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sábado, 22 de diciembre de 2012

COLLETTIVO FEMMINISTA e LESBICO

Dal 2006 a Venezia ci battiamo contro il sessismo, l’omofobia, la lesbofobia, la violenza di genere attraverso ogni mezzo disponibile creando un discorso organico che vada dalle lotte sul territorio per la difesa dei diritti delle donne, alle lotte su scala nazionale ed internazionale, alla comprensione di una soggettività più complessa come quella LGBTQ.
Per informazioni, chiederci consigli, chiederci aiuto, e anche per criticarci, scrivici: vengoprima[at]inventati.org






Questo video è uno strumento di denuncia, di informazione e di lotta, nonché un gesto di vicinanza a chi ha vissuto esperienze simili.
É un invito a difendere con le unghie e con i denti il nostro diritto di scelta, fondamentale tappa del processo di autodeterminazione della donna.Siamo stanche di chi condanna l’aborto senza alcun riguardo per la storia della persona. Ogni donna sa se quello che sta vivendo è il momento giusto oppure no per avere un figlio. Può non esserlo per molti motivi. Possono sorgere conflitti di coppia, ci si può non sentire “predestinate” alla maternità, si ha già il numero di figli desiderato, si è sotto il giogo della precarietà o della disoccupazione e l’assenza di un vero welfare impedisce di fare questa scelta serenamente. Oppure, si è donna single o lesbica che vorrebbe essere madre, ma in questo paese le viene impedito per l’impossibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa. Anche per questo riconosciamo in chi condanna l’aborto non  un appello alla “vita”, ma una volontà “normalizzante” rispetto a cosa è o deve essere la famiglia e rispetto a cosa deve essere l’individuo: uomo o donna ed eterosessuale.Il crescente numero di obiettori di coscienza mette a rischio la nostra possibilità di scelta. Lo stigma morale che spesso ci viene addossato da parte di certo personale nelle strutture pubbliche la rende oltremodo difficile.Vogliamo vivere in un paese laico e rifiutiamo qualsiasi interferenza confessionale all’interno delle strutture sanitarie pubbliche. Vogliamo consultori pubblici che forniscano un’informazione corretta sulla sessualità, sulla contraccezione, sulla gestazione, sull’interruzione di gravidanza e su ogni altra questione che riguarda la nostra salute e i nostri diritti. Diritti che non sembrano mai davvero acquisiti, se ciclicamente vengono messi in discussione.Non accettiamo il sistema patriarcale e tradizionale, propagato da stato e chiesa, che impone la famiglia eterosessuale come base della società e diffonde idee sessiste – maternità come destino naturale di ogni donna –  e omofobe – impossibilità per le lesbiche di esercitare il diritto alla maternità.Non abbiamo bisogno di guardiani della morale, vogliamo scegliere sui nostri corpi.Sulle nostre vite sappiamo scegliere.
http://vengoprima.noblogs.org/about/

jueves, 11 de octubre de 2012



finalemente compilo questo report, un po’ complesso perchè fatto a + mani…. premetto brevemente una descrizione e le mie riflessioni poi includo la cartella dei disegni fatti e le riflessioni che stanno emergendo dalla corrispondenza scritta che ci stiamo scambiando fra le partecipanti del laboratorio con il fine (anche) di creare un libricino con i disegni e perchè no anche con alcune storie! (premetto che i plurali sono al femminile per scelta e per la reale maggioranza di partecipanti di bio_donne…)il laboratorio si è articolato in quattro parti per cosí dire:

1_ TETTA POWER grazie ai poteri della tetta power (tetta giocattolo anti stress) abbiamo rotto il ghiaccio lanciandoci la tetta le une alle altre, presentandoci. continuando il gioco abbiamo lanciato la tetta dicendo le prime parole anche zozze (poche a dir la verità) che ci venivano in mente pensando al sesso: figa, culo, gemito, pompino, penetrare, godere, clitoride, toccare, lingua, accarezzare, pene, cazzo, vagina, tette, sentire, sudore, pelle, …. In seguito abbiamo fermato il gioco per riflettere sulle parole dette e capire perché in questo flusso non compariva per esempio gomito o spalla (punti erogeni e erogenizzabilissimi), mattarello, (utilissimo dildo casereccio) oppure mestolo (ottima paletta per spanking, o meglio sculacciata), piuttosto che nero, cinese, moncherino.

