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miércoles, 13 de mayo de 2015

BOZZA BATTONZ KABARET in italia!



dopo 10 anni di progetti e vita insieme...
ideadestroyingmuros-armsidea veniamo in italia a presentarvi il bozza battonz kabaret,
la nostra rivisitazione del manifesto s.c.u.m. di valerie solanas!
se già ne avete sentito parlare questo è il momento di venire a vederlo,
se non sapete minimamente cos'è... venite a sorprendervi!

ci trovate:
sabato 23/5 ROMA nuovo cinema palazzo 21h a Genderotica con Eyes Wild Drag
domenica 24/5 MARINO csoa ipo' di marino 21h con Le rosse
mercoledì 27/5 NAPOLI ex-asilo filangieri 20.30h
venerdí 29/5 BOLOGNA atlantide 22.30h con Betty&Books e Laboratorio Smaschieramenti
martedì 2/6 TORINO la cavallerizza reale 21h con Maurice GLBTQ e Altereva

 


qualora ci ricordassimo di valerie solanas è per essere l’autrice del tentato omicidio di andy warhol, sparò tre colpi, ferendolo gravemente. noi vogliamo ricordarla soprattutto per essere l’autrice del manifesto s.c.u.m., nel quale si basa questo kabaret.
s.c.u.m. è uno spazio utopico, uno stato d’animo. s.c.u.m. dichiara guerra aperta alla nostra società al regime carcerario con pareti morbide e invisibili, alla noia del sogno americano, ovvero occidentale, alla potenza egemonica dei maschi eterosessuali, bianchi e ricchi. valerie spara a bruciapelo, dall’inizio e senza preavviso, attraverso il linguaggio della strada, tagliente e senza formalismi, senza la benché minima indulgenza verso la decenza borghese.
dopo l’attentato a warhol, le femministe nordamericane si divisero tra la solidarietà e il ripudio verso di lei. alla sua uscita di prigione, valerie era furiosa con le femministe, perché l’ avevano ridotta o a uno sbaglio da evitare o a un modello a imitare, “non hanno capito che ho realizzato un’opera d’arte”.
agli occhi di valerie, le rivendicazioni femministe delle donne bianche, di classe media erano insufficienti. puzzavano troppo a buona coscienza medio borghese. valerie sapeva bene la trappola che suppone sommettersi definitivamente alle condizioni esistenti, stabilite per il macho. o tutto o niente.
valerie propone concludere con lui e con un mondo fatto a sua misura.
questo kabaret tra le altre cose, è un omaggio a valerie solanas, mendicante, puttana, tossica e pazza con l’intenzione di riscattare la sua opera d’arte e despatologizzare s.c.u.m..

e battonz che significa?
battonz è un'attitudine che emerge tra amiche quando avevamo più o meno 17 anni, vale a dire verso la fine degli anni 90. battonz per noi è simile alla parola marpiona, è la modificazione della parola battona.
l'emancipazione sessuale di quelle che battono i marciapiedi', cioè all'epoca del femminile bianco occidentale, ha rappresentato per noi e per anni l'unico processo di autonomia femminile visibile. il termine battonz prende in considerazione perciò anche tutte le prostitute che abbiamo visto ai bordi della pontebbana, una lunga strada grigia che univa i paesetti dell'italia del nord-est in cui vivevamo. negli anni '80 battevano su quella stessa strada carla corso e pia covre, pioniere nella lotta per i diritti civili delle prostitute.
battonz è anche un termine di autodeterminazione femminista che ci ha portato a creare relazioni più consapevoli e sane con gli altri. nel 1977 mario mieli in "elementi di critica omosessuale" definisce la sua interpretazione del termine battonare. la definizione che dà è, per certi versi, simile a ciò che noi intendiamo per battonz. battonare significa cercare, spostarsi, essere conosciute-i, mostrarsi, illuminare, essere in attesa di qualcuno da amare.
battonz è anche una pratica femminista di resistenza quotidiana nata e diretta contro i contesti sessisti radicati nel nord italia e nel nord europa. la nostra esperienza vede le società del nord come degli ambienti in cui i femminili non-occidentali, la sessualità femminile occidentale e la vita, più in generale, sono delle caratteristiche svalutate. sebbene l'idea di maschilismo sia comunemente associata a dei contesti meridionali, troviamo che il settentrione sia caratterizzato da un tipo di sessismo strutturale che sottomette sia le donne occidentali che i femminili non-occidentali a dei processi di mascolinizzazione costanti.
la transizione liberale dei paesi dell'europa dell'ovest mette in questione anche la sessualità e si è prodotta attraverso due tipi di mentalità diverse: una prevede il sesso come tabù, ciò che mantiene l'oppressione femminile e un intero sistema di valori basati sulla non parità strutturale, l'altro è un liberismo estremo, soprattutto nei rapporti interpersonali e sessuali, che conduce al consumo e al desiderio costante di qualcosa di nuovo, anche sul piano relazionale o in termini di amore.

l'attitudine battonz ci permette di organizzarci nella ricerca di nuovi riferimenti, soprattutto per sviluppare risposte diverse da quelle già proposte in occidente sul piano culturale. essere donna in europa occidentale ci sottopone continuamente alla dicotomia tra santa e puttana. la figura della madre in europa occidentale ha portato necessariamente a coinvolgere le donne nel sostegno di un dato sistema di sviluppo di origine coloniale e basato sullo sfruttamento.
l'attitudine battonz ci ha spostato in una nuova posizione sia ironica che critica rispetto al sistema di valori in cui siamo cresciute. questo è anche un posizionamento che ci permette l'incontro con altre diaspore attraverso una capacità ironica che cerchiamo di condividere con le-gli altre-i. questo posizionamento ci situa nella ricerca di qualcuno che ci aiuti a smantellare i valori bianchi del liberalismo europeo a cui siamo legate e di cui, crescendo qui, siamo in qualche modo i simboli. inizialmente, l'incapacità di trovare il nostro posto nei ruoli di madre, santa o puttana ci ha fatto sentire pazze, non volute o diverse.
tuttavia, si tratta di un'attitudine che ci dà nuove risorse da condividere, soprattutto in termini di lotta femminista impostata in una prospettiva postesotica.


+ info: www.ideadestroyingmuros.info

domingo, 4 de marzo de 2012

Decenas de detenciones de activistas NO TAV

El Gobierno italiano quiere imponer un castigo ejemplar contra el colectivo NO TAV y ha llevado a cabo registros y detenciones en las casas de más de 50 activistas en diferentes puntos de Italia. Una represión contra el movimiento más antiguo y mayoritario de Italia que desde hace 20 años se opone a la construcción de la línea de alta velocidad que pretende atravesar los Alpes italianos.

