il circolo della rosa accoglie un arcipelago di storie, intreccia pratiche genealogiche femministe e immerge le radici nel mare.
inaugurazione ore 18
dal 29 aprile al 22 maggio
circolo della rosa, via s. felicita 13, verona
ideadestroyingmuros è un collettivo femminista che dal 2005 si dedica
alla creazione artistica comunitaria ed è oggi attivo tra la Spagna e
l'Italia.
La sua produzione è orientata allo sviluppo di pratiche
genealogiche nate in situazione di diaspora e di pratiche legate alle
identità territoriali, specialmente in relazione critica alla
costruzione del contesto europeo.
Era da dodici anni che non andavo ad un matrimonio. Pochi amici che c( r )edono al grande passo. Questo, era nella premessa, non sarebbe stato proprio uno di quelli classici. E non solo per quello che può saltare agli occhi. Quando avevo chiesto qualche info sul dress-code mi era stato detto “tipo clan dei Casamonica”: solo senza l’elicottero.
Così quando gli sposi sono arrivati su una carrozza trainata da un
cavallo belga da tiro, uno di quelli con i pantaloni a zampa di
elefante, ho capito che “tipo” non era un modo di dire. E mi sono pentita di non aver osato qualche colore sgargiante, un lembo leopardato: mannaggia a me e al mio imprinting dark. In ogni caso nemmeno nel rito ufficiale le cose sono state proprio solo ufficiali.
Prima che iniziasse tutto, le Battonz hanno letto una cosa simpatica,
un po’ in spagnolo e un po’ in italiano, che raccontava in rima la
storia degli sposi, che è la storia di una grande casa, di decine di
persone; che parla diversi linguaggi, che è cresciuta fra musiche e
profumi di spezie, vaniglia e caffè. Detta così sembra seria (perché è una storia seria) ma faceva ridere e abbiamo riso. Poi una zia della sposa, di punto in bianco, chitarra alla mano, ha cantato One Love. E lì, io che sono una lacrima facile, mi sono commossa. Non c’era verso di far iniziare il rito ufficiale. Quello con le formule.
E comunque anche dopo la lettura degli articoli, delle cose che si
devono dire per stabilire il contratto, il sindaco ha detto cose tipo:
bisogna piantare radici profonde per poi sradicarsi. La cosa delle radici piantate e contemporaneamente da divellere mi è piaciuta tanto. Anche perchè sarebbe l’unico modo per far andar meglio le cose.
Poi, seguendo un rito africano, ha mescolato in un vaso le erbe
dell’Istria e quelle del Senegal, a simboleggiare l’unione di due paesi,
oltre che delle persone. Di solito si fa con la sabbia. Si mescola terra. Però non era a disposizione e quindi hanno trovato le piante. E mi è piaciuto di più, sempre per la faccenda delle radici. Tutto questo è avvenuto con traduzioni simultanee: italiano/francese; spagnolo/italiano. C’è stato anche un “de puta madre” rimbombato nella sala comunale che la traduttrice ha avuto l’accortezza di non riportare.
In stile clan dei Casamonica, all’arrivo all’agriturismo (la colonna di
automobili, con il padre della sposa in testa, velocità tra i 95 e i
100 kmh, perdeva per la strada almeno un paio di vetture non avvezze
alla velocità e alle strade friulane), tra lo sbalordimento generale
faceva la sua apparizione l’album con le foto della cerimonia celebrata
un’ora e mezza prima.
C’è stato un altro momento in cui mi sono pentita del mio abbigliamento: non aver portato il cambio delle scarpe. Ai matrimoni è un classico togliersi il tacco per mettere la scarpa comoda per ballare.
In questo caso sarebbero servite delle scarpe robuste, anche i miei
Martens, per la partita Italia-Senegal che si è disputata nel
pomeriggio. Palloni regolamentari, striscioni, magliette azzurre scritta bianca ITALIA e magliette gialle scritta verde SENEGAL. Quando hanno iniziato a distribuire le maglie ho capito che non c’era storia. Si poteva decidere a tavolino. Nessuno ha preso scommesse.
Ma visto che c’era anche l’arbitro, vestito da arbitro, la partita è
stata eroicamente disputata anche dagli azzurri e vinta 6 a 2 dagli
africani.
Mi sono dimenticata di parlare dei colori. O forse si è già capito che ce n’erano diversi. Comunque i confetti erano gialli-rossi e verdi. Il vestito della sposa invece era rosa. Come quel lago in Senegal. Come quel lago in Australia. Posti da cui si è partiti e a cui eventualmente tornare. Di nuovo le radici sradicate. La torta era rossa come le cose potenti: il sangue, la lotta, il fuoco; come la carne.
