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Storie di sex performers
Si chiamano «status imperativi». E raccolgono quell’insieme di caratteristiche di ordine fisico, psicologico, comportamentale e caratteriale che la società attribuisce ai suoi membri credendo, in questo modo, non solo di poterli inserire in una determinata categoria, ma anche di sapere come comportarsi nei loro confronti e che cosa aspettarsi da loro. È in questo modo che le donne, ancora prima di poter essere considerate tali da un punto di vista biologico, vengono pensate come bambine vestite di rosa a cui si è soliti regalare bambole o giocattoli simili agli utensili utilizzati dalle mamme per i lavori domestici. E allo stesso modo gli uomini, molto spesso, non fanno neppure in tempo a indossare i pantaloni lunghi che già si ritrovano con un pallone da calcio sotto il braccio, un arsenale di armi in miniatura nella cameretta e una sconfinata serie di presunte passioni considerate «maschili» con cui fare i conti. Si tratta di un meccanismo spietato: un modo violento di imporre a chiunque si affacci alla vita identità che, alla prova del sé, possono risultare estranee a ciò che ogni individuo sente davvero di essere. Un ostacolo alla realizzazione personale, e di conseguenza alla possibilità di abitare in un mondo più giusto, contro cui "Quel genere di persone che dovresti conoscere" si muove con consapevolezza: individui che amano, agiscono e pensano al di fuori delle tradizionali etichette di «uomo» o di «donna», ricercando, attraverso l’arte, la politica e la filosofia, una strada diretta verso la liberazione dei corpi e delle menti, concepiti come soggetti desideranti e non certo come semplici strumenti di un ormai desueto ordine sociale.
Questo lavoro si è proposto di seguire le strade che, partendo dall'ovvietà di una sessualità biologica vissuta come tale, mettono in crisi il concetto di «genere». Un obbiettivo inseguito lanciando la macchina fotografica all'inseguimento di una scena nomade, animata da artisti, liberi pensatori, videomaker, performer, amanti della sperimentazione sessuale, prostitute e pornostar. Tutti insieme, si muovono su un palcoscenico ideale che, da San Francisco a Beirut, passando per Barcellona, Valencia, Londra, Berlino, Parigi, Mosca, Torino, Milano, Bologna e Roma, sostiene le ragioni di un nuovo manifesto sessual-identitario e le emozioni di un piacere fondato su basi completamente nuove. Accogliendo dentro se stesso l’approccio espressionista di matrice punk, i recenti sviluppi del femminismo radicale e del pensiero queer e le suggestioni estetiche della letteratura cyber, questo movimento agisce il campo di una sessualità ostentata senza pregiudizi e rappresentata senza censure, riguadagnando per il corpo umano e le sue potenzialità un territorio dove i confini non esistono. Perché non sono mai stati tracciati.
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