2_PROPOSITIIl laboratorio ha continuato con una riflessione che partiva dal gioco della prima parte. Far riflettere su come la sessualità sia una costruzione culturale che agisce profondamente nella fantasia, nei corpi e limita nelle sue possibilità l’autocoscienza, la coscienza collettiva, oltre che la ricerca del piacere. Il contesto socio-politico ed economico capitalista agisce direttamente nella nostra carne e nella nostra stessa muscolatura: -la profonda centralità della genialità, per esempio, emargina tutte quelle pratiche che sperimentano altre forme dislocate e fantasiose di cercare e giocare con il piacere, non relazionate direttamente con l’orgasmo, -la repressione si traduce per esempio in una contenzione muscolare che ci impedisce di fluire liberamente, come accade spesso nell’eiaculazione femminile o squirting, -il consumismo si attua nella fretta di vivere la sessualità come un prodotto con un fine chiaro e definibile che è l’orgasmo, il più delle volte non condiviso da entrambe le persone. Il proposito del laboratorio è stato praticare la rottura della paura alla pagina bianca come strumento applicabile alla nostra vita! Chiaramente il mezzo è stato il disegno ed il canale la sessualità.vorrei fare una citazione tratta dal libro “psicosoma” di Ken Dychtwald per far emergere come il nostro corpo traduce ed incarna profondamente il nostro intorno morfogenetico, oltre che socio-culturale ed economico.Smisi di “avere” un corpo e per la prima volta cominciai a capire che io “sono” un corpo e che il mio corpo “è” me. Perciò mi trovavo costretto ad affrontare ila possibilità che il mio corpo rivelasse, tramite la sua forma e la sua fluidità, la mia storia e la mia vita. A quanto pareva ogni curva, ogni muscolo, raccontava un certo capitolo, una certa costellazione di relazioni, la cui accumulazione era diventata l’immagine di me stessa, era diventata “me”. Evidentemente mi ero tradotto nella carne ogni volta che avevo creato e ricreato me stesso.

3_CARICAMENTO E  DISEGNIDopo la riflessione e la breve descrizione dei propositi del laboratorio siamo passate alla fase riscalda-mente in questa fase abbiamo fatto un esercizio di respirazione di pancia per rilassarci e connettere meglio con noi stesse, sentirci nella nostra complessità  (troppo spesso infatti il nostro corpo subisce l’imperialismo del capo, oltre che del capitale)  anche accarezzando il proprio corpo, durante cinque minuti circa, e poi abbiamo fatto forti vocalizzi ripetendo ah ah ah sempre più forte per emettere l’energia e caricarci. In un subidón=salita di energia ci siamo messe a fare. Abbiamo disegnato ognuna ciò che sentiva, voleva, visualizzava, desiderava, cercando di lasciare la fantasia fluire!
Qui trovate gli esempi dei disegni fatti.

4_DIBATTITO
Una volta disegnato si è aperto il dibattito con la prima domanda “che cos`’e il post porno”. Anche se il laboratorio nelle sue premesse voleva omettere la parola post porno per non caricare già di aspettative la riflessione sulla politicità della sessualità, è stato inevitabile, per varie questioni e anche perché il post porno riflette e sperimenta il corpo e la sessualità politicamente e partendo da una posizione DIY, quindi propositiva.Nel dibattito sono emerse altre questioni come la monogamia. Rompere le strutture relazionali date per scontato e scegliere coscientemente il proprio percorso emozionale e sentimentale richiede un cammino profondo, anche di lavoro su di sé e sulla propria autostima per poter affrontare serenamente destruturazioni profonde. Ci siamo chieste che strumenti possiamo utilizzare per vivere meglio questi percorsi di sperimentazione e coscienza di ciò che desideriamo. Non abbiamo soluzioni se non lo stare in rete, il confronto e l’ascolto.La questione del desiderio è emersa fortemente, tanto come motore costruttivo, quanto come prodotto culturale e politico quindi anche con tutte le sue ambiguità.É emersa la questione queer e post porno, che relazione c’è: anche se il post porno è propriamente una pratica di auto-rappresentazione, inevitabilmente è una pratica di vita che decostruisce e sperimenta forme diverse di mettersi in relazione tra i corpi, sessualmente, emozionalmente e nelle relazioni, con una coscienza politica. Questo processo infatti implica una messa in discussione delle norme vigenti, in questo senso sperimenta i ruoli, come qualcosa di fluido, di costruito culturalmente, come un racconto che in un momento dato si può enunciare diversamente.Rispetto al dibattito personalmente ho avuto difficoltà nella gestione, per la poca esperienza di fare laboratori. Credo di non essere stata sufficientemente in grado di lasciar fluire le impressioni, i dubbi e le riflessioni. Dalle mail condivise con le partecipanti è emerso questo e molto altro. A seguito metto delle riflessioni, richieste e critiche emerse dalla corrispondenza che abbiamo avuto in questi giorni.Concludendo sono contentissima di continuare in contatto e di sentire la voglia di approfondire queste tematiche anche con esperienze + pratiche e legate al corpo. Personalmente ne sono felice e mi apro totalmente alla voglia di immaginarci come farlo!!!