Agli sposi ho regalato un cuore. So che è scontato, ma è stato il cuore a trovare me. In una busta nera (un po’ per il discorso Casamonica-Unconventional People; un po’ per caso) agli sposi ho scritto delle cose. La tradizione, in Italia, vuole che il matrimonio sia rappresentato da diversi materiali.
Nei primi anni l’anniversario è di carta, cotone, seta; poi via-via
diventa sempre più consistente come i metalli o le pietre preziose. Si parte da materiali che la tradizione identifica come fragili e si arriva all’infrangibile. Come le nozze d’oro. I più fortunati e longevi arrivano al diamante. Ho pensato di raccogliere in parole e immagini tutti i materiali di cui è fatta una vita insieme. Nella tradizione manca, secondo me, un elemento. E’ per questo che le tradizioni vanno sovvertite. Bisogna scavare dove si è nati per trovarle e poi scagliarsi lontano per ritrovarsi. L’elemento che non c’è l’ho trovato sul greto del fiume. Che in questo caso non è solo il “mio” fiume perché è anche il fiume della sposa, che sta sull’altra sponda. E’ un fiume, il nostro, che se c’è l’acqua quella della piena; non c’è verso, fa paura e non si può attraversare. Ma di solito nel suo scorrere apparentemente tranquillo ci sono diversi posti in cui il guado è possibile. Soprattutto a Casarsa. Se non ci fosse questo fiume, non ci sarebbe neanche questa porzione di pianura fatta di sassi e acque che ci fa da casa. Anche se non si vede, anche se la sua potenza è tutta sotterranea. Sul letto del fiume ho trovato un sasso a forma di cuore. Ma sono i sassi che trovano me, a dire il vero.
Questo è particolare perché del più potente dei muscoli ha consistenza e colore. Non è una cosa per fighetti insomma. E potrebbe anche spaccare una vetrina volendo. Non è che puoi arrivare a tutti i matrimoni con un sasso. Ma qui ho potuto sovvertire il vocabolario; e la definizione “cuore di pietra” ha subìto una metamorfosi.
Quando il sindaco parlava di quelle radici e di quel eradicamento a me è
venuto in mente il concetto di unità nella diversità che mi piaceva
tanto quando stavamo al Centro Sociale. Non è che sia facilissimo,
ma è l’essere diversi e distanti e simultaneamente complementari e
connessi che può far rotolare questo pianeta in un modo leggermente
migliore.
il y a trois jours j'ai rêvé être soit au japon soit en chine et de prendre l'avion
je pense que c'est à cause du fait d'avoir rencontré au para todos un des stagiaires pizzaiolo qui devait partir en chine on était au para todos la soirée de collecte d'argent pour le réfugiés on
a fait i pizzaioli moi et ce jeune qui devait partir dans une semaine
sur le contact d'un ancien qui avait fait la formation et qui se
trouve être en chine tous les ans il ouvre un ou deux pizzeria en chine après avoir un peu discuté avec le jeune qui devait partir je lui ai demandé si il connaissait quelqu'un en chine s'il avait des contacts ou bien sil avait une connaissance de la langue chinoise “tu sais parler chinois? ou français? ou bien anglais?” et sa réponse a été un hochement de la tête pour dire no a toute ces questions. “je ne parle qu’ italien”
*****
ainsi il y a trois jours j'ai rêve être soit au japon soit en chine et de prendre l'avion pour quitter le pays au moment de décoller un
homme fait irruption sur la piste et tire en direction de l'avion
après plusieurs tires ratés il finit par toucher l'avion qui, après avoir décollé, s'écrasait dans la mer et coulait d’ un seul trait avec une vitesse hallucinante moi, un jeune et un vieux nous nous disions qu'on aller se noyer parce qu'on savais pas nager
par la suite on avais vu une bouée de sauvetage on s'y est agrippé pour remonter à la surface on était à une grande profondeur et à mi-chemin vers la surface le vieux lâche la prise et commence à couler j'ai l’agrippais par le bras me forçant de toute mon énergie pour le retenir et pour remonter avec lui mais moi même je commençais à perdre souffle et j'ai fini par le lâcher
au moment où je sentais la vie me quitter c'est là que me réveil en sursaut
dans un rêve la mort signifie une longue vie et l'eau une benediction
*****
arrivé
à paris quelques mois après je revois une vieille connaissance, un
parent par alliance du fait qu'il était un ami et qu'il a toujours fréquenté la maison on
se voit avec mon frère que j'avais pas revu depuis quinze ans et je lui
raconte mon voyage depuis le sénégal passant par le maroc le portugal
l'allemagne pour arriver à paris et par l'ironie lui il me répond que
“t'as atterri, moi j'ai accosté”
et ne comprenant pas il finit par me dire qu'il y a dix ans il est arrivé depuis le sénégal par pirogue avec des pêcheurs du nord du sénégal un voyage de cinq jours en haute mer sans
trop de difficultés et sans une grande préparation mais qu'il avait
voyage avec des pêcheurs d'une grande connaissance de la mer
tre giorni fa ho sognato di essere in giappone o in cina e di prendere un aereo
penso perché avevo incontrato al para todos uno stagista pizzaiolo che doveva partire per la cina eravamo al para todos la sera della raccolta fondi per i rifugiati e il viaggio ad idomeni abbiamo fatto i pizzaioli io e questo ragazzo che doveva partire la settimana dopo, contattato da un altro che aveva fatto la formazione tempo fa ed ora abita in cina tutti gli anni apre una o due pizzerie in cina, dopo avere discusso un poco con questo ragazzo che doveva partire gli ho chiesto se conosceva qualcuno in cina se aveva degli amici o se sapeva parlare cinese “parli cinese? francese? inglese?” ha scosso la testa per dire no a tutte le mie domande “parlo solo italiano”.
