lunes, 28 de noviembre de 2011

Jornades Bordes València


Aquestes són unes jornades autogestionades,
invertides i desviades, obertes a tothom.
 
FALTEN ACTIVITATS PER CONFIRMAR / FALTAN ACTIVIDADES POR CONFIRMAR
 
Data: 2, 3 i 4 de desembre de 2011
Lloc : Mislata (València)
+ INFO AQUI

viernes, 25 de noviembre de 2011

AGENDER Queer Cinema and Future Arts Festival



Il Nuovo Cinema Aquila e www.taxidrivers.it
presentano
AGENDER
Queer Cinema and Future Arts Festival
prima edizione, 9-11 dicembre
Nuovo Cinema Aquila - Via L’Aquila 68, Roma (Pigneto)

Agender è un festival internazionale dedicato al cinema queer e alle arti future, un focus su generi, orientamenti sessuali e corpi, attraversati e raccontati da linguaggi differenti quali cinema, teoria, musica, arte contemporanea, in una visione poliedrica e di ricerca.
Nato da una costola del Tekfestival (2002-2010), Agender debutta come rassegna LGBTI e Queer indipendente: proiezioni, incontri con registi/e e attori/e, performance, presentazioni di libri e happening musicali per aprire il concetto di uguaglianza al rispetto delle differenze, per stimolare l’emancipazione delle diversità, per esplorare le identità non necessariamente sulla base della “norma”. Tre giorni di narrazioni su orizzonti presenti e futuri di culture, economie, politiche e socialità; in poche parole di ciò che, contrariamente all’espressione impropria di “minoranze di genere”, mediante proposte culturali specifiche ha contribuito negli ultimi anni a rinnovare il panorama culturale di Roma, aprendo la città al cosmopolitismo e al confronto con la produzione mondiale. Al fine di restituire una visione a 360 gradi di tale immaginario culturale, Agender si articola in alcuni appuntamenti collaterali alla sezione cinematografica, quali Agender Theory, Agender Arts, Agender Party e Agender Off. 
Agender Movie. Film, corti e documentari italiani e stranieri, alcuni a produzione indipendente altri provenienti dal circuito dei più importanti festival internazionali sono al centro della selezione cinematografica di Agender. Venerdì 9 inaugurano la rassegna le prime produzioni italiane in programma: No Gravity di Silvia Casalino (film sul ruolo delle donne astronaute nell’ingegneria aerospaziale, chiamando in causa le teorie cyberfemministe di Donna Haraway e la prima donna astronauta Claudie Haigneré) e Abbiamo un problema di Canecapovolto (documentario sulla costruzione in Sicilia del “nemico omosessuale" realizzato con un’architettura cut-up sonora e visiva).
Alle 22,50 si prosegue con l’anteprima romana del film vincitore al Festival MixMilano 2011 80EUGEAN di Jon Garaño e José María Goenaga, narrazione sottile e setosa su uno dei temi più complessi della cultura lesbica: il rapporto d'amore tra due donne anziane.
Sabato 10 è la volta della seconda produzione italiana in rassegna: Essere Lucy della regista Gabriella Romano, film di “resistenza” sull’esperienza della transessualità nel campo di concentramento nazista di Dachau.
A seguire il documentario Fake Orgasm di Jo Sol sulla costruzione sociale dei generi attraverso un ironico percorso che dalla falsificazione dell’orgasmo porta alla teoria queer. Sarà presente in sala Lazlo Pearlman, protagonista del documentario e ospite d’eccezione della serata. 
Si prosegue alle 22,50 con il film Romeos di Sabine Bernardi, in cui la regista tedesca indaga sul rapporto tra culture giovanili tedesche, etnie e transessualismo female to male.
Si riprende domenica 11 con un’altra storia di amore complessa, struggente e avvincente, quella tra Genesis Breyer P. Orridge (ovvero l'ultimo fuorilegge del XX secolo, fondatore dei Throbbing Gristle, Psychic Tv e del movimento industrial) e Lady Jaye raccontata nel film di Marie Losier The ballad of Genesis and Lady Jaye: esperienza pandrogina tra i due amanti che, come ultimo atto d’amore, si sottopongono a un intervento di chirurgia estetica per arrivare all’uguaglianza dei loro corpi e creare un terzo essere, diventando loro stessi uno e molteplice.
Dopo Cockettes, il nuovo film di David Weissman e Bill Weber, We were here ci riporta al periodo del contagio da Hiv nella storica comunità di San Francisco, esplorando il ruolo della sessualità, della politica, della società, dell'auto-organizzazione e della comunità lesbica tra devastazione del nuovo male ed eroismo umano, proponendo materiali di repertorio preziosissimi.
In occasione della recente scomparsa del regista underground George Kuchar, la rassegna si conclude con un omaggio all’epopea visionaria dei gemelli-registi Kuchar - padri del filone trash e camp, nonché ispiratori della cinematografia di John Waters – con la proiezione del documentario It came from Kuchar di Jennifer M. Kroot.
Agender Theory. Agender si propone come spazio per la teoria e la letteratura nelle presentazioni letterarie quotidiane (ore 18,30 Foyer del Nuovo Cinema Aquila) insieme agli autori: venerdì 9 Il gioco delle parti (Mondadori) di Laura Schettini, riflessione storico-antropologica sul “travestitismo di genere” in Italia a cavallo tra Otto e Novecento con reading di Silvia Gallerano; sabato 10 da New York la rivoluzionaria dei generi Diane Torr con il suo Sex, Drag, and Male Roles: Investigating Gender as Performance (Paperback) apre uno spaccato di turbolenza, dolcezza, attivismo ironico e libertà con una performance che mette al centro il corpo come campo di battaglia; domenica 11 nel quadro dei porn studies l’editore di QueerFrame, Cosimo Santoro, curatore di Bruce(x)ploitation (QueerFrame), percorso fotografico sulla storia del soggetto queer per eccellenza, Bruce LaBruce.
Agender Arts. Arte contemporanea e fotografia trovano posto in Agender con una un’istallazione di Jacopo Benassi, il fotografo che prende a pugni la vita creando ecchimosi di immagini, dove l’amore per la figura drop-out, per gli esclusi della sessualità lo rende testimone oculare e vittima di se stesso. Considerato l’erede di Diane Arbus, con The ecology of the image (Le Dictateur) Jacopo Benassi ha esposto in tutto il mondo, oggi è impegnato sul fronte editoriale con il blog fotografico e la casa editrice Talkinass (www.talkinass.tumblr.com).
Agender Party. Non poteva mancare il momento danzereccio e festaiolo con il party di Agender che sabato notte vede alternarsi dj e vjs del scena queer e femminista internazionale (tra cui Silvia Trix) nei locali del Nuovo Cinema Aquila.
Agender Prenatal. Giovedì 8 dicembre ore 18,30 aperitivo di presentazione del Festival presso Tuba, bazar erotico e libreria per le donne, in Via del Pigneto 19.