Valentina Natale / Chiomonte (Italia)
Lunes 6 de febrero de 2012.  Número 167

El 26 de enero a las cinco de la mañana la policía ha irrumpido en las casas de muchos activistas y simpatizantes del movimiento en contra de la linea de tren de alta velocidad, residentes en quince ciudades italianas. La oleada represiva se ha abatido sobre más de 50 personas presentes el pasado 3 de julio en Val de Susa.
En aquella ocasión,60.000 manifestantes se habían reunido para volver a apoderarse del campamento resistente conocido como Libre República de la Maddalena, que había sido tomado con violencia por las fuerzas de orden el pasado 27 de junio.
Desde entonces el movimiento había subido una fuerte criminalización mediática y judicial que ha acabado con el registro de 52 casas particulares y centros sociales, la detención de 24 personas, mientras que otras 15 han sido condenadas a residencia obligatoria y dos al arresto domiciliario.
Los agentes han registrado casi todos los espacios sociales de Turín a través del 41 T.U.L.P.S, el registro especial que se aplica cuando se buscan armas y explosivos. Lo que finalmente han requisado han sido muletas, vestimenta y cascos para moto.
Los anarquistas que forman parte de los NO TAV han sido los más perjudicados por la operación, que tenía la intención de separar el colectivo en buenos y malos. Una vez más, el movimiento ha revindicado su unidad y rechazado estas distinciones utilizando el lema ya muy conocido: “Somos todos Black Block”.
Una lucha de hace 20 años
El megaproyecto del TAV pretende atravesar los Alpes italianos con un túnel de más de 70 km, una línea que unirá Turín con Lyon, en Fran­cia, y cuenta con una gran oposición social. El movimiento NO TAV es uno de los más importantes y activos desde hace 20 años en Italia.
Entre los detenidos se encuentra también Guido Fissore, secretario de Auntamiento (funcionario del Estado) de un pequeño pueblo del valle y notorio activista No Tav. Con su 67 años, Guido se ha visto arrastrado fuera de su casa con las primeras luces de la madrugada, con la acusación de agresión a la autoridad, porque, según las investigaciones de la fiscalía, habría golpeado y herido a dos antidisturbios con una muleta.
De hecho el día de los enfrentamientos el consejero tenía un pie roto e iba con muletas. Las mismas “armas” han sido encontradas por los agentes durante el registro de su casa.
Algunos testigos presentes en la manifestación del 3 de julio han publicado sucesivamente en sus blogs que Guido había sido empujado por los policías y había golpeado, al caer, los escudos de dos de ellos. Lo que no está claro es cómo habría conseguido un hombre de casi 70 años, con un pie roto, herir con unas muletas de aluminio a dos agentes protegidos por uniformes antidisturbios.
Después de dos días de cárcel en Turín, Guido Fissore ha podido volver a su casa bajo arresto domiciliario. El caso del consejero comunal de Villar Forchiaro es un claro ejemplo de cómo la justicia italiana reacciona delante de aquellos ciudadanos que deciden despertarse y levantar la cabeza en contra de cualquier poder que quiera destruir su tierra y su futuro.
Un símbolo de resistencia en Italia
En los últimos años el colectivo No Tav se ha vuelto un símbolo de autodeterminación y dignidad, y por ello las penas han sido también simbólicas y ejemplares. Casi todos los detenido han sido acusados de violencia, resistencia o ultraje a la autoridad y de devastación de bienes públicos. Esta última acusación es muy curiosa si se considera que los manifestantes han puesto a riesgo su persona para proteger el valle alpino del desastre ambiental y económico causado por la construcción de la linea de alta velocidad.
No parece azaroso que los registros y las detenciones se hayan producido ahora, en un momento tan particular de la historia italiana. La crisis económica y las malas prácticas políticas acaban de derrumbar al gobierno de Berlusconi, las huelgas han explotado en toda la península, desde Sicilia se han expandido hacía el norte. En Palermo los movimientos populares han bloqueado las autopistas y el puerto por cinco días dejando a todo el país sin gasolina y a los supermercados sin mercancías.
El riesgo de que tantas chispas se transformen en una hoguera ha provocado a la máquina represiva que ha empezado su trabajo por el colectivo resistente con más historia: los No Tav. Sin embargo, las medidas adoptadas por el nuevo Gobierno técnico guiado por el primer ministro de Mario Monti no han conseguido asustar a la ciudadanía.
Manifestaciones de apoyo
En decenas de ciudades italianas se han organizado marchas de solidaridad en las que han participado miles de personas. En Turín 10.000 manifestantes han desfilado bajo la nieve, mientras que en Bussoleno (Turín) han sido 8.000 los que han tomado la calle para demostrar su apoyo a los detenidos, entre los que se encuentra el histórico peluquero del pueblo, Mario Nucera. Desde el pasado jueves la tienda de Mario ha quedado abierta gracias a la solidaridad de los vecinos, que están organizando turnos para que el barbero no se quede sin sueldo aunque se encuentre encarcelado. Son miles, también, los mensaje de fraternidad y respaldo pegados a la puerta de la peluquería.
La operación policial ha sido tan chocante y inesperada que incluso muchos alcaldes han expresado su respaldo a las familias de los detenidos, demostrando una vez más que el movimiento No Tav continua siendo verdaderamente heterogéneo, unido y popular.

miércoles, 3 de agosto de 2011

SILVANO AGOSTI

Estraneo ai circuiti della grande distribuzione, Agosti vive senza rimpianti una rigorosa autonomia artistica e produttiva che è prima di tutto indipendenza di pensiero. Nelle due sale dell’Azzurro Scipioni, che gestisce nel quartiere Prati a Roma, trovano spazio i capolavori della storia del cinema e film scelti tra le produzioni odierne.

"Non ho paura di morire: al mattino vivo l’emozione della nascita, la sera quella dell’addormentamento, piccola allusione che la natura fa alla morte. Chi va a letto dopo una giornata intensa non chiede che di dormire; dopo una giornata scialba invece, dormi sonni inquieti e al risveglio sei un immondo insetto, come Gregor Samsa nella Metamorfosi di Kafka".


A metà degli anni ’70 fece rumore la denuncia di Matti da slegare, film diretto con Marco Bellocchio, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, (questi ultimi due, sceneggiatori di "I Cento Passi" di Marco Tullio Giordana) dedicato alla condizione dei malati di mente prima della legge Basaglia. Sulle battaglie del promotore dell’antipsichiatria sarebbe tornato, più poeticamente, nel 2000 con La Seconda Ombra, ma l’opera personalissima e la sensibilità del regista bresciano cominciano prima e guardano al di là di questo soggetto.

Matti da slegare è girato in 16 mm nel manicomio di Colorno e finanziato dalla provincia di Parma, è la riduzione di "Nessuno o tutti", film documento in due parti ("Tre storie", "Matti da slegare") di 100m ciascuna, distribuito nel circuito alternativo di ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali. Non ha pretese scientifiche. Non è in senso stretto nemmeno un'inchiesta, ma piuttosto una testimonianza e una denuncia. La tesi è racchiusa nel titolo: i malati mentali sono persone "legate" in molti modi e per diverse cause. Se si vuole curarli (non guarirli, ma almeno impedire che vengano guastati dai metodi tradizionali) occorre slegarli, liberarli, reinserirli nella comunità. 