***** cosi’ tre giorni fa ho sognato di essere in giappone o in cina, e di prendere un aereo per partire al momento del decollo un uomo fa irruzione sulla pista e spara in direzione dell'aereo dopo vari tentativi andati a vuoto riesce a sparare sull'aereo che, dopo avere decollato, si schianta nel mare e affonda in un momento ad una velocità allucinante io, un giovane e un vecchio ci diciamo che annegheremo perché non sappiamo nuotare
vediamo un salvagente ci aggrappiamo per risalire in superficie eravamo ad una grande profondità e, a mezza strada verso l'aria, il vecchio lascia e inizia ad annegare lo prendo per un braccio sforzandomi con tutta la mia energia per trattenerlo e risalire con lui ma anche io inizio a non avere più fiato e lo lascio
e quando sento che la vita mi sta lasciando mi sveglio di soprassalto
sognare la morte allunga la vita sognare l'acqua è una benedizione
***** arrivato a parigi qualche mese dopo
rivedo una vecchia conoscenza, un parente, un amico che ha sempre frequentato la casa ci vediamo con mio fratello che non vedevo da quindici anni e racconto loro il mio viaggio dal senegal passando in aereo dal marocco il portogallo la germania per arrivare a parigi e per ironia lui mi risponde “tu sei atterrato, io ho accostato”
e siccome non capisco mi spiega che era arrivato dieci anni fa dal senegal con una piroga con dei pescatori del nord del senegal un viaggio di cinque giorni in alto mare senza troppe difficoltà e senza una grande preparazione
perché aveva viaggiato con dei pescatori con una grande conoscenza del mare.
(sogno mentre prepariamo le immagini della locandina)
la festa si dava dentro una casa decorata stile anni ottanta.
i soprammobili erano giocattoli ispirati a cartoni animati dell’epoca.
per quanto questa casa cercasse di essere accogliente, divertente e giovanile provavo un senso di noia e disagio.
mi chiedo se quello che una casa trasmette sia lo specchio di chi ci vive.
era chiaro che per quelle persone il tempo si era fermato all’età dell’adolescenza, agli eterni diciotto anni.
gli invitati erano verso i trenta e più.
giovani soddisfatti del loro status di illimitata possibilità
sessuale, si scambiavano battute frivole basate su generalizzazioni
imbarazzanti per trovare punti in comune là dove non ce n’erano.
sul tavolo del salone patatine, salatini, tramezzini, cocacola e le immancabili birre.
nessuno aveva voglia di conoscere l’altro. tutto si fermava ad una superficialità poco sincera.
mentre si divertono, vado in terrazza e prendo una pianta. ricordava la forma del rosmarino.
era totalmente secca, sporca dalla polvere delle macchine, come se non avesse avuto acqua da mesi, e con le radici scoperte.
mi rendo conto che devo andare via dalla festa, restare sarebbe
assurdo e totalmente inutile. non sopporto di dovermi relazionare a
discorsi che riuniscono le peggiori banalità quotidiane. l’impressione
di perdere tempo mi spinge, la pianta in mano, un discorso a metà.
sento crescere dentro una profonda felicità per non essermi accontentata
della banalità.
il prima possibile devo prendermi cura di questa pianta.
devo regalarla ad un’amica che non vedo da anni. come una promessa di ritorno e di riunione.