Info e contatti:
 HYPERLINK "http://www.cinemaaquila.com" www.cinemaaquila.com
 HYPERLINK "http://www.facebook.com/agendercinema" www.facebook.com/agendercinema
Ufficio stampa: Monia Cappuccini,  HYPERLINK "mailto:mo.cap@email.it" mo.cap@email.it 333-6762540

domingo, 20 de noviembre de 2011

inaugurazione La migration a Palermo

Il 20 novembre alle 19.00 al Blow Up verrà inaugurato “La migration”, uno sportello e un punto di riferimento per migranti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans). 
Lo sportello verrà gestito da Arcigay Palermo e dall’associazione DiARiA, con la collaborazione di alcune mediatrici dell’UMIP (Unione Mediatori Professionisti), e avrà sede presso il Blow Up, in piazza Sant’Anna 18, tutte le domeniche pomeriggio.
Si tratta di un servizio unico nel centro e Sud Italia: gli unici sportelli attivi sono quelli gestiti a Milano e a Verona da Arcigay.
Come dichiara Ana Vasile, la responsabile: “L’orientamento sessuale e l’identità di genere, nelle varie forme in cui si esprimono, sono causa in molti paesi di discriminazioni , talvolta sancite anche dalla legge, e per questo in tanti sono costretti a fuggire dal proprio paese. Per potere ottenere il diritto di asilo è necessario che la persona migrante dichiari il proprio orientamento sessuale o condizione trans, e tale esposizione puo’ comportare il rischio di emarginazione anche all’interno della propria comunità di appartenenza dalla quale invece ci si aspetta sostegno.
Avendo vissuto in prima persona il disagio ho pensato che sarebbe stato bello potere aprire uno sportello lgbt migranti con lo scopo di offrire consulenza legale psicologica e umana a coloro che lo richiedono”
Tra gli obiettivi de Le migration c’è anche quello di promuovere attività di animazione e di confronto anche al di fuori dello sportello, nelle comunità cui appartengono i migranti o presso le istituzioni, che, in continua emergenza, sono impreparate, e raramente sono in grado di dare risposte adeguate a un migrante omosessuale o trans.
L’inaugurazione sarà domenica prossima, il 20 novembre al Blow Up alle 19.00. Ci sarà un incontro per presentare lo sportello, a cui seguirà un aperitivo multietnico.
Interverranno:
Ana Maria Vasile- mediatrice interculturale- responsabile sportello lgbtqi “La migration”
Abraha Yodit mediatrice interculturale – UMIP unione mediatori italiani professionali
Anna Bucca – presidente Arci Sicilia
Daniela Tomasino- presidente Arcigay Palermo
Manfredi Lombardo – Levana Blow Up

