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miércoles, 13 de mayo de 2015

BOZZA BATTONZ KABARET in italia!



dopo 10 anni di progetti e vita insieme...
ideadestroyingmuros-armsidea veniamo in italia a presentarvi il bozza battonz kabaret,
la nostra rivisitazione del manifesto s.c.u.m. di valerie solanas!
se già ne avete sentito parlare questo è il momento di venire a vederlo,
se non sapete minimamente cos'è... venite a sorprendervi!

ci trovate:
sabato 23/5 ROMA nuovo cinema palazzo 21h a Genderotica con Eyes Wild Drag
domenica 24/5 MARINO csoa ipo' di marino 21h con Le rosse
mercoledì 27/5 NAPOLI ex-asilo filangieri 20.30h
venerdí 29/5 BOLOGNA atlantide 22.30h con Betty&Books e Laboratorio Smaschieramenti
martedì 2/6 TORINO la cavallerizza reale 21h con Maurice GLBTQ e Altereva

 


qualora ci ricordassimo di valerie solanas è per essere l’autrice del tentato omicidio di andy warhol, sparò tre colpi, ferendolo gravemente. noi vogliamo ricordarla soprattutto per essere l’autrice del manifesto s.c.u.m., nel quale si basa questo kabaret.
s.c.u.m. è uno spazio utopico, uno stato d’animo. s.c.u.m. dichiara guerra aperta alla nostra società al regime carcerario con pareti morbide e invisibili, alla noia del sogno americano, ovvero occidentale, alla potenza egemonica dei maschi eterosessuali, bianchi e ricchi. valerie spara a bruciapelo, dall’inizio e senza preavviso, attraverso il linguaggio della strada, tagliente e senza formalismi, senza la benché minima indulgenza verso la decenza borghese.
dopo l’attentato a warhol, le femministe nordamericane si divisero tra la solidarietà e il ripudio verso di lei. alla sua uscita di prigione, valerie era furiosa con le femministe, perché l’ avevano ridotta o a uno sbaglio da evitare o a un modello a imitare, “non hanno capito che ho realizzato un’opera d’arte”.
agli occhi di valerie, le rivendicazioni femministe delle donne bianche, di classe media erano insufficienti. puzzavano troppo a buona coscienza medio borghese. valerie sapeva bene la trappola che suppone sommettersi definitivamente alle condizioni esistenti, stabilite per il macho. o tutto o niente.
valerie propone concludere con lui e con un mondo fatto a sua misura.
questo kabaret tra le altre cose, è un omaggio a valerie solanas, mendicante, puttana, tossica e pazza con l’intenzione di riscattare la sua opera d’arte e despatologizzare s.c.u.m..

e battonz che significa?
battonz è un'attitudine che emerge tra amiche quando avevamo più o meno 17 anni, vale a dire verso la fine degli anni 90. battonz per noi è simile alla parola marpiona, è la modificazione della parola battona.
l'emancipazione sessuale di quelle che battono i marciapiedi', cioè all'epoca del femminile bianco occidentale, ha rappresentato per noi e per anni l'unico processo di autonomia femminile visibile. il termine battonz prende in considerazione perciò anche tutte le prostitute che abbiamo visto ai bordi della pontebbana, una lunga strada grigia che univa i paesetti dell'italia del nord-est in cui vivevamo. negli anni '80 battevano su quella stessa strada carla corso e pia covre, pioniere nella lotta per i diritti civili delle prostitute.
battonz è anche un termine di autodeterminazione femminista che ci ha portato a creare relazioni più consapevoli e sane con gli altri. nel 1977 mario mieli in "elementi di critica omosessuale" definisce la sua interpretazione del termine battonare. la definizione che dà è, per certi versi, simile a ciò che noi intendiamo per battonz. battonare significa cercare, spostarsi, essere conosciute-i, mostrarsi, illuminare, essere in attesa di qualcuno da amare.
battonz è anche una pratica femminista di resistenza quotidiana nata e diretta contro i contesti sessisti radicati nel nord italia e nel nord europa. la nostra esperienza vede le società del nord come degli ambienti in cui i femminili non-occidentali, la sessualità femminile occidentale e la vita, più in generale, sono delle caratteristiche svalutate. sebbene l'idea di maschilismo sia comunemente associata a dei contesti meridionali, troviamo che il settentrione sia caratterizzato da un tipo di sessismo strutturale che sottomette sia le donne occidentali che i femminili non-occidentali a dei processi di mascolinizzazione costanti.
la transizione liberale dei paesi dell'europa dell'ovest mette in questione anche la sessualità e si è prodotta attraverso due tipi di mentalità diverse: una prevede il sesso come tabù, ciò che mantiene l'oppressione femminile e un intero sistema di valori basati sulla non parità strutturale, l'altro è un liberismo estremo, soprattutto nei rapporti interpersonali e sessuali, che conduce al consumo e al desiderio costante di qualcosa di nuovo, anche sul piano relazionale o in termini di amore.