Ecco alcuni interventi via mail:

Diletta:Mi è piaciuto il laboratorio e ho trovato la discussione che ne è seguita un sacco stimolante. L’ho forse vissuto più come esemplificazione e presentazione descrittiva di pratiche legate al postporno che come loro effettiva messa in atto, perchè secondo me il setting rendeva la cosa un po’ difficoltosa. eravamo lì, un po’ ammassate sotto la scala con gente che andava e veniva e secondo me questo inibiva un po’ il gioco di tirare fuori fantasie, desideri di piacere. Forse la prossima volta sarebbe figo essere in un posto più accogliente dal punto di vista spaziale e dell’intimità. Tutto qui! un abbraccione a tutt*Ciao! Per me puoi condividere il mio disegno in mailing list senza problemi. Personalmente mi è molto piaciuto il workshop: ho apprezzato che fosse strutturato in modo da coinvolgere le persone e che partisse da una cosa pratica per suscitare delle riflessioni. Devo dire che mi è piaciuto anche il modo che hai/avete studiato per “sciogliere” un po’ il gruppo (parlo degli esercizi-tetta e della respirazione). E’ un peccato che, forse perché molta gente si è aggiunta dopo, non si sia creato un reale clima di condivisione; probabilmente, come è già stato detto, lo spazio di per sé non era dei più favorevoli e “intimi” e non aiutava a far circolare bene le energie. Ma confesso che non saprei trovare altre motivazioni, anche perché io, invece, sono stata benissimo e, anzi, sono riuscita a sciogliermi subitissimo di fronte alla “paura del foglio bianco”, sebbene non nutra molta fiducia nelle mie abilità artistiche. Perciò ti/vi ringrazio, ecco! Anzi, se vengono fuori altre riflessioni a riguardo del workshop, mi piacerebbe leggerle…

Mara D:Il laboratorio è stato un bellissimo momento di incontro e di arricchimento per me, te ne sono grata. E sono grata anche alle altre perché i loro disegni mi piacevano tanto. Quindi hai il mio sì, assolutamente.Vivi:Meraviglia, per me va benissimo condividere con le altre il mio disegno. Per quanto riguarda il workshop credo che sia andato bene, considerando il luogo e il tempo limitato. Personalmente l’ho vissuto bene, con tanta curiosità e voglia di scambiare opinioni. Ho sentito e visto tante cose che mi hanno colpita e di cui farò tesoro… un esempio per tutti, l’idea che un’occhiaia possa essere erotica non mi era mai passata neanche nell’anticamera del cervello ^_^ Non vedo l’ora di vedere le scannerizzazioni dei disegni e di leggere le diverse riflessioni che susciteranno =)

Dina:innanzitutto complimenti e grazie,, anche per questa condivisione di opinioni! Anch’io penso che il luogo dove svolgere un laboratorio simile sia molto importante, come anche il non accettare persone che si uniscono a laboratorio già iniziato. Ho trovato geniale la tetta, che invitava le partecipanti a sciogliersi e a conoscersi quel minimo per aver un po’ di confidenza per osare condividere le proprie fantasie sessuali col gruppo. Forse il nome non era dei più azzeccati, perchè credo che molta gente si aspettava di capire e vedere postporno, e questo ha creato un po’ di dispersione. Un mio suggerimento sarebbe quello di fare un altro laboratorio, precedente a questo, dove viene spiegato in maniera più teorica cos’è il postporno, portando alcuni esempi visivi e aprendo già la discussione sui propri limiti e le proprie fantasie. Così le persone interessate a praticarlo, a mettersi in gioco, arriverebbero al secondo workshop con le idee più in chiaro. Interessante anche estendere la discussione a tematiche quali la relazione non esclusiva…ho trovato un po’ peccato però che, Chiara, rispondessi in maniera diretta – anche se interessante e stimolante quel che dicevi, forse ascoltare prima altre opinioni ed esperienze poteva rendere la discussione più partecipata… Poi personalmente ho un blocco nei confronti del disegno, che non sono riuscita a sciogliere, anche perchè mi immaginavo di dover disegnare una scenetta di tipo realistico…! Probabilmente sono io a non aver capito, ma magari per la prossima ci sta di insistere sul fatto che ciascun* può fare quel che vuole, che può esserci anche solo uno spunto che poi può venire spiegato a parole (tipo le occhiaie!!! ;) ) 