"D'amore si vive", inizialmente concepito per la tv. Girato a Parma e provincia, intervistando sei persone dal profilo molto diverso tra loro, per tentare una riflessione su amore, sesso e tenerezza. Agosti intervista una mamma con un difficile rapporto col sesso, una tossicodipendente, un transessuale, una anziana prostituta, un travestito e un bambino  














domingo, 6 de marzo de 2011

videoarmsidea nella rivista XXDONNA





(clicca qui per scaricare il pdf della rivista intera)


GEOGRAFIA DELLA POST-PORNOGRAFIA: PRIMA TAPPA, L'ITALIA.
> di Stefania Doglioli
post porno
Benché spesso nella pornografia, e anche nella post-pornografia, siano presenti dialoghi abbastanza semplici, tali da poter essere compresi in qualunque lingua vengano espressi, trovo interessante usare la geografia linguistica come traccia per costruire i prossimi appuntamenti della rubrica. D'altra parte sono una sociologa, ho bisogno di categorie interpretative anche quando non c'è nulla da indagare. Scelgo l'Italia come prima tappa semplicemente per prossimità, fisica e, purtroppo, molte volte me ne dispiaccio, culturale, non certo perché il nostro paese spicchi tra i luoghi di elaborazione post-porno. La geografia della postpornografia è d'altra parte piuttosto sbilanciata: Spagna, Francia, Svezia e Germania covano il maggior numero di sperimentazioni. Faccio molta fatica a trovare risorse italiane, ma per fortuna ci sono le amiche che mi mandano link e a questo proposito faccio una chiamata a tutte voi: se trovate qualcosa che vi piace mandatemelo a info@xxdonne.net per condividerlo attraverso questa rubrica. Ecco letture, ascolti e visioni che vi propongo questo mese.
Un link che non cita la postpornografia ma la fa, voce di donna interessante: http://malapecora.noblogs.org/post/2011/01/31/pornosotrx01/#more-385
Sempre nello stesso sito, ma vi facilito dandovi la url esatta, in un gioco di rimandi non programmati, si parla di postpornografia e da link a link mi ritrovo citata e mi appare evidente che in Italia abbiamo una gran voglia di postpornografia, ma come spesso accade cominciamo a parlare prima che a fare. Io per prima, lo ammetto e non mi sottraggo. In compenso troverete molti link che potranno deliziarvi e che è inutile ricopiare visto che li potrete
Sempre lei pubblica la dispensa del laboratorio post-porno bolognese dello scorso anno e ancora una volta vi consiglio di darci un'occhiata http://malapecora.noblogs.org/post/2010/06/11/selecta-postporno-multimedia-dispensa-dellaboratorio-bulagnese/
Una volta che siete lì potete andare direttamente sul sito http://pornosotrx.net/projec/?lang=it un bel progetto italiano sul tema della postpornografia.
Sempre alla ricerca di idee dall'Italia ho trovato un blog molto bello un po' in italiano e un po' in spagnolo. Qui tutto accade in Spagna dove molte fuggono, chiediamoci il perché. Oppure non chiediamocelo che la risposta la sappiamo già e ce la suggeriscono loro meglio di quanto saprei fare io: http://ideadestroyingmuros.blogspot.com/2009/03/postporno-o-pornodrama.html
Sempre per parlare di italiane in fuga vi consiglio di tenere d'occhio Gaia Novati e Tatiana Bazzichelli. cocreatrici del CUM2CUT Indie-Porn-Short-Movies Festival: http://www.cum2cut.net/en/index.php
Bella l'intervista a quest'ultima in occasione della loro partecipazione al festival Drodesera, un po' datata ma molto valida: http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=449
Più recente questo interessante contributo dal titolo: Hacking (Sex) 3.0. On Networked Sexualities and Open Porn: http://networkingart.eu/2010/09/networked_sexualitiesopen_porn/
Pornosotrx è un archivio partecipativo di clip audio (Trx) musicali, di fiction e documentali a tematica post-pornografica.


Grazie Stefania, speriamo di conoscervi presto

domingo, 10 de octubre de 2010

sarah, le violenze in famiglia e le pari opportunità



Oggi ci sono stati i funerali di Sarah Scazzi, la ragazzina di 15 anni strangolata e poi violentata dallo zio.
Qualche giorno fa Begm Shnez è stata uccisa dal marito per difendere la figlia che si negava ad un matrimonio combinato.
La ministra delle Pari Opportunità Mara Carfagna subito ha annunciato di volersi costituire parte civile al processo contro di lui affermando che l'Italia non accetta tradizioni che violano i diritti delle donne.
Allora che si costituisca parte civile anche contro l'italianissimo zio.




domingo, 29 de noviembre de 2009

Croci e delizie della famiglia de-genere

Scritto da Federico Spaccapietra
L’ultimo numero di “Panorama” pubblica in copertina un abbagliante, gigantesco, maiuscolo rosso “PERCHE’?” sovrapposto a un ritratto dell’ex governatore del Lazio Marrazzo. Il sottotitolo è: “UOMINI E TRANS. Una grande inchiesta per capire, riflettere e interrogarsi”. Tutto un programma insomma, ma la vera chicca di questo “viaggio nel terrore anale” è condensata in un breve, ma intenso, fondo firmato da Annalena Benini. Non sono riuscito a trovarlo nella versione on line del magazine e ve ne riporto ampi stralci

1. “Vladimir Luxuria, invitata per competenza nel salotto di Bruno Vespa a discutere del povero Marrazzo […] sorrideva consapevole che la svolta trans è arrivata, lucida come le loro labbra, colorata come quelle scarpe con le zeppe, affollata come un film di Pedro Almodovar. Per rendere la vita a noi ragazze ancora più complicata: essere belle, brave, in carriera, fare figli, non farlo pesare, stare attente alle altre e adesso anche agli altri. Agli omoni con la lametta da barba accanto al mascara che fanno impazzire gli uomini.”

2. “[…] in ogni supermercato la domanda delle signore è sempre quella: ma perché? Perché noi sempre all’ultimo posto? Cioè prima venivamo dopo il lavoro, dopo la partita, dopo gli amici, dopo la birra e dopo una sbirciata alle gambe di un’altra, adesso ci tocca aspettare anche il turno trans? Dobbiamo competere con le tette di plastica e il vocione?”

3. […] Altro che dignità delle donne offesa da qualche calendario per camionisti, da qualche battutina, da qualche avventuriera. Serve un appello, una rivolta, bisogna andare alla riscossa: scendiamo in piazza, con i mattarelli a riprenderci gli uomini. Cari trans, con tutto il rispetto: non penserete che, con la fatica fatta fino qua, adesso arrivate voi, vi vestite come noi, vi mettete pure a cucinare e a essere comprensivi (gli psicologi parlano di focolare alternativo) e noi stiamo lì fuori a farci declassare? I matterelli sono per gli stupidi mariti, certo, ma se volete farvi sotto ce n’è abbastanza anche per voi per cambiarvi un’altra volta i connotati.”