cosí in un salto mi ritrovo a granada nel ristorante
dell’albaycîn presso cui avevo lavorato quando vivevo lì. sembrava ci
fossi arrivata camminando da Valencia. nella terrazza dove il cuoco
coltiva la menta, appoggio la pianta e cerco un vaso. continuo ad
incontrare tante persone che non vedo da troppo tempo: il cuoco, la
cameriera del verde luna, la madre del cuoco, amiche, giulia e chiara.
tutti erano felici di rivedermi, io sono euforica ma preoccupata per la
pianta.
ci parliamo di tutto quello che era successo in questi anni. il
proprietario si fida di noi, ci lascia fare quello che vogliamo.
sembra che il tempo passi velocissimo, non capisco se sono ore o giorni.
continuo ad incontrare e parlare con tante persone. tutto sembrava
scorrere ad un'altra velocitá.
quando mi ricordo della pianta penso che cercare un vaso non abbia più
senso.
mi avvicino triste per non avere mantenuto la promessa e quando la
ritrovo vedo che la pianta era diventata un albero.
era cresciuta in orizzontale i rami erano cresciti da mezzo centimetro a
quasi 10cm di diametro, era verde e sana e con le radici scoperte.
non ci sono promesse che non si mantengono, se non altri modi di stare assieme.
aspettando l'inaugurazione dell'esposizione “radici
nel mare” di ideadestroyingmuros. ore 18,00 presso il circolo della rosa
(verona). cena alle 20,00 a contributo
Partiendo
de la premisa de que el ámbito de la cultura no es sólo un espacio de
manipulación sino también de conflicto, (…) los medios y prácticas
culturales pueden ser herramientas de liberación [1], la XVI Mostra del
Llibre Anarquista de València presenta “AnARCO: arte liberal vs arte
libertario”. Este proyecto nace a raíz de la exposición “Arte y
propaganda libertaria” iniciada en octubre de 2015 en el espacio
Encarnación González 8 de Vallekas, y pretende generar continuidad y
apertura a nuevos debates en otros nodos o espacios futuros. En
un mundo actual dominado por los valores del mercado liberal, en el que
se desarrolla un arte altamente marcado por sus dinámicas capitalistas,
queremos plantearnos si puede existir un arte libertario que haga
frente al mundo liberal. Con esta exposición pretendemos explorar los
diferentes aspectos del imaginario anarquista en la actualidad y
reanimar la reflexión sobre la práctica artística y su papel o utilidad
desde el punto de vista libertario. En este sentido reunimos
diferentes voces y miradas que de una u otra manera piensan “operar” en
el terreno de lo libertario. Se trata de diversas prácticas artísticas
que a veces “des-reconocerían” la figura del genio, que en ocasiones
rechazarían las jerarquías, pondrían en evidencia los gestos vacíos del
mercado, y librándose de cánones estéticos y gustos predominantes
podrían estar proponiendo un arte libre, desobediente, comprometido con
la resistencia. Se trata de propuestas artísticas que se desarrollarían
en la iniciativa y praxis individual o colectiva, poniendo énfasis en el
interés, la sensibilidad y la acción colectivas. A veces reconocerían
lo común como el hábitat natural de lo artístico y la fusión arte-vida
como un ideal necesario, en un panorama especialmente adverso.
debate viernes 08/04, a partir de las 19h en el CSOA L’Horta, Benimaclet: Belín Castro (Burgos), CreArtEducAcción Comunitaria, Democracia (Madrid), Luis Navarro Monedero (Madrid), Nelo Vilar (València)
presentaciones trabajos sábado 9 de abril las 18h en Cabanyal Horta #lacasadeloso, Carrer Mediterrani 37, Cabanyal: Sitesize (Barcelona), Xelo Bosch y Cyrille Larpenteur (Valencia), A Tiro Hecho (Valencia), Isaías Griñolo
Faltan pocos dias para apoyar el verkami del documental EnFemme
Descripción del proyecto
EnFemme no es solo un documental sobre el cross-dressing en el contexto catalán. EnFemme (en mujer)
es el nombre del club que ha sido el refugio, ha dado alas y ha
acompañado a muchas personas a dar pasos al frente. Con este proyecto
somos testimonios del nacimiento de una comunidad.
El proyecto nos muestra los vínculos en el interior del club, el
apoyo a los proyectos corporales e identitarios, el reconocimiento del
deseo y el dolor ajeno; también en el seno de las familias. Busca
fortalecer alianzas entre personas y colectivos que trabajan para el
reconocimiento de una libre presentación del cuerpo y expresión del
género, y para la erradicación de las violencias de género y la
LGTBIfobia.