Monica:Non avevo ancora avuto tempo di scrivere due righe sul laboratorio fatto a Livorno, quindi lo faccio ora, un po’ in ritardo rispetto alle altre. Allora, a me è piaciuto, mi è sembrato un po’ un assaggio e un grande stimolo per affrontare tutta una serie di questioni (postpornografia, desideri, relazioni…) che avrei voglia e bisogno di esplorare sia a livello individuale che collettivo. Il momento tetta power è stato molto stimolante e, secondo me, sono proprio necessarie queste pratiche più ‘giocose’ che cercano un approccio più istintivo e corporeo, sia per tutte le tematiche, ma in particolare per quanto riguarda sessualità e postpornografia. Ad esempio all’inizio del tetta power mi sono sentita un po’ bloccata, pensavo troppo a quello che dovevo dire, come se pensassi, in un certo senso, a quello che avrei (cioè che ci si aspettava) che dicessi….quello che voglio dire è che quando si parla di sessualità e di mettersi in gioco in prima persona è sempre molto difficile….è più semplice un incontro in cui qualcun* spiega cos’è la postpornografia che un laboratorio in cui devi minimamente metterti in gioco in prima persona…ecco perchè è difficile. Collegato a questo discorso c’è stata una cosa che è emersa durante il laboratorio e che mi ha dato molto da pensare, cioè, il fatto che il nostro corpo sia determinato dal capitale anche a livello muscolare (se non sbaglio Chiara avevi detto una frase di questo tipo)…insomma mi aveva fatto molto pensare questa idea di immanenza del capitale nel corpo e mi aveva fatto pensare molto al tipo di malattie contemporanee molto diffuse (anche solo le varie manifestazioni psicosomatiche dello stress!)…ma forse sto un po’ divagando,scusate, ma sono tutte riflessioni che mi sono partite dal laboratorio. Anche secondo me sarebbe interessante pensareper il futuro di lavorare sulla tematica della postpornografia dividendo l’esperienza in due momenti, un primo momento di discussione in cui magari viene spiegato cosa si intende per postpornografia, anche perchè molto spesso chi va a un laboratorio/seminario di postpornografia non ne sa motlo e innanzitutto vuole capire di cosa si tratta (in Italia poi non mi sembra che ci siano molti gruppi che ci lavorano quindi è ancora un tema su cui si è lavorato poco), poi ci vorrebbe un secondo momento di laboratorio in cui si lavora molto a livello corporale ed emozionale…credo che la vita nelle società capitaliste irrigidisca molto il corpo si ciascuna e che quindi si debba lavorare (e non credo sia un evento isolato ma un processo) per liberarci da queste costrizioni….credo che in questo modo sarebbe più semplice anche lavorare sul proprio desiderio (altra questione emersa durante il laboratorio di Livorno)…non so, mi sembra che  a un certo punto si fosse anche arrivato a parlare del desiderio, come agire con i propri desideri, se tutti i desideri sono autentici o meno, anche quelli che ci spingono verso cose che poi ci feriscono…credo che per poter ascoltare i propri desideri, e soprattutto per riuscire ad ascoltarli, sia necessario un lavoro su di sè di ricollegamento della mente con il corpo, così da poter sentire con entrambe le parti, credo sia necessario sperimentare e mettersi in gioco nel quotidiano e nelle proprie relazioni (il che come diceva Chiara comporterà anche molta sofferenza), però credo sia necessario confrontarsi e mettere in discussione le norme che ci vengono imposte come normalità fin dall’infanzia sia in ambito di sessualità, di desideri sessuali, di relazioni…non significa che tutte dobbiamo rifiutare la monogamia, ad esempio, ma è sicuramente diverso assumerla come dato di fatto piuttosto che sceglierla dopo essersi confrontate con altre modalità…anche se credo che molto spesso questo possa spaventare (e qui chiudo, scusate la lunghezza). Sperimentare, mettere in discussione, mettersi in gioco sono azioni che fanno sorgere paure e insicurezze (a me perlomeno è successo molte volte) ma credendo che il femminismo significhe praticare e che il personale è politico, noon posso non ritenere fondamentale il partire da sé. Per questo anche ringrazio Chiara per aver condiviso le sue esperienze con noi e per la nota anche autobiografica che ha posto al seminario in certi punti, quando ha risposto ad alcune domande. Infine, penso sia necessario che si lavori a livello colllettivo con workshop sia teorici ma soprattutto pratici in cui attraverso giochi, disegni, usoi del corp, ciascuna possa sentirsi stimolata e iniziare a sperimentare innanzitutto se stessa, il proprio corpo e i propri desideri in maniera diversa. Perchè se è vero che questo fa paura, credo anche che la collettività di compagne, l’essere insieme come lo siamo state a Livorno, dia anche tanta forza e scacci via qualsiasi solitudine. Il capitalismo ci vuole sole e spaventate ma noi siamo più forti! Grazie a tutte e scusate per il pippone ma mi è venuto di scrivere tanto.