Se vivessimo in un’altra epoca, in un altro luogo e in un altro pianeta sinceramente applaudirei alla fantasia inventiva, e un po’ “pulp”, della signora Benini che dell’universo transgender ha una visione davvero naif, ai confini con la commedia sporcacciona italiana. Nella stessa mattina,però, leggo su “repubblica” la notizia relativa all’apertura delle iscrizioni per la sezione italiana del Klu Klux Klan. L’articolo integrale di repubblica lo trovate qui , di seguito riporto alcuni estratti del manifesto segnalato da Repubblica:

1. “Se siete uomini o donne patrioti bianchi e ritenete di volervi impegnare per la vostra stirpe e per le generazioni future, se ne avete abbastanza di vedere la nostra discendenza, i nostri diritti e il nostro futuro calpestati e gettati via, se volete mettere fine a questo scempio, saremo felici di avervi con noi e di ascoltarvi. Aderisci alla lotta e salva i tuoi diritti quale cittadino bianco e cristiano. Riprendiamoci quello che ci è stato tolto e diamo ai nostri figli il futuro che meritano”

2. “La lotta per la nostra stirpe è esigente e la vittoria può essere raggiunta soltanto con dedizione e lealtà. Il nostro obiettivo è semplice ma forte, conservare il cristiano bianco, i suoi ideali e le sue tradizioni. Siamo qui per guidare i nostri fratelli e le nostre sorelle bianche e ristabilire l'ordine in questa società collassata”

3. “L'omosessualità è irresponsabilità senza vergogna. E' inutile negare che da quando è uscita dall'armadio è iniziata la crisi di salute della società. Gli omosessuali aggiungono una difficoltà tremenda al costo della sanità. Rifiutano di essere ragione di questa difficoltà, preferendo protestare per i benefici di governo invece di cambiare il loro comportamento, cioè pagando per i loro peccati”

A mio avviso, il passaggio dal matterello invocato dalla Benini alla spranga tanto cara ai fascisti con e senza cappuccio non è così distante e per entrambi la questione è la stessa: riportare sulla “retta via” i deviati - siano essi mariti fedifraghi (specialmente con trans), pederasti impenitenti o tutti coloro che non siano bianchi cristiani e manifestamente eterosessuali.

Ma non è solo questa analogia di invocazione all’ordine e alla disciplina che lega le due notizie riportate precedentemente; in questo il “caso Marrazzo” credo sia esemplificativo: tutto il clamore non è suscitato dal fatto che un privato cittadino venga ricattato a causa delle sue personali e intime pulsioni erotiche bensì per il fatto che si tratti del Governatore di una Regione – un uomo che sembra debba incarnare l’integrità (morale?) del suo popolo elettore – un uomo da cui non si può accettare che “vada a trans”; piuttosto che si faccia portare le mignotte consegnate a domicilio!

Tutto questo ci dice che oggi l’identità sessuale è ritenuta un valore “naturale” dal consistente peso politico, ovvero è una discriminante; e paradossalmente è stato lo stesso Marrazzo, con il beneplacito del suo stesso irrisolto partito, ad avallare questa scala di valori. Allo stesso tempo, gli altri - rappresentati di volta in volta dal giornalista di turno e da qualche perla della galassia xenofoba - continuano a fare il loro classico lavoro: erodere gli spazi di libertà, tracciare un unico solco rettilineo che divida i “buoni” dai “cattivi”, i “giusti” dai “deviati”.

Appare evidente, dunque, quanto la questione “pink” - per dirla con Alex Foti - sia oggi uno dei fulcri intorno a cui imbastire la rete di contrasto e resistenza al dilagare di questa cieca e violenta ignoranza travestita da “Sistema di Valori” ,lo stessa che autorizza il Sovrintendente del teatro Bellini di Catania ad issare un gigantesco crocifisso a difesa delle presunte radici cristiane dell’Europa.

Non sono questioni da poco conto, e soprattutto non sono questioni che “riguardano solo i diretti e le dirette interessati/e” eppure si percepisce ancora una certa diffusa difficoltà (e sto usando un eufemismo) a prendere una netta posizione di rispetto della individuale autodeterminazione della sfera sessuale che altro non è che la punta sostanziale dell’autodeterminazione esistenziale.

Non è questione da poco, non è “il privato nella camera da letto”, è la consacrazione del primato della Paura che si riversa nel quotidiano, e che travolge tutti i “diversi”: per razza, religione, idee e desideri. E’ la forza della Paura che vuole incunearsi oltre la sfera del visibile, dell’evidente. E’ un desiderio perverso di Olocausto culturale.

jueves, 22 de octubre de 2009

La traducción como arma. El cuerpo como último territorio y primero

La cuestión de la muerte aún nos es más cercana ahora que leo unos artículos que no logré leer antes y conecto los hechos a los territorios y los territorios a los cuerpos, también lejanos.
Pensamos a la persona con que vivo en París como unx de nosotrxs, de vosotrxs, y contamos sus desplazamientos, su historia, que de algún modo - cambiando los nombres - es parecida a la nuestra, a la mía, a la vuestra. Sus padres son propietarios de una casa en un pueblo, un ayuntamiento de 55.000 habitantes que se llama Acerra, en provincia de Nápoles. Más precisamente viven dentro de aquel área tristemente conocida con el nombre de "triángulo de la muerte" (Acerra, Nola, Giugliano), lugares sobre los cuales se desarrolla la investigación respeto a los descargues indebidos de rechazos tóxicos bien descritos por el documental-denuncia Biutiful Cauntri (dirección de Esmeralda Calabria, Andrea De Ambrosio, Peppe Ruggiero, producido en Italia en el 2007 y transmitido de modo más eficaz: al extranjero).
Además son propietarios de otra pequeña casa que utilizan de verano, por las vacaciones, esta situada en Calabria, entre Diamante y Belvedere Marítimo, vista mar, a lo largo de la costa tirrenica, donde casi no hay industrias. Ahora leo, respeto justo aquella parte de costa calabra, unas noticias que me confunden, que conciernen la presencia en el territorio de una serie de sustancias contaminantes, entre ellas: cesio 137, antimonio, cadmio etc. Es referido un dato con respecto de la temperatura del mar: más caliente que lo normal "Vista por lo alto, de los satélites, la zona está caliente: en media cinco grados en más. Una anomalía visible y preocupante. Lo dicen los técnicos, lo confirman las primeras investigaciones de estos meses. Desgraciadamente también lo confirman las estadísticas sobre los tumores en la zona."