modera
Claudia Brunetto, giornalista


Per informazioni:

viernes, 18 de noviembre de 2011

cuarta muestra itinerante de cine y vídeo indigena

 

El evento, que se celebrará en las ciudades de Castelló de La Plana, València y Alacant, permitirá a las personas participantes conocer de primera mano la vida y las luchas de los pueblos originarios del mundo, contadas por ellos mismos. Este acercamiento se producirá a través de documentales y películas en las que artistas indígenas han adaptado el lenguaje audiovisual a sus necesidades expresivas. Y también, por medio de los espacios de tertulia programados después de cada proyección, durante los cuales, seis creadores y dirigentes de estos pueblos compartirán sus palabras con el público asistente.
El formato propuesto por la Muestra permite de esta manera evitar los acercamientos superficiales, interesados o meramente folklóricos a los que nos tienen acostumbrados otros medios y, en especial, las películas comerciales. Al contrario, se proyectarán trabajos realizados, producidos y/o protagonizados por creadores y creadoras indígenas, siguiendo sus propios marcos culturales, bajo el prisma de su visión específica de la realidad.
La programación -compuesta por documentales, cortos de animación y docuficciones- ha sido elaborada conjuntamente por ACSUD Las Segovias y la Coordinadora Latinoamericana de Cine y Comunicación de los Pueblos Indígenas (CLACPI) y servirá para difundir las realizaciones premiadas en el último Festival Internacional de Cine y Vídeo de los Pueblos Indígenas, celebrado en Quito en 2010.
Entre las personas invitadas, este año nos estarán acompañando:
  • Jeannette Paillán (pueblo mapuche, Chile), coordinadora de la Coordinadora Latinoamericana de Cine y Comunicación de los Pueblos Indígenas (CLACPI).
  • Franco Gabriel Hernández (pueblo mixteco, México), miembro de la Agencia de Comunicación Indígena (AIPIN).
  • Lorena Cabnal (pueblo xinka, Guatemala), fundadora de la Asociación de Mujeres Indígenas de Santa María Xalapán (Amismaxaj)
  • Kukush Wasum Tampet (pueblo achuar, Perú), miembro de la Federación de la Nacionalidad Achuar del Perú (FENAP).
  • Kvrvf Nawel (pueblo mapuche), periodista y comunicador de la Confederación MapucheNeuquina.
La diversidad de los materiales presentados, así como de los pueblos de origen de las personas invitadas, no es sino el reflejo de la propia riqueza del mundo indígena latinoamericano. Una realidad que sigue siendo desconocida para la gran mayoría de nuestra sociedad.
La Muestra cuenta para su celebración con el apoyo y la acogida de La Nau y el Museu Valencià d'Etnologia en València; del Centro Cultural El Claustro en Alacant; y del Centro Social San Isidro y el Museu de Belles Arts en Castelló de La Plana.
En València, el día 18 de noviembre a las 18:00 horas, el Museu Valencià d’Etnologia ofrece a los espectadores de la Muestra de Cine y Vídeo Indígena, una visita guiada a las exposiciones “Horta - Marjal i Secà – Muntanya” que con una mirada contemporánea, nos presentan los objetos y las formas de vida de los valencianos en estas zonas tradicionales de nuestro pasado reciente.