Lafra:personalmente penso che se non ci fosse stata la parola postpornografia, oltre ai vari suggerimenti arrivati come ad esempio quello della location, molto (non dico tutto) sarebbe stato più semplice, e in questo kiara aveva cercato di mettere le mani avanti, prima del camp, il problema è che per passaggi di comunicazione alla fine quella parola ha continuato a rimbalzare dalla lista alla griglia, e dalla griglia fino al camp. insomma penso che la postpornografia non la abbiamo proprio digerita o capita in generale in italia (sto generalizzando eh!), e in ambiente prettamente femminista si scontra, soprattutto a livello teorico, con ostilità che parlando invece di sessualità e visioni personali del desiderio non avrebbero motivo d esistere.  il laboratorio in se, a parte le chiacchiere sul postporno che sono state esplicitamente richieste dalle partecipanti, verteva su sessualità e desiderio che già di per se è un tema ampio e per nulla scontato. aver messo su carta attraverso un disegno un pezzettino del nostro desiderio o vissuto è un modo per iniziare a concretizzare un po quello che altrimenti spesso lasciamo nascosto negli angoli del cervello e tra le pieghe calde del corpo e condividerlo è un liberatorio regalo che ci facciamo. io ho avvertito bastante timidezza, e mi dispiace perché dai disegni si vedeva che c’era un bel fiume pronto a rompere gli argini, forse bisogna farci qualche regalo in più e per me nominare, comunicare, condividere i miei desideri è prima di tutto farmi un regalo, forse più semplice del mettersi poi a sperimentare e magari dare anche musate. dire quello che ci piace, vogliamo fare o vogliamo provare per capire se ci piace è darsi valore e iniziare un percorso per lavorare sulla propria soggettività.

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viernes, 31 de octubre de 2008

intersex


DE CORPORIS FABRICANS - 2008, chiara
" Los intersexuales tienen cuerpos disidentes, incluso heréticos" CUERPOS SEXUADOS, Anne Fausto-Sterling 2000

Mentre aspettiamo di vedere il governo fittizio di opposizione cercare voti attraverso un possibile referendum, vorrei usare questo spazio che avete creato per la diffusione, sopratutto in Italia, di un concetto che è davvero preoccupante e ad analizzare il quale gli studi di genere qui sono molto limitati.
Mi è stato fatto notare qualche giorno fa che il 14% dei nati nel mondo è senza un "genere definito" secondo i canoni occidentali, cioè è intersex.