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/09/29/dalle-navi-dei-veleni-ai-rifiuti-radioattivi.html

Presencia de cesio 137, antimonio, cadmio, arsénico, níquel, en los cuerpos, temperatura más alta de cinco grados con respecto de la norma, y la forma no cambia, el paisaje es magnífico.
Si por lo tanto pienso en su vida, en los años, pienso a circunstancias que podemos considerar compartibles y que tienen como escenario las vacaciones, el calor del verano, el mar, los lugares en que nos acordamos pequeñxs, en cuyo nacen amistades, sexo, penas, amores y se desvanecen, acaban, vuelven, los inviernos en casa, los descubrimientos a lo largo del trayecto para alcanzar la escuela y las escapadas en bicicleta, a ojos cerrados; todas cosas que hacen reconocer la intensidad de instantes qué se vuelven, con la siguiente conciencia de las hegemonías que nos circunda-ba-n, increíblemente audaces.
Si ahora pues conecto su vida a estas noticias, y rediseño sus desplazamientos contra el mapa geográfico de Italia me doy cuenta del compaginarse – aquella vez inconsciente - de recuerdos felices, departidas, transformaciones, cuerpos, encuentros con otrxs y deseos, con el misterioso tráfico de rechazos tóxicos que desde los años '80 ha implicado la península italiana pero no sólo; lugares considerados aquella vez: tercer mundo, atentando a nuestros mismos cuerpos.
El movimiento de estos tráficos en Italia logra conectar mundos separados, estos enlaces se desarrollan por intereses económicos arraigados y administrados por aquella parte de ciudadanía influyente implicada en organizaciones mafiosas o de poder político o industrial que explota el territorio en sentido criminal para enriquecerse.
Estos pasos logran juntar - en la ruina - lugares considerados en oposición entre ellos (como el Norte industrial con el Sur agrícola o la nación italiana con países en vías de desarrollo etc. etc.) y se convierten en prueba de la ilusión que conectando identidad en oposición se establezca únicamente un daño - ambiental - irreparable. Es así que en Italia la transición, el paso (del punto de vista intuitivo, extranjero, sexual etc.) perdón de valor a nivel cultural-revolucionario pero lo adquieren a nivel especulativo económico-criminal.
Por lo tanto entiendo sólo ahora una sensación siempre advertida, un "yo sé" al que tampoco nosotrxs tuvimos las pruebas: entiendo que podemos considerar un imprevisto el hecho de todavía estar vivxs y que juntxs podemos dirnos verdaderamente: supervivientes.



En Calabria impera, invisible, el 'ndrangheta; como región basa su aparente economía en el turismo veraniego, sobre todo a lo largo de la costa, y invernal en el interior. Pues es un lugar dónde la naturaleza semeja todavía existir y, a pesar de la falta de trabajo, dónde se piensa hay el aire bueno, el mar bonito y las montañas, el sol… exactamente una parte de la lista de las maravillas del "Bel País" que Berlusconi a menudo quiere recordar al extranjero: a este propósito pensamos que en cambio hay muchas cosas que re-descubrir, así que luego recordar sea más fructuoso por todxs y la memoria por fin pueda volverse en algo de auténtico y común.
La noticia es ésta: barcos arenados a lo ancho de la costa calabrés, cargos de sustancias nocivas y venenos originarios de las industrias del Norte y partidos de los puertos toscanos en el 1987 hacia las costas del África oriental, entre cuyo Somalia, del África occidental, Sierra Leona y Guinea, Libaneses y de Venezuela, en fin repatriados. Perdidas por fin las trazas de tres, sobre cuatro, de estos barcos.

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/09/articolo/1561/

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/09/articolo/1487/

"Italia es protagonista de un tráfico internacional de liquidación ilícita de rechazos, no sólo tóxicos y nocivos pero también radiactivos. El hundimiento de los barcos de los venenos, que parten en buena parte de nuestros puertos para eliminar rechazos que de otro modo tendrían costes bien más onerosos, es una situación sobre que no se ha querido ir a ver hasta el final por la vuelta de intereses y porque, como alguien ha hipotetizado, y nosotros creemos sea verdadero, tras todo esto también hay un tráfico de armas y la verdad escondida de la muerte violenta en Somalia, el 20 marzo 1994, de la periodista Ilaria Alpi":

http://it.wikipedia.org/wiki/Ilaria_Alpi

Pues nuestros cuerpos llevan en si lo que queda de estas conexiones, entre empresariado y hampa crimen y política, aquél que nos ha sido transmitido de esta corrupción violenta.
En la provincia de Crotone están descubriendo anómalas concentraciones de sustancias tóxicas enterradas en el subsuelo de algunos edificios públicos, entre cuyo escuelas elementales y por la infancia. Han sido contados sucesivamente con los sondeos que evidencian la presencia de cadmio, arsénico, níquel y otros metales pesados fuertemente nocivos. Han sido hechos públicos los resultados de los exámenes efectuados sobre el pelo de lxs niñxs, de edad escolar y pre-escolar, en cuyos organismos han sido hallados los mismos metales pesados que se encuentran en el subsuelo de las escuelas.
Si tengo que pensar de veras que cada Estado-nación, también europeo, actúe - de costumbre - como aquel italiano, tengo que considerar entonces normal que el abuso de poder siempre lleva a la impotencia inerte de las partes que administra y a su muerte, luego recomenzar de esta idea; o en cambio es posible además pensar que sea la connivencia entre Estado y Mafia el aspecto que está llevando los lugares de donde venimos de modo específico, las relaciones que hemos creado, la lengua que hablamos todavía de vez en cuando, nuestros cuerpos: al aniquilamiento más absoluto. Cuando - durante la performance y en las represent-aciónes - desafiamos la muerte, en modos diferentes, la hacemos visible, no hacemos mas que dar forma a una condición dramática que sustancialmente ya vivimos, es decir que damos cuerpo a un estado de ánimo inexplicable, que siempre hemos intuido.
Seguro se puede decir que el poder no tiene cara y no tiene nombre, porque capaz de oprimir por quienquiera se encarna y de condicionar elecciónes ideas deseos, este también para permitirnos de trazar puntos en común con otrxs con los que no compartimos exactamente: el origen. Pero en nuestro caso, para trazar de veras puntos en común, hace falta reconocer que además tiene las características particulares y arraigadas de: italianità, familia, patriarcado jerárquico, empresariado político cómplice de mafia, cosa nuestra, camorra, 'ndrangheta, sagrada corona unida, anónima sarda …y favorecedor de cada actitud patriarcal, jerárquica, mafiosa, clientelar, violenta y oportunística todavía sin nombre.



Aquel italiano es un poder europeo que se dice demócratico capaz de controlar y agregarle a si mismo, dentro de una superficie igual a 301.338 km², 60.114.021 de habitantes - que se creen mas o menos "libres" del punto de vista social político económico - y de autodeterminarse por enlaces internacionales ejemplares.
Un régimen capaz de dominar a nivel criminal la entrada y la salida de cualquier mercancía, el valor, la solicitud y la devaluación de formas de vida y cuerpos, y adémas capaz de imponer reglas antiguas que obligan deseos y cuerpos a un único "modelo" promovido por el dispositivo familial, católico, conservador y a garantizar estas complicidades y la conservación de estos poderes para el homicidio politico y la matanza.

