Il fondo rosso delle isole e le basi materiali delle
nostre vite
Aprendo con le
forbici i vestiti di seconda mano abbiamo tagliato la polvere, le macchie di
sporco e di grasso, gli aloni di sudore, le chiazze giallastre e di vernice. Volevamo
buttarli via, toglierceli da sotto il naso, non usarli per le isole. A Vesna
facevano un certo senso di schifo.
“Ma quest’ascella
la dobbiamo usare? Puzza da morire!”
“Pensa se era il
sudore di qualcuno che aveva appena finito di scopare!”
Altri tessuti volevamo
salvarli a tutti i costi. Sottovesti e vestaglie di seta rossa appena usate, maglie
stilose, eleganti, utili e soprattutto calde. Visto che qui fa ancora troppo
freddo.
Alla fine abbiamo
deciso di usare tutto.
Abbiamo disposto i
pezzi di tessuto seguendo le forme, le scollature, le maniche, i colli, i
cavalli, le etichette semisbiadite e i bottoni: made in turkey, h&m, zara,
petit bateau, made in china, made in bangladesh, superwax holland.
Non avevamo un
modello di isola da copiare e realizzare. Le isole devono essere immaginarie,
devono avere la forma dei nostri sogni. L’unico criterio della composizione era
il colore: il rosso e le sue sfumature. Ammessi, anzi preferiti, tutti i
tessuti con scritte, ricami e fantasie: è importante che si veda che sono
vestiti.
Guardando il fondo
della prima isola, ci siamo rese conto che abbiamo disposto le stoffe in un
modo molto regolare, mantenendo le linee e gli angoli retti. Quella divisione
territoriale così netta non era un’immagine nuova. Artefatta come la cartina
geografica disegnata in Africa dal colonialismo europeo.
“Le isole hanno le
coste frastagliate”
Quando arriviamo
oggi allo Shakirail, il grande tavolo fuori è al sole, si festeggia l’anniversaire
di Marie, le galline sono in giro, tutti pranzano insieme. A tratti non
riusciamo a credere di essere a Parigi, al centro di una metropoli. Una
collettività organizzata, che condivide spazi di vita, creazione, musica,
rappresentazione e cibo. Sono lì da tre anni in convenzione con la SNCF, l’ente
che gestisce le ferrovie (http://shakirail.blogspot.fr/ ).
Per essere un luogo di autogestione precario, continuiamo a ripetere che è un esempio di
organizzazione sostenibile e vivibile rispetto all’economia parigina – dove l’affitto
di 34 mq costa 880 euro più spese- come non ne avevamo ancora visti in giro
per l’europa.
“Lo Shakirail mi
pare un’eccezione, perché gli spazi autogestiti che ho vissuto erano dei luoghi trascurati”
“Vorrei sapere in
che modo il genere influisce nella organizzazione e nel mantenimento di questo
spazio”.
“Non è questione di
trasandato o meno, il fatto è che qui ci passa un sacco di gente, sono luoghi
aperti. E’ normale che non ci sia l’ordine, l’estetica e la gestione di una
casa privata”
“E noi come ci
vogliamo organizzare? ”
Sperimentare forme
di vite ed economie condivise è il nostro engagement di ogni giorno. E’ bello
provarci soprattutto oggi, perché ci hanno raggiunte anche Anton e Perla.
Mancavano solo loro.
Il fondo rosso delle isole è pronto.
+ INFO: iles-postexotiques
Il fondo rosso delle isole è pronto.
+ INFO: iles-postexotiques
shakirail, paris
(antes la duda tu la viuda
pero siempre con tu animal guida)
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