Scopro solo ora una ricercatrice italiana, antropologa, che nell'introduzione al suo libro sul genere parte da questo argomento …ma rimane pressoché l'unica.
Faccio uso dell'antropologia perché lo studio di popolazioni non occidentali permette di scoprire in maniera evidente come siamo solo noi occidentali ad usare certe categorie di suddivisione di genere mentre in molte popolazioni, che non necessitano di questo controllo sociale, il processo di scelta di genere e di quali siano i generi che in una società possano esistere va oltre i nostri canoni e paradigmi.
Prima vorrei far notare che è importante, visto che in questo blog le pubblicazioni avvengono attraverso varie lingue, ricordare che la parola gender è spesso tradotta ma non spiegata; di fatto si usano parole quali genere (in italiano) genre (in francese) e genero (in spagnolo) ...ma nessuna traduzione è quella corretta.


Per genere noi intendiamo quegli attributi, caratteristiche psico-attitudinali e comportamenti che si ritengono adeguati ad un uomo o ad una donna, a bambino o bambina …insomma a degli esseri sociali.
Cosa succede allora se ci troviamo tra gli inuit dell'artico e la piccola inuit , che noi chiameremmo essere umano di sesso femminile, è di fatto un uomo? La differenziazione in questa popolazione di esempio, mette in mostra come femminilità o maschilità siano condizioni apprese.
Per gli inuit nascere significa ritornare, in base ad una sorta di reincarnazione che definisce in chi ci siamo reincarnati, attraverso riti sciamanici ...il soggetto appena nato diventa un anima-nome che decide i tornare in vita.
I nomi che vengono dati ai neonati non hanno perciò specificazioni di genere ...esempio ...se Nadxiieli, qui riconosciuta come bambina, fosse nata tra gli inuit e riconosciuta come anima del suo bisnonno, sarebbe stata trattata come un uomo ...il sesso del nascituro, quello visibile dai genitali, è solo un particolare irrilevante, rispetto all'anima nome.
Solo con questo esempio un occidentale dovrebbe rendersi conto della base dello studio di gender: sesso biologico e attitudini, comportamenti e identità personale, sono scollegati (puoi nascere con la vagina ed essere educato e riconosciuto come un maschio).
Ma soprattutto bisogna prendere in considerazione che il mondo in cui si è educati rimane al centro di qualsiasi formazione e riconoscimento sociale. Bambole o automobiline sono prefigurazioni di ambiti sociali...ecco perché ho introdotto il paragrafo con quella definizione di genere. Essere donne o uomini diventa così il convergere di senso esperienziale di sé e di percezione del mondo, cioè quello che si è appreso ad essere nelle relazioni sociali, nei rapporti con gli altri.
Questo è un problema che deve stare alla base della ricerca, il sesso non deve determinare il genere. Un conto è la biologia, un altro i dispositivi e i comportamenti che uomini e donne manifestano, un altro le idee su tutto questo.

E’ importante fare questa introduzione per evidenziare come nell'uso di traduzioni di gender, si rischi di re-biologizzare il legame genere-sesso, soprattutto in francese nel termine genre ...o di usarlo semplicemente come sostituto di sesso, in spagnolo.
Nel termine gender è di rilievo la derivazione grammaticale e nel dizionario inglese non esiste il significato conflittuale di rapporti oppositivi. Si è spesso cercata una parola sostitutiva, quale differenza sessuale o categoria dei rapporti sociali di sesso ...o categorie sociali di sesso.

Ma sapendo che questo problema lessicale non è stato mai preso in considerazione, per scelta, è stato sfruttato questo termine per indicare asimmetria e gerarchia, definendo poi i ruoli di sesso. Genere indicherebbe le divisioni (differenze di ogni tipo) e le disuguaglianze (reazioni asimmetriche e gerarchiche) che esistono tra i due gruppi di attori sociali degli uomini e delle donne, mostrandone il carattere artificiale, costruito e arbitrario, ma anche sistematico. Questa sistematicità sta nel fatto che le discriminanti differenziali impregnano di sé ogni atto e ogni discorso, a tutti i livelli e in ogni momento del vivere sociale.

Faccio dei salti temporali e di argomenti per arrivare a quello che è il tema centrale, che vorrei fosse poi oggetto di discussione e approfondimento.
Così passo all'idea che permane tutt'ora di cosa sia donna…
noi ci basiamo per differenziare il genere sulla biologia, per cui banalizziamo determinando il genere in base ad una frase: le donne partoriscono e gli uomini no.
Frase pronunciata da un famoso antropologo negli anni '60 ...che sottolinea come alla radice di ogni organizzazione sociale risieda la gestazione, la fecondazione, il dominio e l’evitazione dell'incesto.
Proprio qui, dopo aver dimostrato come il genere sia una decisione sociale e non sessuale, voglio fare lo stesso con la riproduzione.
mettere al mondo un figlio non è un evento puramente naturale.

