzas y encuentros con personas que comparten la lucha y el
proyecto.
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Les îles postexotiques est un projet trans national-sexuel-linguistiq ue, né d’une collaboration anthropologique-artistique et d’une correspondance d’imaginaires et de rêves entre des îles. Il s’agit d’archipels en lutte, de lieux créatifs, humides et collectifs qui ont été imaginés en 2013 entre Vérone (Italie), Valencia (Espagne), Paris (France), Losinj (Croacia), Sicilia (Italia) en créant des rencontres et des alliances avec qui partage la lutte et le projet.
il sangue non ha deciso
di chi sono le isole
-o dove sono-
nè le guerre
nè la fatica per raggiungerle
e, poi, lasciarle
non dirci utopiche
le isole esistono
sospese
sul vuoto e sul pieno
del mondo capitalista
che deve perdere.
"Io filo
ResponderEliminarTu mi aghi.
Partout, il rouge.
Io mano solo per ascoltarti mare.
Tú me islas y tetas lejos.
Nous nichons.
Ti ago, pizzo, ti culo
Por toda estas veces en las que, adrede, he cebrado,
ti ago e ti culo ancora.
On houle.
Tu forbici
Tu m’œil,
mi scogli.
Pour finir, nous pantalons.
Qualcuno, non molto distante, lingua e riva,
unghia. Je bitte à haute voix. Il bleu.
Tú me tripas,
je te ventre.
On archipel.
Stanca, ti giallo e calzino.
Tú te piernas, un mar de gente se boca.
Io dito.
Mi filo,
ti ago."
ti filiamo e ti aghiamo tanto. Grazie Paolo
ResponderEliminarle isole saranno forti come lo saremo noi.
ResponderEliminarbello vederle appese in tensione.
vorrei essere assieme
free m..u
felicidades por tanto trabajo
ResponderEliminarbesos Jior,
Luc from Alicante
hei paolo... che bella!
ResponderEliminarvoglia di: ritornare subito!
free tibet, free modu y archipel partout!