l'attitudine battonz ci permette di organizzarci nella ricerca di nuovi riferimenti, soprattutto per sviluppare risposte diverse da quelle già proposte in occidente sul piano culturale. essere donna in europa occidentale ci sottopone continuamente alla dicotomia tra santa e puttana. la figura della madre in europa occidentale ha portato necessariamente a coinvolgere le donne nel sostegno di un dato sistema di sviluppo di origine coloniale e basato sullo sfruttamento.
l'attitudine battonz ci ha spostato in una nuova posizione sia ironica che critica rispetto al sistema di valori in cui siamo cresciute. questo è anche un posizionamento che ci permette l'incontro con altre diaspore attraverso una capacità ironica che cerchiamo di condividere con le-gli altre-i. questo posizionamento ci situa nella ricerca di qualcuno che ci aiuti a smantellare i valori bianchi del liberalismo europeo a cui siamo legate e di cui, crescendo qui, siamo in qualche modo i simboli. inizialmente, l'incapacità di trovare il nostro posto nei ruoli di madre, santa o puttana ci ha fatto sentire pazze, non volute o diverse.
tuttavia, si tratta di un'attitudine che ci dà nuove risorse da condividere, soprattutto in termini di lotta femminista impostata in una prospettiva postesotica.


+ info: www.ideadestroyingmuros.info

jueves, 21 de febrero de 2013

PORNOCAPITALISMO-armsidea


28 de febrero
h 21.00
la llimera
calle perez escrich 13
valencia

martes, 21 de agosto de 2012

SHORT THEATRE 7 - WEST END

 http://www.lifetelevision.it/artlife/wp-content/uploads/2012/08/shorttheatre7.jpeg

SHO®T THEATRE 7 / WEST END
5-8 settembre / Teatro India / Roma
11-15 settembre / La Pelanda / Roma
22 settembre / Teatro Argentina / Roma

http://www.shorttheatre.org/
https://www.facebook.com/shorttheatre/
https://twitter.com/SHORTTHEATRE

programma on line:
+ INFO

miércoles, 23 de marzo de 2011

PORNOCAPITALISMO video


grazie a tutte
a kyrahm e julius,
a noemi, jurij, sara e a tutte le partecipanti al festival
a fransiska, giulietta e agnese
a brenda, sara
a isaac, fer, clareta, jordana e calzetta

12 marzo 2011 Roma
CORPO è MIO Female extreme body art festival II edizione 


La sfacciataggine e la follia del capitalismo ne han determinato l'autorità trasformando i corpi.
Corpi di donne, gay, lesbiche, trans, bisessuali, queer, malati, pazzi, diversamente abili, anoressici, grassi, troppo belli o troppo brutti, bambini, perversi, stranieri, sfigati… come territori occupati e controllati da una continua manipolazione che agisce su tutti i livelli della percezione della realtà e dell’esistenza.
La comunicazione diventa merce, le relazioni rapporti di diffidenza e vigilanza, il contatto pretesto, la vita esperienza annullata, il desiderio un simulacro sintetico e la richiesta di partecipare e di esserci diventa raggiungibile solamente nella logica della tangente.
La mediazione del potere distorce così e svuota le vecchie ideologie facendo una pulizia efficace della storia e della coscienza, proponendo un'etica dello spettacolo dove l'unica cosa che conta è il profitto.
La sessualità stessa incarna i codici di questa politica della corporeità morta.
A partire dal rifiuto di questa meccanica e mediando tra testa e viscera rielaboriamo i nostri corpi e le nostre coscienze con un sentimento d'amore folle e con una spregiudicatezza carica di poesia.
L'idea di Pornocapitalismo è visibilizzare un'urgenza di revisione dei concetti di politica, economia, lotta sociale, e della vita stessa, per poter reinterpretare il presente, riscoprire un'etica comune e proiettare ciò che ancora non ha nome.


