martes, 15 de abril de 2014

15 aprile 2014 - archipelaghi postesotici

attraversiamo il ponte di Rue Riquet che collega il XVIII con il XIX arrondissement, come abbiamo fatto infinite volte. Lo Shakirail è dietro una delle ultime porte dalla parte del XVIII. Il y a quelque chose qui se passe ici. Ci soprende enormemente, aprendola, trovare lo Shakirail. Qui, (non) c’eravamo (mai) abituate al privato come unico spazio di socialità e resistenza, tra il 2008 e il 2010, in piena era Sarkozy. Verso il canal de l’Ourq ci diciamo che la mixité della popolazione di un luogo è un segno evidente della forza che ha ed ha avuto l’impero. Il multiculturalismo, insieme a tante delle sue retoriche, sono conseguenze del colonialismo e del capitalismo allo stato attuale. Chi ha (de)portato noi e tutte queste persone per queste strade? Cosa ci facciamo per queste strade? Ad ogni passo vediamo il potere seducente, attrattivo, eccitante della capitale. La capitale fa gola, crea delle voglie superflue, reali, alimenta delle illusioni.  
Ci ritroviamo qui, di nuovo, dopo tre anni e mezzo. Siamo felici di essere insieme. Tutto torna, in bene e in male. E in questo caso in bene.

Passiamo al free shop dello Stendhal, lo squat che sta per essere sgomberato. C’è un’atmosfera di smantellamento, già di nostalgia per un’esperienza sospesa, interrotta e il progetto una nuova occupazione. Al free shop recuperiamo camicie, magliette, gonne rosse per il fondo delle isole,  blu e verdi per i mari, ma nessun dorato ancora per cucire la frase: qui perd trouve. Si vede che tutto l’oro, in francia, lo tengono in banca.

http://blogefeg40ans.wordpress.com/exposition-iles-postexotiques/

shakirail, paris

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