Para volver a su historia, cercana a la nuestra, a la vuestra, a marzo de 2009 le han diagnosticado a su madre un mieloma múltiple(1) y hace una semana ha muerto.




(1)A pesar que las causas del mieloma múltiple sean desconocidas, como para la mayor parte de las enfermedades, muchos factores ambientales son fuertemente sospechosos para tener una parte, si no causal, indudablemente importante en el origen de esta enfermedad: las radiaciones ionizantes, el mieloma múltiple es más frecuente en los supervivientes a las bombas atómicas, especialmente en los sujetos que padecieron la irradiación con las dosis mayores.

sábado, 5 de septiembre de 2009

La caza del transexual.



Aquí os dejamos un vídeo sacado desde el telediario de la primera TG1. El vídeo nos enseñas la consideración que la gente tiene de los transexuales en barrios como el Prenestino. Esto es uno de muchos casos donde los derechos humanos parecen no existir. Donde el que se escapa de la norma heteronormativa fiel a una estúpida moral cristiana hipócrita, no tiene sitio en Italia. Donde el extranjero, gitano, rumano, negro se prefiere quemar mas que entender. Donde la palabra diferente quiere decir miedo. El problema mas grave es que todo un sistema de información sostiene estos tipos de acciones. Básicamente el Estado en si mismo empuja y incita en manera subliminal (que a nosotr*s parece un claro acto de homofobia, transfobia y de represión a la prostitución) a que estos hechos sean los justo para llegar a cabo el proyecto político de este País. Un proyecto que no es solo de responsabilidad de su gobierno claramente dictatorial en su nueva forma mediatica, sino es responsabilidad de todos los demás gobiernos que siguen mirando a Italia como se fuera un campo de experimentación. Responsable es esta Europa y todos sus gobiernos que quieren que la "bota" sea lo que es. Italia no es así lejana para no saber lo que está pasando. Sin pensar en Napoli que es el basurero de Europa donde dejan morir la gente en silencio en una tierra que ya es comparable a Chernóbil.
Todo esto se hace y quien gobiernan esta Unión Europea lo saben pero todos miran, critican como si no fuera asunto suyos pero aprenden y siguen experimentando ellos también dejando una manta negra de ignorancia general como si nada existiera.

Gracias a Diana Pornoterrorista por el apoyo y la difusión.

viernes, 4 de septiembre de 2009

CENSURADO "VIDEOCRACY" Erik Gan­dini

"en una videocracia la llave del poder está en la imagine"

Erik Gandini, director de cine, vive en Suecia pero nacido y crecido en Italia.
Con Videocracy, vuelve en su País de origen, por recontar desde dentro las consecuencias de un experimento televisivo que los italianos han sufrido en 30 años. Erik Gandini llega obtener acceso exclusivo a las esferas mas potentes y desvela una historia significativa, derivada da las espantosa realidad de la televisión italiana, en un País donde el pasaje de showgirl a Ministro per le Pari Opportunità es puramente natural.

Director: Erik Gandini
Año de produción: 2009
Duración: 85'
Tipología: documental
Genero: social
País: Suecia
Produción: Atmo AB, Zentropa Entertainment, SVT; en colaboración con BBC4 Storyville, Danish Broadcasting Corporation, YLE Coproductions
Titulo original: Videocracy
Otros titulos: Videocrazia - Videokrati - Italia Anno Zero - Italy Year Zero

+ info
otra pelicula de Erik Gandini Surplus (2003)

Oggi come Ieri

Riporto qui di seguito alcuni passi tratti da "Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane, Giulio Einaudi Editore, Torino 2003, pp. 74-75 e 92-93-94".


[...] Ed ora essi hanno l'aria di essere soddisfatti! Di trovare che la società italiana è indubbiamente migliorata, cioè è divenuta più democratica, più tollerante, più moderna ecc. Non si accorgono della valanga di delitti che sommerge l'Italia: relegano questo fenomeno nella cronaca e ne rimuovono ogni valore. Non si accorgono che non c'è nessuna soluzione di continuità tra coloro che sono tecnicamente dei criminali e coloro che non lo sono: e che il modello di insolenza, disumanità, spietatezza è identico per l'intera massa dei giovani. Non si accorgono che in Italia c'è addirittura il coprifuoco, che la notte è deserta e sinistra come nei più neri secoli del passato: ma questo non lo sperimentano, se ne stanno in casa (magari a gratificare di modernità la propria coscienza con l'aiuto della televisione). Non si accorgono che la televisione, e forse peggio la scuola dell'obbligo, hanno degradato tutti i giovani e i ragazzi a schizzinosi, complessati, razzisti borghesucci di seconda serie: ma considerano ciò una spiacevole congiuntura, che certamente si risolverà - quasi che un mutamento antrolpologico fosse reversibile. [...]

[...] L'Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione, da cui cerca di liberarsi solo nominalmente.
Tout va bien: non ci sono nel paese masse di giovani criminaloidi, o nevrotici, o conformisti fino alla follia e alla più totale intolleranza, le notti sono sicure e serene, meravigliosamente mediterranee, i rapimenti, le rapine, le esecuzioni capitali, i milioni di scippi e di furti riguardano le pagine di cronaca dei giornali, ecc. ecc. Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione. [...]