La procreazione è un evento sociale, lo dimostra il fatto che , come tutto ciò che è sociale, è suscettibile di variazioni, di modifiche, di interruzioni ...di controllo.
A partire dal concepimento e dallo stesso rapporto sessuale, tutti i processi della procreazione-gravidanza, parto, allattamento, accudire i figli ecc. sono processi che implicano un intervento esterno e che sono pertanto sottoposti alla possibilità di essere diretti, incanalati e controllati. Le pratiche anticoncezionali, l'aborto -selettivo sulla base del sesso del feto- e gli infanticidi, le tecniche di riproduzione assistita, il parto cesareo, l'allattamento artificiale ecc. mostrano ampiamente che non si tratta di un evento naturale, ma di una serie di processi in cui l'intervento esterno -sociale- è preponderante.
-Qui ci sarebbe da ampliare il discorso sul corpo della donna come oggetto sociale, dalla Duden, alla Pancino, alla Tabet, discorso molto interessante, ma mi devierebbe da un tema non trattato in Italia, l'intersex, quindi mi scuso e proseguo-

Torniamo all'idea del rapporto tra sesso e genere. Il paradigma di differenziazione che siamo abituati ad usare per distinguere se sei un ometto o una femminuccia, garantisce il controllo e la gerarchizzazione nel rapporto conflittuale tra le due opposizioni. Ma se partissimo dall'idea del sesso come un reale non definibile?
Allora si potrebbe partire per la ri-naturalizzazione delle dimensioni sociali del sesso, quali la divisione sessuale -in realtà sessuata- del lavoro, la procreazione e la sessualità, e si crea per di più un ostacolo che impedisce di interrogarsi sull'eventuale intervento sociale in merito a quelle dimensioni.
Un'ipotesi di ricerca è stata proposta da chi ha cercato di decostruire queste categorie, o nozioni di genere ...de Beauvoir, Guillaumin, Mathieu, Witting, che negli anni '70 mettono in luce gli aspetti socio culturali e politici del sesso. Ma non si riconosce il valore del concetto di genere.
Soltanto nella bidimensionalità della differenza, di sesso e genere, si realizza una dialettica che rende pensabile un ambito così complesso.
La domanda che ora ci si pone è ...
perchè la forma degli organi sessuali è significante di relazioni sociali?
Perché il sesso biologico è la base di una classificazione naturale? perchè il sesso deve originare una qualsiasi classificazione?
Così diversi studi degli ultimi due decenni dimostrano che il dimorfismo è imputabile alla natura e comporta simultaneamente differenze naturali e socio-culturali tra la femmina e il maschio umani, in ogni tempo e luogo.
Ecco che se ci troviamo in una società occidentale il sesso precede il genere e fonda la differenza, facendo diventare questi due termini una omologia, e il modello di sessualità umana che ne risulta è quello eterosessuale.
Eventuali variazioni o inadeguatezze sono ricondotte al dimorfismo e all'eterosessualità ...quindi l'omosessualità da noi viene concepita come devianza e anormalità.
La differenziazione fisiologica si colloca a più livelli, non solo quello degli "eterocromosomi" sessuali -x e y- ma si comincia a mettere in dubbio che sia lo sviluppo delle gonadi, femminili e maschili, a dare l'avvio alla differenziazione degli organi sessuali, compiendo degli studi per trovare il meccanismo che consenta di differenziare il sesso maschile nel corso dello sviluppo embrionale. Per tanto sono stati classificati i vari elementi come il gene o la molecola tdf (Testis Determenig Factor) cioè il fattore che determina lo sviluppo dei testicoli maschili. Ovviamente in tutto questo discorso la donna rimane assente, è l'altro non definito. Per chiarezza, nessuna di queste ricerche ha dato esiti positivi o risultati reali.
L'idea che sia un unico fattore a determinare il sesso, e quindi supporre una sua differenziazione "naturale", deve essere sfatata.
Si è dimostrato che l'umanità non è ripartita in due gruppi distinti ma da una continuità assoluta di esseri umani in cui la formula cromosomica muta da un punto all'altro in una scala graduale, con una serie di variazioni -che noi definiamo varianti patologiche-.
Si è provato in alcuni Test che a volte uomini, definiti così sulla base dei genitali, possedevano una formula cromosomica XX ...e li abbiamo definiti maschi inusuali.
Questo ovviamente perché si cerca di fondare nel sesso ciò che è stato già deciso nel genere.
Per esempio, la sterilità ...è considerata una malattia, ma coloro che non possono riprodursi non sono anormali, lo diventano in un'ottica bipartita della scienza che cerca di definirle.
Le teorie genetiche si radicano nell'ideologia e nell'idea di gender di ogni società.
Così arriviamo al punto.
Cosa fare, come trattare questo tema nei neonati che nascono intersessuati? Cioè manifestando organi esterni non chiaramente definiti né come maschili né come femminili...?
i medici e i genitori decidono, non tanto su basi mediche, ma culturali.
Suzanne Kessler, conducendo una ricerca, intervista vari medici e arriva alla conclusione che
i medici sono irrimediabilmente convinti ed insistono sul fatto che maschile e femminile siano le uniche due possibilità "naturali". Questo paradosso mette in luce e chiama in causa l’idea secondo cui il femminile e il maschile sono dati biologici che impongono una cultura composta solo da due generi.
è un paradosso dis-umano.
Nasce naturalmente un neonato con genere incerto e lo definiamo “innaturale” e quindi da curare.
L'intersessualità crea un dibattito che non può essere evitato se è vero che ricopre il 14 % delle nascite ...esiste un terzo sesso.
Traducibile in un terzo genere (qui citano spesso Herdt).