más info 

martes, 15 de noviembre de 2011

exposición exceso de fidex en frax

FIDEX
FIGURAS DEL EXCESO Y POLÍTICAS DEL CUERPO. Ecuaciones culturales y prácticas artísticas de la pluralidad de los placeres, las experiencias y/o las identidades tiene el gusssto de invitares a la inauguración de su exposición el viernes 18 de noviembre en La Fundación FRAX, Alfás del Pí, Alicante
EXCESO DE FIDEX EN FRAX 


"El grupo FIDEX pretende conjugar la teoría con la práctica artística, por ello desde la nueva perspectiva que nos ofrecen los Estudios Culturales, surgidos en los años 80 del siglo XX y eclosionados en los inicios del XXI, pretendemos analizar las reglas sociales, morales y culturales que reforzaon y ampliaron el proceso de construcción del cuerpo individual y del cuerpo colectivo y sus roles genéricos. El cuerpo es pues, el territorio por excelencia que alberga los límites y también el lugar donde todos los excesos tienen cabida."

Tras haber realizado el I Congreso Internacional de "Cuerpos/Sexualidades Heréticas y Prácticas Artísticas. Antecedentes en el Estado español", haber participado en diversas exposiciones y, destacando la construcción de la web C.U.E.R.D.A.S (Centro on-line para Usos de Estudios y Recursos de Documentación Artístico-teóricos vinculados al binomio Sexo-género), en esta ocasión FIDEX mostrará el trabajo resultante de la conjugación de la teoría con la práctica artística de los miembrxs del grupo: Imma Mengual, Javier Moreno Pérez, O.R.G.I.A (Sabela Dopazo, Carmen Muriana, Beatríz Higón y Tatiana Sentamans), Raquel Puerta Varó, Lourdes Santamaría Blasco, Daniel Tejero Olivares, Deif Vila y Mª José Zanón

Para quién no pueda asistir entonces, les informamos de que las fechas de la exposición son:
Del 18 de noviembre de 2011 al 8 de enero de 2012