ESP


La desfachatez y la locura del capitalismo han determinado su autoridad transformando los cuerpos.
Cuerpos de mujeres, gays, lesbianas, trans, bisexuales, queer, enfermos, locos, minusválidos, anoréxicos, gordos, demasiado guapos o demasiado feos, niños, pervertidos, extranjeros, pringados, … como territorios ocupados y controlados por una manipulación continua que actúa a todos los niveles de la percepción de la realidad y de la existencia.
La comunicación se vuelve mercancía, las relaciones vínculos de difidencia y vigilancia, el contacto un pretexto, la vida experiencia anulada, el deseo un simulacro sintético y la petición de participar y de estar se hace alcanzable solamente mediante la lógica del soborno.
La mediación del poder así distorsiona y vacía las viejas ideologías haciendo una eficaz limpieza de la historia y de la conciencia, proponiendo una ética del espectáculo donde lo único que cuenta es el beneficio.
La sexualidad misma encarna los códigos de esta política de la corporeidad muerta.
A partir del rechazo de esta mecánica y mediando entre cabeza y visceras, reelaboramos nuestros cuerpos y nuestras conciencias con un sentimiento de amor loco y con una obscenidad cargado de poesía.
La idea de pornocapitalismo es visibilizar la revisión urgente de los conceptos de política, economía, lucha social, y de la vida misma, para poder reinterpretar el presente, redescubrir una ética común y proyectar lo que aún no tiene nombre.

miércoles, 28 de octubre de 2009

Olivier de Sagazan





Olivier de Sagazan en quête de synthèse

Il organise à l'automne une exposition et un colloque sur le corps
On peut parler d'événement artistique majeur. Olivier de Sagazan, qui a installé son atelier de peintre et de sculpteur au Petit-Maroc dans l'ancienne épicerie de la place de la Rampe, organise à l'automne à la galerie des Franciscains, une exposition qui réunira des grands peintres et plasticiens, de renommée internationale, travaillant sur le corps comme Rustin, Velickovic, Labégorre, Franta, Cremonini, De Sagazan, Rebyrolle, Ernest Pignon Ernest, Pat Andréas.
. Ces regards artistiques multiples seront confrontés à la réflexion d'intellectuels exerçant dans des domaines différents, invités à un colloque sur le même thème.

Marie Jozé Mondzain, philippe Verrièle, Ronan de Callan, Marcel Moreau..Bernard Noêl.

Olivier de Sagazan nous explique sa démarche et ses attentes.

Quelle a été la genèse de ce projet ?
La proposition m'a été faite de monter une exposition à Saint Nazaire . Je suis rapidemment parti sur l'idée de réunir des artistes qui travaillent comme moi sur la question de la représentation du corps
mais aussi des intellectuels qui travaillent dans des domaines analogues
Et vous pensez qu'une cohérence sortira de tout cela ?
J'ai personnellement opté pour la peinture et la sculpture, mais tous ces travaux participent d'un même élan, qui fait partie de cet étonnement primordial inscrit dans l'homme, qui est d'essayer de comprendre ce qu'il est et ce qu'il fait sur terre. Là, ce sera l'occasion de réfléchir à la question fondamentale du corps. De la chair pour parler plus juste car, dès qu'on parle du corps - question qui est abordée depuis des siècles -, on tombe dans ce dualisme du corps et de l'esprit, avec cette ambiguïté que c'est l'esprit qui domine sur le corps, lequel est mis du côté de l'animal, de la bestialité, du péché. On cherchera une jonction entre ceux deux éléments.d'ou le concept de l'exposition Corps-Texte

Et peut-être le terme de chair pourra réunir ces deux notions en étant, selon Merleau-Ponty, une sorte de cinquième élément. Non pas une chair rabaissée au niveau de viande, comme on peut le voir dans le domaine de la science, mais une chair qui aborde aussi le corps sous l'angle de la sensation Il s'agirait alors d'élever le corps au niveau d'une chair vécue.

Le christianisme ne fait pas cette distinction.