15 giugno 1975, in "Corriere della Sera", 9 novembre 1975



[...] E io sono qui, solo, inerme, gettato in mezzo a questa folla, irreparabilmente mescolato ad essa, alla sua vita che mostra tutta la sua "qualità" come in un laboratorio. Niente mi ripara, niente mi difende. Io stesso ho scelto questa situazione esistenziale tanti anni fa, nell'epoca precedente a questa, ed ora mi ci trovo per inerzia: perché le passioni sono senza soluzione e senza alternative. D'altra parte dove fisicamente vivere?
Ho "L'Espesso" in mano, come dicevo. Lo guardo, e ne ricevo un'impressione sintetica: "Come è diversa da me questa gente che scrive delle stesse cose che interessano a me. Ma dov'è, dove vive?" E' un'idea inaspettata, una folgorazione, che mi mette davanti le parole anticipatrici e, credo, chiare: "Essa vive nel Palazzo".
Non c'è pagina, riga, parola in tutto "L'Espresso" (ma probabilmente anche in tutto il "Panorama", in tutto "Il Mondo", in tutti i quotidiani e settimanali dove non ci siano pagine dedicate alla cronaca) che non riguardi solo e esclusivamente ciò che avviene "dentro il Palazzo". Solo ciò che avviene "dentro il Palazzo" pare degno di attenzione e interesse: tutto il resto è minutaglia, brulichio, informità, seconda qualità...
E naturalmente, di quanto accade "dentro il Palazzo" ciò che veramente importa è la vita dei più potenti, di coloro che stanno ai vertici. Essere "seri" significa, pare, occuparsi di loro. Dei loro intrighi, delle loro alleanze, delle loro congiure, delle loro fortune; e, infine, anche, del loro modo di interpretare la realtà che sta "fuori dal Palazzo": questa seccante realtà da cui infine tutto dipende, anche se è così poco elegante e, appunto, così poco "serio" occuparsene.
[...] Gli intellettuali italiani sono sempre stati cortigiani; sono sempre vissuti "dentro il Palazzo". Ma sono stati anche populisti, neorealisti e addirittura rivoluzionari estremisti: cosa che aveva creato in essi l'obbligo di occuparsi della "gente". Ora, se della "gente" si occupano, ciò avviene sempre attraverso le statistiche di "Doxa" o "Pragma" (se ricordo bene i nomi). Per esempio è indecoroso occuparsi di casalinghe, nominare le quale può al massimo mettere in un'ottima disposizione di spirito: le casalinghe, a quanto pare, non possono essere che personaggi comici. E infatti su "L'Espresso" ci si occupa delle casalinghe - quasi animali enigmatici, lontani, perduti nella profondità della vita quotidiana - perchè una statistica di "Doxa" o di "Pragma" ha appurato che il loro voto è stato notevolmente importante per la vittoria comunista alle ultime elezioni. Cosa che ha fatto tremare il Palazzo, causando terremoti nelle gerarchie del potere.
Le casalinghe vivono nella Cronaca, Fanfani o Zaccagnini nella storia. Ma tra le prime e i secondi si apre un vuoto immenso, una "diacronia" che è probabilmente l'anticipazione dell'Apocalisse.
A cosa si deve questo vuoto, questa diacronia? Perchè la cronaca che è sempre stata così importante dal 1945 in poi, è ora chiusa in reparto stagno, relegata in un ghetto mentale? Analizzata, sfruttata, manipolata, è vero, in tutti i modi possibili suggeriti dalle norme del consumo, ma non collegata con la "storia seria", non resa, cioè, significativa?
[...]
"Corriere della Sera", 1° agosto 1975.

miércoles, 8 de julio de 2009

Ni terroriste ni terrorisée



Appunti tratti da un saggio di TIquun sui dispositivi. Questo testo costituisce l’atto fondatore della S.A.S.C. , la Società Avanzamento della Scienza Criminale. La S.A.S.C è una associazione a fini non lucrativi la cui vocazione è di raccogliere anonimamente, classificare e diffondere tutti i saperi-poteri utili alle macchine da guerra anti-imperiali.

VI
[…]
Ciò che bisogna comprendere, in effetti, è che ogni dispositivo funziona
a partire da una coppia - inversamente, l'esperienza mostra che una coppia
che funziona è una coppia che fa dispositivo. Una coppia, e non un paio o
un doppio, perché ogni coppia è asimmetrica, comporta un maggiore e un
minore. Il maggiore e il minore non sono solo nominalmente distinti - due
termini «contrari» possono perfettamente designare la stessa proprietà,
ed è in un senso il caso più sovente - , lei nomina due modalità
differenti di aggregazione dei fenomeni. Il maggiore, all'interno del
dispositivo, è la norma. Il dispositivo aggrega ciò che è incompatibile
con la norma attraverso il semplice fatto di non distinguerlo, di lasciarlo
immerso nella massa anonima, portante di ciò che è «normale». Così in
una sala cinematografica, quello che ne urla, ne canticchia, ne si spoglia,
ne etc. resterà indistinto, aggregato alla folla ospedaliera degli
spettatori, significante in quanto insignificante, al di là di ogni
riconoscimento. Il minore del dispositivo sarà quindi l'anormale . È
questo che il dispositivo fa esistere, singolarizza, isola, riconosce,
distingue, poi riaggrega, ma in quanto disaggregato, separato, differente
dal resto dei fenomeni. Si ha qui il minore, composto dall'insieme di
quello che il dispositivo individua, predica e attraverso questo
disintegra, spettralizza, sospende; insieme con il quale ci SI assicura che
non si condensi mai, che si ritrovi mai ed eventualmente cospiri. È in
questo punto che la meccanica elementare del Biopotere si collega
direttamente alla logiaca della rappresentazione che domina la metafisica
occidentale.

La logica della rappresentazione è di ridurre ogni alterità, di far
scomparire ciò che è qui, che viene in presenza, nella sua pura ecceità,
e dà da pensare. Ogni alterità, ogni differenza radicale, nella logica
della rappresentazione è appresa come negazione dell'Identico che
quest'ultimo ha cominciato col porre. Ciò che differisce bruscamente e che
non possiede niente in comune con l'identico e così riportato, proiettato
su di un piano comune che non esiste e nel quale figura ormai una
contraddizione di cui teme uno dei termini. Nel dispositivo, ciò che non
è la norma è così determinato come la sua negazione, come anormale.
Quello che è solamente altro, è reintegrato come altro dalla norma, come
ciò che gli si oppone. Il dispositivo medico farà dunque esistere il
«malato» come ciò che non è sano. Il dispositivo scolare lo
«scaldabanco» come quello che non è obbediente. Il dispositivo
giudiziario il «crimine» come ciò che non è legale. Nella biopolitica
quello che non è normale risulterà così patologico, anche se noi
sappiamo per esperienza che la patologia è essa stessa, per l'organismo
malato, una norma di vita, e che la salute non è legata auna norma di vita
particolare ma ad uno stato di forte normatività, ad una capacità di
affrontare e di creare altre norme di vita. L'essenza di ogni dispositivo
è quindi di imporre una divisione autoritaria del sensibile in cui tutto
ciò che viene alla presenza si confronti con il ricatto della propria
binarità.
L'aspetto temibile di ogni dispositivo consiste nel fatto che si regge
sulla struttura originaria della presenza umana: che noi siamo chiamati,
richiesti dal mondo. Tutte le nostre «qualità», il nostro «vero
essere», si stabiliscono in un gioco con gli essenti in modo che la nostra
disposizione verso di loro non viene per prima. Per tanto, ci succede
correntemente, nei dispositivi più banali, come un sabato sera
spumeggiante tra coppie piccolo borghesi in una villetta di periferia, di
provare il carattere non più di richiesta ma di possessione, e anche di
estrema possessività che caratterizza ogni dispositivo. È questo che si
proverà nelle discussioni superflue che punteggerà questa penosa serata.
Uno dei Bloom «presenti» comincerà la sua tirata contro i
funzionari-che-sono-sempre-in-sciopero; fatto questo, il ruolo essendo
conosciuto, una contro-polarizzazione di tipo socialdemocratico apparirà
in un altro dei Bloom, che giocherà la sua parte più o meno felicemente,
etc. Qui non ci sono dei corpi che si parlano, è un dispositivo che
funziona. Ognuno dei protagonisti attiva in serie le piccole macchine
significanti pronte all'uso, e che sono sempre-già inscritte nel
linguaggio corrente, nella grammatica, nella metafisica, nel SI. La sola
soddisfazione che noi possiamo trarre da questo genere di esercizio, è di
aver giocato nel dispositivo con brio. La virtuosità è la sola libertà,
derisoria, che offre la sottomissione ai determinismi significanti.