miércoles, 9 de noviembre de 2011

LAS 10 TORTURAS CAPITALES (EN PATRICIA HERAS) Por Silvia Villullas



 Echo muchísimo de menos a Patri. Aunque ya no lloro varias veces al día sí que lo hago varias veces a la semana. Me duele el pecho cuando recuerdo. Me duele su dolor. Quise ser su ángel salvador pero no fui más que una tirita en una herida de dimensiones inabarcables de donde salía sangre a borbotones.
 Esa herida quizá tenía un origen genético o quizá no tuvo mucha suerte con su primer entorno. Pero lo que desde febrero de 2006 impidió que hubiera cura para ese corazón tan grande y tan herido fue el verse sumida en una acusación que comenzó como asesinato y que acabó como atentado a la autoridad y lesiones.
 El primer hachazo fue su detención en el Hospital del Mar y su posterior encierro en el calabozo, sufriendo torturas psicológicas y siendo grabada con una cámara para no dejar lugar a duda de lo que tenían que declarar los policías que la iban a acusar (Victor Bayona y Bakary Samyang, condenados por torturar a Yuri Sarrán, simular delito de tráfico de drogas y falsificar el atestado).
 A partir de ahí vienen una larga lista de torturas que voy a intentar resumir como las que a mí me parecían tremendamente dolorosas:
1) El peregrinaje semanal a la Audiencia Provincial para firmar, como medida cautelar. 5 años y 7 meses, es decir, 288 semanas yendo a firmar a la puta sección 8ª de la Audiencia, viendo a los mismos putos funcionarios, que si bien en un principio la miraban como a una delincuente antisistema finalmente quizá cuestionaron esta impresión inicial.
2) El ver como su versión era cuestionada, incluso por su propia familia. No tuvo apoyos de los suyos, quizá su abuela era la única con la que se relacionaba de forma amable. Su hermano, “desaparecido” desde verano del 2009, no era más que una losa. Cuando su madre la llamaba sólo era para contarle sus propias penas. Su padre, no desaparecido pero ausente.
3) El papel de los abogados durante el juicio ante la Audiencia también fue una tortura, no sólo por el hecho de que su trabajo fue lamentable, sino porque Patri fue presionada para que reconociera su culpabilidad en aras de obtener un trato mejor. Si bien nunca reconoció su delito sí que fue aconsejada para que pagara la responsabilidad civil a los guardias, lo cual se volvió en su contra, pues sin era inocente ¿por qué había resarcido a los policías? En la vista el único letrado que mereció su minuta fue Don Gonzalo Boyé, defendiendo la inocencia de Rodrigo.
4) Y enlazando con lo anterior, tortura económica. Patri se vino a Barcelona con la indemnización por despido de su trabajo en Madrid, unos 6.000 euros, los cuales tuvo que emplear casi íntegramente  en el pago de las minutas de abogados y procuradores que de nada le sirvieron.
5) Tortura de innumerables reuniones en el FAGC para montar fiestas y reunir fondos para ayudar económicamente  a Alfredo y a ella. Tortura de mangoneo y nepotismo a cargo de su  presidente.
6) Tortura de vivir cada fin de semana como si fuese el último, con las consecuencias que ello acarrea. No soy una abanderada de la vida sana pero la presión de un futuro absolutamente incierto se puede convertir en una espiral de nada a lo que agarrarse que conduce a la depresión.
7) Tortura de infinitos recursos jurídicos y de peticiones de indulto. Una vez que se publicó la sentencia de la Audiencia de Barcelona, el 15 de enero de 2008, había que recurrir al Tribunal Supremo. El cual no emitió su fallo hasta el 12 de junio de 2009. Tortura en espera de la ejecución de la sentencia del Supremo. Desde el 12 de junio de 2009 en cualquier momento podían llamar de la Audiencia y decir, venga, pa la cárcel. Pero no lo hicieron hasta octubre de 2010. Es inimaginable esa sensación de que en cada momento puede aparecer en tu casa un Mosso y cogerte del brazo y decirte, vamos, game over. Un año y tres meses pensándote si coger la maleta y fugarte de toda esta mierda. Arrepintiéndote cada día por no hacerlo.
Tortura de vivir en una cárcel construida de papel durante casi cinco años, una cárcel que te impide viajar, amar, vivir.
 8) Tortura de que unas horas antes de entrar en prisión llegue la noticia del indulto a Alfredo. Son demasiadas las preguntas sin respuesta sobre este tema. Tortura de por qué él y no yo. Porque soy mujer.  Efectivamente, el machismo mata.
9) Y la segunda peor tortura: LA PRISIÓN DE WAD RAS. Aunque intentaba siempre mostrar una cara amable a la gente que la visitaba los fines de semana, yo, que la visitaba casi a diario como su “abogada” veía su sufrimiento diario, sus lágrimas de impotencia ante al tortura de tener que decir a los hijos de puta de la Junta de Tratamiento que no iba a reconocer el delito, que era inocente. “Inocente entre rajas”. Bromeábamos con hacer una peli porno en la cárcel. Pero lo cierto es que la sordidez de la prisión no la conoce nadie más que quien la haya sufrido en sus propias carnes. Aún recuerdo nuestro único bis a bis, ella no me quería besar porque tenía las encías tan inflamadas e infectadas que desprendía un aliento que hacía daño.
10) Y la tortura final y la más dura, ya que destruyó toda la energía que le quedaba: EL PUTO TERCER GRADO.
 Es una forma de tortura muy perversa. El “papá Estado” como le llamaba ella te deja salir de la cárcel para ser una mujer integrada en el sistema. Era muy positivo tener pareja y por ello entramos en esa ficción (la realidad es que siempre vivimos una no relación muy complicada, aunque llena de amor). A Patri le destrozaba la vida del tercer grado y el futuro incierto de no saber hasta cuando iba a durar esa situación. Dormir en una celda con otras 7 personas, levantarte a las 7 de la mañana, ir a currar, salir de currar e ir de nuevo a dormir a la cárcel. Y los fines de semana como un oasis en el desierto. Hasta que llaga el domingo a las 8 de la tarde y tienes que volver a esa realidad. De depresión, de tristeza, de rabia, de impotencia, de frustración.
El tercer grado es una tortura, como concepto, no hace falta relatar las inmundicias que se producen en prisión. Esa sensación de falsa libertad erosiona día a día tu autoestima, la esperanza y las ganas de vivir. Para qué.

domingo, 6 de noviembre de 2011

DES MONTAJE sabado 12 noviembre


El 4F es uno de los más polémicos casos de corrupción policial, judicial y gubernamental que ha vivido la ciudad de Barcelona en los últimos años.