Le message du Christ est très intéressant par rapport à ma démarche, mais il a été totalement spolié par la suite par les théologiens. C'est une des seules religions incarnées. Les très grandes diatribes au Ve, VIe et VIIe siècles entre iconoclastes et iconophiles ont fait des milliers de morts, parce que certaines icônes avaient été amenées dans certaines villes et on considérait comme un blasphème de vouloir réduire la déité à l'image. Jusqu'à l'arrivée d'un certain Théopoulos qui a dit : « Vous appartenez à la religion du Christ, donc vous estimez que Dieu a pris comme relais le corps pour parler aux hommes. C'est donc que le corps que vous dénigrez,
cette image, cette figure est au contraire quelque chose d'extraordinaire car c'est le lien avec la divinité. » À partir de là l'icône est devenue un moyen d'accéder à l'absolu.
On pourrait faire un parallèle avec l'art contemporain où actuellement on retrouve un intellectualisme forcené et pour qui l'art se réduit à des concepts. Dans le colloque, on retrouvera ces deux tendances, que j'essaierai de rapprocher.



Propos recueillis par
Pierre BIGOT

martes, 6 de octubre de 2009

Mary Coble

Mary Coble, Binding Ritual Daily Routine
Copyright the artist, courtesy Conner Contemporary Art

Mary Coble is a local performance artist whose works often deal with sexuality.

The New Gay: What are some of the ideas and themes that your work engages with?

Mary Coble: My work deals with issues which I feel a sense of urgency toward and that I want to bring to the attention of my viewers – social injustices (in the form of individual or community suffering), societal stereotyping and abuses of language (hate speech) have been dominate themes throughout my work. My goal is to make people question themselves, each other and our experience as a community that is part of a larger world.

TNG: How does your work engage with your sexuality?

MC: I’ve created several bodies of work that deal with issues rooted in the Queer community. My community and my identity inevitably influence my work. However, I strive to have my work reach beyond one community to have a universal appeal.

TNG: Who are some of your artistic inspirations or favorite artists?

MC: I get really excited by the performance art that was occurring in the 1970’s by artists such as Marina Abramovic, Vito Acconci, Gina Pane, Chris Burden and Yoko Ono, just to name a few. These artists took great risk inserting their bodies and the concept of performance into the vernacular of what would be considered art.

Catherine Opie’s early work within the Queer community is a lasting inspiration because of the exposure and dignity she extended to our community through her beautiful and often blunt images.

TNG: Performance strikes me as one of the most powerful art forms, and I’m always disappointed when museums show stills from performances instead of a video. What do you think is lost when a performance is captured as a photograph?

MC: Seeing a photograph or even a video of a performance is an experience that is very different from being present at a live performance. It’s a second hand experience that leaves out many of the aspects that make performance so powerful. The immediacy and unmediated act of viewing any live event can never fully be expressed through other mediums.

To be fully enveloped in a performance means to experience the atmosphere and setting, the interaction of the viewers with one another and to be aware of all of your senses in the moment. These things are critical to the viewers experience as well as the basic concepts conveyed.

However, I do believe a live performance can be later supported with the video or photographic evidence that documents legacy. I’ve been moved by many beautiful images that serve as documentation of a performance. I appreciate them with the understanding that this is the documentation of the art, not the art itself.

I think it’s important to have the ability to be able to view the documentation of past performances in order to have a visual aid that co-exists with the written or verbal account. This documentation helps serve as a memory, however distorted, or an introduction to historically support the piece.

TNG: How long have you been a performance artist? What attracted you to the art form?

MC: My background is in fine art photography. Four years ago I began incorporating performative aspects to my practice. Photography did not allow me to fully express concepts that I was working with, so I migrated to another way to get the ideas across. I never intended to work in performance but conceptually and visually this medium gives me exactly the tools that I need to convey my concepts.

I’m attracted to the ephemeral nature of performance, the intimacy of the experience for myself and my viewers, the incorporation of all of the senses, the physicality of the act and the power of performance to address contemporary issues to an audience in a very immediate way.




Mary Coble, Note to Self
Copyright the artist, courtesy Conner Contemporary Art

(Coble staged a live performance in which she had over
100 names of murdered GLBT hate crime victims inscribed on her body using a tattooing needle without ink.)