Chiunque parla, agisce, «vive» in un dispositivo è in qualche maniera
autorizzato da esso. È costituito come autore dei suoi atti, delle sue
parole, della sua condotta. Il dispositivo assicura l'integrazione, la
conversione in identità di un insieme eterogeneo di discorsi, di gesti, di
attitudini: di ecceità. La reversione di ogni evento in identità è ciò
attraverso cui i dispositivi impongono un tirannico ordine locale al caos
globale dell'Impero. La produzione di differenze, di soggettività,
obbedisce anch'essa all'imperativo binario: la pacificazione imperiale
riposa interamente sulla messa in scena di una moltitudine di false
antinomie e di conflitti simulati: «per o contro Milosevic», «per o
contro Saddam», «per o contro la violenza»…La loro attivazione ha
l'effetto bloomizzante che conosciamo e che finisce per ottenere da noi
l'indifferenza onnilaterale sulla quale si appoggia l'ingerenza a pieno
regime della polizia imperiale. Non è altra cosa dalla pura siderazione
davanti al gioco impeccabile, la vita autonoma, la meccanica artistica dei
dispositivi e dei significati, che noi proviamo davantia qualsiasi
dibattito televisivo, se gli attori possiedono un po' di talento. Così,
gli «anti-mondializzazione» opporanno i loro prevedibili argomenti ai
«neo-liberali». I «sindacati» rigiocheranno senza fine al 1936 di
fronte a un eterno Comité des Forges. La polizia combatterà la feccia. I
«fanatici» affronteranno i «democratici». Il culto della malattia
crederà di sfidare il culto della salute. E tutta questa agitazione
binaria sarà il migliore garante del sonno mondiale. È così che giorno
dopo giorno ci SI risparmia con cura il faticoso dovere di esistere.

Janet, che ha studiato un secolo fa tutti i casi precursori del Bloom, ha
consacrato un volume a quello che chiama «automatismo psicologico». Egli
rivolge la propria attenzione a tutte le forme positive di crisi della
presenza: suggestione, sonnambulismo, idee fisse, ipnosi, medianismo,
scrittura automatica, disaggregazione mentale, allucianazioni, possessioni,
etc. La causa, o piuttosto la condizione, di tutte queste manifestazioni
eterogenee, egli la trova in ciò che chiama la «miseria psicologica».
Per «miseria psicologica» egli intende una debolezza generale
dell'essere, inseparabilmente fisica e metafisica, che si apparenta da
parte a parte a ciò che noi chiamiamo Bloom. Questo stato di debolezza,
sottolinea Janet, è anche il terreno della guarigione specialmente della
guarigione attraverso l'ipnosi. Più il soggetto è bloomificato, più è
accessibile alla suggestione e guaribile in questa maniera. E più egli
riscopre la salute meno questa medicina è operante, meno è
suggestionabile. Il Bloom è dunque la condizione di funzionamento dei
dispositivi, la nostra propria vulnerabilità a a questi. Ma al contrario
della suggestione, il dispositivo non mira mai a ottenere qualche ritorno
alla salute bensì ad integrarsi a noi come protesi indispensabile della
nostra presenza, come stampella naturale. C'è un bisogno del dispositivo
che quest'ultima non placa che per accrescerlo. Per parlare come i becchini
del CNRS (organismo ricerca universitaria) i dispositivi «incoraggiano
l'espressione»

Noi dobbiamo imaparare a cancellarci, a passare inosservati nella banda
grigia di ogni dispositivo, a camuffarci dietro il suo maggiore. Anche
quando il nostro impulso spontaneo sarebbe quello di opporre il gusto
dell'anormale al desiderio di conformità, dobbiamo acquisire l'arte di
divenire perfettamente anonimi, di offrire l'apparenza della pura
conformità. Dobbiamo acquisire queta pure arte della superficie per
condurre le nostre operazioni. Questo rinvia, ad esempio, a congedare la
pseudo-trasgressione delle non meno pseudo-convenzioni sociali, a revocare
il partito della «sincerità», della «verità», dello «scandalo»
rivoluzionari a profitto di una cortesia tirannica, attraverso la quale
tenere a distanza il dispositivo e i suoi invasati. La trasgressione, la
mostruosità, l'anormalità rivendicate formano la trappola più nascosta
che i dispositivi ci tendono. Voler essere, ovvero essere singolare, in un
dispositivo è la nostra principale debolezza, attraverso cui esso ci tiene
e ci mette in funzione. Inversamente, il desiderio, di essere controllato,
così frequente nei nostri contemporanei, esprime inanzitutto il loro
desiderio d'essere. Per noi, questo desiderio sarà piuttosto desiderio di
essere folli o mostruosi, o criminali. Ma questo desiderio è quello stesso
attraverso cui SI prende controllo di noi e ci neutralizza. Devereux ha
mostrato che ogni cultura dispone per quelli che vorrebbero sfuggirgli di
una negazione modello, un'uscita segnata, attraverso la quale questa
cultura capta l'energia motrice di tutte le trasgressioni in una superiore
stabilizzazione e l'amoc per i Malesi è in Occidente, la schizofrenia. Il
Malese «è precondizionato dalla sua cultura, forse a sua insaputa, ma
sicuramente in una maniera quasi automatica, a reagire a qualsiasi tensione
violenta, interiore o esteriore, con una crisi d'amoc. Nello stesso senso
l'uomo moderno occidentale è condizoionato dalla sua cultura a reagire a
ogni stato di stress con un comportamento in apparenza schizofrenico […
]essere schizofrenico rappresenta la maniera "accettabile" di essere folli
nella nostra società» (La schizophrénie, psychose ethnique ou La
schizophrénie sans larmes).

REGOLA N° 1 Ogni dispositivo produce la singolarità come mostruosità.
In questo modo si rinforza.
REGOLA N° 2 Non ci si libera mai da un dispositivo impegnandosi nel suo
minore.
REGOLA N° 3 Quando vi SI dà un predicato, vi si soggettivizza e vi si
dà una caratteristica, mai reagire e soprattutto mai negare. La
contro-soggettivazione che vi SI strapperebbe in quel momento è la
prigione dalla quale avrete sempre le maggiori difficoltà ad evadere.
REGOLA N° 4 La libertà superiore non risiede nell'assenza di predicato,
nell'anonimato per difetto. La libertà superiore risulta al contrario
dalla saturazione di predicati, dalla loro anarchica accumulazione. La
sovra predicazione si annulla automaticamente in una definitiva
impredicabilità. «Nel momento in cui noi non abbiamo più segreti, non
abbiamo più nulla da nascondere. Noi stessi siamo diventati un segreto,
noi che siamo nascosti» (Deleuze-Parnet, Conversazioni).
REGOLA N° 5 Il contro-attacco non è mai una risposta, ma l'instaurazione
di un nuovo dato.

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