El 4 de febrero de 2006 alguien arrojó una maceta desde una casa ocupada (propiedad del Ayuntamiento) en la que se celebraba una fiesta, dejando herido de gravedad a un agente de policía. [1]
El Ayuntamiento y la policía, ante la imposibilidad de averiguar quién había lanzado la maceta (pues dentro de la casa había unas 3000 personas) decidieron crear un montaje inculpando a gente inocente que no estuvo dentro de la casa y algunxs ni siquiera en la zona. Las consecuencias directas del montaje se pueden describir así:
- Álex Cisternas y Juan Pintos pasaron 2 años en prisión preventiva y otros tantos en prisión y tercer grado.
- Rodrigo Lanza pasó 2 años en prisión preventiva y hasta la actualidad sigue encerrado.
- Álex, Rorigo y Juan fueron torturados durante la detención y en los posteriores días de calabozo por la policía; su denuncia por torturas nunca prosperó.
- Patricia Heras pasó 2 meses en prisión y 4 meses en tercer grado hasta que el 26 de abril de 2011 decidió quitarse la vida.
El primer juicio (en la Audiencia Provincial de Barcelona, febrero de 2008) se desarrolló con múltiples irregularidades, no se aceptaron las pruebas de la defensa y la única prueba de la acusación fue el testimonio de dos guardias urbanos: Bakari Samyang y Víctor Viedma. Se presentó un recurso al Tribunal Supremo (julio de 2009) que ratificó la sentencia y aumentó las condenas (“eso por quejarte”). Actualmente estamos a la espera de una respuesta del Tribunal Constitucional, ante el que se presentó otro recurso.
Ahora, para desmontar esta estrategia de la policía y el Ayuntament de Barcelona para crear chivos expiatorios contamos con una nueva herramienta que acaba de salir a la luz:
Los agentes de la Guardia Urbana que fueron la pieza clave del caso, Samyang y Bayona, irán a prisión por torturar al hijo de un diplomático (Sentencia de la sección 5ª de la Audiencia Provincial de Barcelona, de 17 de octubre de 2011). La sentencia también evidencia que simularon delito y falsearon el atestado, lo que cuestiona sobradamente la credibilidad de sus declaraciones como testigos de cargo en el caso 4F.
Además, Amnistía Internacional (ver informe “Sal en la Herida”) y las defensas denunciamos las torturas sufridas por los acusados del 4F y un sector de los jueces de Barcelona nos trató de mentirosos. La juez del Juzgado de instrucción 18 de Barcelona, Carmen García Martinez, se negó a investigar las torturas sufridas: Su trabajo estaba contaminado, no podía instruir los dos procesos a la vez.
Parte del juicio penal se perdió pero el juicio histórico se está ganando, y para ello necesitamos la máxima difusión de esta dramática historia de corrupción, torturas, secuestro y muerte.
Ayuda a difundir la verdad, que el siguiente proceso del caso 4F (el recurso en el Constitucional) pueda ser por fin basado en la justicia y no en la mentira.
Que la denuncia por las torturas sufridas por Rodrigo, Álex y Juan prospere y se reabra, ya que los acusados de entonces (Samyang y Bayona) son los mismos torturadores ahora condenados.
[1] En el primer minuto de este vídeo se pueden oir las declaraciones del 4 de Febrero del 2006 del entonces alcalde de Barcelona Joan Clos en Cataluña Radio explicando que el golpe había sido originado por una maceta lanzada desde el edificio okupado.

jueves, 3 de noviembre de 2011

videoarmsidea en Chile en el festival Cine//B 4

los vídeos de pornodrama y pornocapitalismo estarán en Santiago de Chile en el festival Cine//B_4 en la sesión Muestra postporno, con ellos tambien Quimera Rosa, PostOp, Lucía Egaña y Subporno.




"Si tuviésemos que hablar de una revolución en la pornografía, la referencia a aquello que ha sido denominado como Post-porno resulta inevitable. Y al mismo título hemos decidido acudir para denominar un tipo de pornografía que viene después y contra sí misma, tras un quiebre que ha sido inaugurado por nuevos estilos y discursos en la realización del porno clásico y convencional. Así, encontramos un porno que interrumpe la produ...cción más comercial, sus representaciones hegemónicas de la sexualidad y la industria masturbatoria que lo alimenta. Se trata de un porno audazmente reflexivo y experimental, capaz de instalar interrogantes ausentes en la pornografía tradicional, fisurando sus convenciones estéticas y narrativas. En este escenario, la hibridación juega un papel fundamental, gracias a la compenetración del cine con la performance y el videoregistro, además de aquellas producciones en se propone un porno en intersección con géneros documentales, humorísticos, ficcionales, dramáticos y musicales."