La società rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la cortigiana onesta, ossia la cortigiana intellettuale, e la cortigiana di lume, (più simile alle moderne prostitute), una cortigiana dei ceti bassi, che viveva e praticava il mestiere vicino al Ponte di RialtoVeronica Franco fu probabilmente l'esempio più celebre di cortigiana onesta, anche se non fu l'unica intellettuale in una Venezia che vantava una cultura raffinata e annoverava numerosi talenti in ambito letterario e artistico. Figlia di una cortigiana onesta, Veronica in giovane età fu iniziata a quest'arte dalla madre e una volta che ebbe imparato a usare le proprie doti naturali riuscì a contrarre un matrimonio finanziariamente favorevole. Si sposò giovanissima con un ricco medico ma il matrimonio finì male. Per mantenersi diventò una cortigiana d'alto rango. Fu inserita nel Catalogo di tutte le principale et piu honorate cortigiane di Venezia, elenco che forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città, secondo il quale un bacio di questa cortigiana costava 5 o sei scudi, il servizio completo 50 scudi. Grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell'epoca, divenne ben presto molto conosciuta. Ebbe persino una breve liaison con il re Enrico III di Francia.
Veronica Franco fu una delle piu honorate cortigiane di una città prosperosa e cosmopolita e visse circondata dagli agi per la maggior parte della sua vita da cortigiana; tuttavia non poté godere della protezione accordata alle donne "rispettabili". Dovette sempre farsi strada da sola. Studiò e cercò i propri mecenati tra gli uomini colti. A partire dal 1570 circa, entrò a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando a discussioni, facendo donazioni e curando le antologie di poesia.
Veronica Franco scrisse due volumi di poesia: Terze rime nel 1575 e Lettere familiari a diversi Pubblicò raccolte di lettere e raccolse in un'antologia le opere di scrittori famosi. Dopo il successo di questi lavori fondò un'istituzione caritatevole a favore delle cortigiane e dei loro figli.
Nel 1575 durante l'epidemia di peste che sconvolse la città, Veronica Franco fu costretta a lasciare Venezia e in seguito al saccheggio della sua casa e dei suoi possedimenti perse gran parte delle sue ricchezze. Al suo ritorno, nel 1577 si difese brillantemente durante il processo dell' Inquisizione che la vedeva accusata di stregoneria (un'accusa comune per le cortigiane). Le accuse caddero.
Secondo le deposizioni, i suoi legami con la nobiltà veneziana contribuirono all'assoluzione. Dopo questo avvenimento si sa ben poco della sua vita, tuttavia i documenti ancora esistenti riportano il fatto che anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze e i beni materiali. Quando morì anche il suo ultimo benefattore si ritrovò senza un sostegno finanziario.
Nel 1577 propose al consiglio cittadino di costruire una casa per donne indigenti amministrata da lei stessa, ma la proposta non ebbe successo. All'epoca i suoi figli erano già cresciuti e stava allevando i nipoti, rimasti orfani a causa della peste.
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