S’interviene subito attraverso la scienza per bloccare qualcosa che forse è più naturale, ma culturalmente non accettato, della maschilità e della femminilità.
Come scegliere quale dei due sessi dare al proprio figlio? Cosa deve fare un genitore?
Come in tutto, ci si affida all'esperto, al medico, che per evitare complessi psicologici ...o imbarazzi al reticolo sociale che vedrebbe crescere il mostro ...evita di aspettare per verificare quali siano le volontà di questa persona, attraverso complessi test psicologici. Così si sceglie spesso in base agli attributi genitali di cui sono portatori.
Secondo il parere medico, se il neonato avrà il pene troppo piccolo, per evitargli l'imbarazzo del confronto futuro con i coetanei, si deciderà di somministrargli ormoni femminili e decidere così ...in modo naturale ...che sia una donna. Quindi non si utilizzano nemmeno le formule cromosomiche per la scelta, ma le dimensioni dei genitali. E i genitali maschili.
Rimane l'uomo al centro di una decisione intersessuata. Per determinare il sesso bisogna scegliere se gli organi maschili, esterni, siano all'altezza, se no si viene declassati all'essere femmina. Questo ideale morfologico alquanto raccapricciante vuole essere una base per ricordare che il sesso non deve essere il punto di partenza per la "differenziazione naturale".

Appurato quindi che nel rapporto genere-sesso, quest’ultimo rimane epifenomeno, mentre il genere rimane un aspetto primario, o reale. Possiamo dire allora che genere e sesso sono indipendenti, cioè la loro relazione non è fissa né necessaria, ma ciò che viene determinato dal sesso non è la natura a dirlo ma la società.

con le affermazioni di prima, siamo rimasti senza più la classificazione dei due sessi ...non siamo più uomini o donne come "dati". Non è più il genere qualcosa di naturale ...e il naturale stesso acquisisce un carattere di non definito, si manifesta come un'idea storicamente determinata. Questa differenza costruita, non genera gerarchia, ma sono gerarchia e asimmetria a creare la differenza.

Perché il sesso dovrebbe categorizzare quindi?
La differenza tra sessi-generi è il modo per imporre e continuare il dominio politico, economico e sociale, simbolico e materiale sulle donne come gruppo sociale, da parte degli uomini come anch'essi gruppo sociale. L'invisibilità di questa relazione di dominio, è dovuta al concetto di natura; gli ordini gerarchici nel nostro modo di pensare sono frutto di un ordinamento naturale.
l'esistenza stessa di una gerarchia implica la sua non formulazione, prova del suo
buon funzionamento (severine rey)

Questo piccolo scritto vuole essere un punto soprattutto dal quale partire perché la ricerca, che qui in Italia è quasi inesistente, si occupi di un tema così importante.
Vi chiedo aiuto soprattutto per il reperimento di informazioni …che spero al di fuori del bel paese, siano più complete.