miércoles, 14 de mayo de 2014

9 maggio - arcipelaghi postesotici

wati b, continue toujours, continua sempre, never give up

la mattina dell'installazione telefona morgan e ci svegliamo.
andiamo all'atelier, c'è la luce come in una serra e c'era la gatta, la gatta di mery, che dormiva sull'isola tutta piegata sul divanetto. queste isole sono rifugio. ormeggio. in questi giorni, dato che qui piove a dirotto, sembrano anche un miraggio.
l'installazione des iles è stata magica e pazza. significa che quando immagini qualunque cosa, la puoi realizzare. un sacco di persone sono arrivate ad aiutarci. poi i tessuti non bastavano, la macchina era da spostare, livia è andata a prendere 3 lenzuola matrimoniali da tagliare per fare le trecce che mancavano.
ce l'abbiamo fatta.
per ultima abbiamo installato l'isola con le dita che mandano a fanculo il mondo occidentale.
all'inizio ci avevano proposto di esporre le isole nella hall des expositions all'entrata dell'università, una vetrina istituzionale consacrata all'arte. quando ci siamo iscritte al centro studi di genere, cinque anni fa, in quello stesso spazio ci si fermava per la raccolta firme per sostenere gli studenti sans papier o per i logements sociaux.
abbiamo insistito perchè le isole occupassero lo spazio vuoto del batiment B2, perchè stessero proprio li' dove siamo passate noi, un miliardo di volte, per seguire i corsi, per chiedere informazioni sulla nostra iscrizione. e' uno spazio decadente e grigio, sicuro e sporco, come la france.
volevamo che le isole entrassero in dialogo con il contesto, proponendo degli altrove, immaginari e reali.
le isole vogliono dare coraggio a chi, rispetto alla francia colonizzatrice, viene da fuori - è "esotico" nel senso proprio della parola - e ha una storia che è stata sfruttata, cancellata, sottomessa dalla storia eurocentrica e capitale dell'occidente europeo.
il vernissage delle isole è tutte le volte che qualcuna/o le guarda e pensa, come noi, che chi perde trova.
la sera sono andata allo shakirail. ero ancora troppo stanca dall'installazione. inizia a diluviare, escono di nuovo due arcobaleni, e inizio a sistemare e a pulire, aghi a non finire, tessuti come se piovesse. nel cumulo di vestiti rimasti per terra in atelier ci ho trovato pure 2 preservativi. forse qualcuno veniva a scopare sulle isole. che idea.
alla fine ho avuto una sensazione magica, qualcosa tra il vuoto, la disperazione e la gioia. pulire, lasciare spazio a nuovi progetti, fare largo, reinventarsi le ore, i corpi, le telefonate.


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