lunes, 21 de septiembre de 2009
"Follia portami via"
Conosco Alfredo perché, da quelle che lui chiama "le sue parti", lo conoscono, è vero, un po’ tutti.
Quasi ognuna di noi ricorda di averlo incontrato, quando Pordenone aveva un altro colore, e di Alfredo non ci si può dimenticare. Abbiamo saputo che scrive grazie a Pia Covre e Carla Corso ed ora che l'abbiamo ritrovato anche in quanto scrittore ci sembra necessario diffondere come possiamo la sua sana follia.
Nonostante la distanza -data dal nostro vivere all'estero- sosteniamo l'importanza di racconti come il suo perché ci rendiamo conto profondamente del valore -spesso in Italia negato- di persone come lui che hanno saputo resistere e cambiare quella che è la grigia monotonia italiana che conosciamo tutt*.
E’ nato in Friuli, all’ospedale di Aviano, per metà pugliese e per metà calabro; ora vive a Pordenone ad "uno schioppo dal centro" in un luogo che descrive con minuzia terrificante e dove ci piacerebbe poterlo incontrare di nuovo.
La follia di cui parla Alfredo è, finalmente, vita. Della quale pochi hanno il coraggio di parlare, soprattutto nella provinciale Pordenone dove -di norma- non si vede: niente, ni una pluma.
Alfredo è una trasfigurazione costante; il suo modo di vestire -di mostrarsi- fa paura perché rappresenta, per le regole della potente borghesia industriale che lo circonda (costituita da contadini arricchiti e ambiziosi medio-piccoli imprenditori), una minaccia.
In Friuli le drag queen sono arrivate con lui. Crede che "ogni persona che ha una storia da raccontare dovrebbe scrivere un libro" e quella che racconta è la sua storia.
Riporto qui un brano esageratamente bello che Alfredo ha scritto e che io ora sto leggendo, bellissimo perché so che è onesto ...cioè che lui lo vive davvero, e lo scrive, con responsabilità autentica:
"Amatevi fino ad arrivare a tagliarvi un orecchio possedete fino a temere di perdere tutto, perdete tutto, ma non coltivate il rimpianto. Andate in Polinesia, o dovunque il vostro verme o chi per lui vi guidi, scrivete, fino a lacerarvi le dita, rubate ogni attimo ai vostri sogni, non fateli respirare perché essi finiranno per vivere al vostro posto. Correte in mezzo ai tori gettatevi nella spazzatura, o dal treno che vi porta lontano da quello che siete (…) Dipingete fino a nausearvi di vita, di vita giusta, di vita sbagliata. L’amaro con il dolce ricordate? Crescete i vostri girasoli nel deserto, prendete tutto, gioie e dolori, non perdete il coraggio…" (p. 126)
Spero così che la curiosità di leggerlo e di cercare altre storie come la sua e altri-e sconosciuti-e divenga urgenza, finalmente, anche per te.
Follia portami via, autori: Alfredo Follia, Alessio Pasquini. Biblioteca dell’immagine 2005, 139p.
Sto finendo il libro e mi piacerebbe sapere se Gigi Il Troione si trova ancora al Marcolin.I suoi hotdog erano i migliori del friuli.
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