Atlantide resta. Atlantide è ovunque.
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Il comunicato di Atlantide:
Chi ci vuole affondare, ci farà debordare
Il sonno della politica genera sgomberi – L’ULTIMO COMUNICATO DI ATLANTIDE
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E’ ormai evidente che il governo di Bologna è stato commissariato dalla Procura.
L’avviso di sgombero con ultimatum a 5 giorni affisso con lo scotch
sulla porta di Atlantide giovedì 1 ottobre si inserisce perfettamente in
questo inquietante quadro, che va dall’indagine per il riallaccio
dell’acqua alle occupazioni abitative alla pioggia di sproporzionate
misure cautelari preventive ai danni di tante attiviste e attivisti.
Ieri mattina, venerdì, abbiamo interrotto
il Consiglio Comunale per reclamare una risposta politica dal sindaco
che ha firmato quell’avviso. A mezzo stampa, Merola ci ha candidamente
risposto: “Qui di politico non c’è più niente. Io sono il sindaco e non posso inseguire i sogni, adesso devo sgomberare”.
I nostri (bi)sogni sono evidentemente molto diversi da quelli di chi pratica il pinkwashing sulle unioni civili e poi sgombera le froce che praticano l’autogestione. Di chi parla di accoglienza mentre manganella i rifugiati che non stanno all’interno dei suoi programmi di “integrazione”. Di chi concede agibilità a soggetti omofobi, sessisti e razzisti negli spazi pubblici
(No194, Sentinelle, Salvini &co), avvallando l’accanimento delle
destre contro donne, gay, lesbiche, trans e persone che cercano di
attraversare i confini. Non esistono “ruspe democratiche”.
Noi infatti sappiamo che la “legalità”, ormai unica parola d’ordine da destra a sinistra,
è solo la continuazione della politica con altri mezzi: è un modo per
nascondere scopi politici reazionari dietro all’astratta e fittizia
neutralità della legge e mettere al bando tutte le forme di vita che non
si adeguano ai processi di assimilazione neoliberale.
A Bologna, laboratorio storico della sussidiarietà, il PD costringe da tempo ogni forma di iniziativa sociale a diventare o una start up o un servizio fondato sul lavoro gratuito.
Prospettive che Atlantide ha sempre rifiutato. La nostra mobilitazione
ha provato a smontare la logica dei bandi, conducendo l’amministrazione a
sottoscrivere un documento formale in cui si riconosceva Atlantide in
quanto realtà autogestita. Era proprio su queste basi che un anno fa si
apriva un percorso di confronto con il settore Cultura, perché abbiamo
intravisto la possibilità di un’innovazione nel rapporto tra esperienze
sociali autogestite e istituzioni.
Ora questa strada è stata brutalmente interrotta. Volenti o nolenti, il sindaco e la giunta si dovranno assumere la responsabilità della violenta chiusura di uno spazio storico di froce, lesbiche, trans e femministe. Non sarà affatto una campagna elettorale tranquilla.
Siamo sicure, del resto, che gli
sbandierati servizi sociali di quartiere che dovrebbero urgentemente
insediarsi al posto di Atlantide avranno lo stesso destino del
centro anziani e dell’asilo nell’ex convento di Santa Marta o delle aule
studio negli spazi di Bartleby in San Petronio Vecchio, per
citare solo alcuni recenti esempi: l’inesistenza. Dopo il nostro
sgombero, il Cassero di Porta Santo Stefano resterà vuoto per anni, o
per sempre, come è accaduto a tutti gli spazi occupati sgomberati in
questa città.
Ma se vogliono Atlantide “libero da cose e persone”,
la troveranno piena di cose e persone libere. Orde di checche
furibonde, di femministe perverse, di lesbiche guerriere, di trans*
indisciplinat* e di punks senza etichette deborderanno in ogni
quartiere.
Atlantide resta. Atlantide è ovunque.
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