A chiamarlo così sono stati per primi i soldati. "War porn", dicono, e con il termine indicano un genere di video ben preciso proprio come il poliziesco o la commedia. Qui però non ci sono attori che recitano tutto quello che si vede è realmente successo in qualche parte del mondo. Il porno però c'entra poco, anzi niente, e il termine è usato solo per indicare che in quelle immagini c'è qualcosa di osceno. Non osceno come un nudo o una scena di sesso, ma come un corpo sventrato da una bomba o una casa di civili rasa al suolo da un caccia.
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Ecco è tutta qui l'essenza di una discutibile moda che circola sul web, quella di guardare video che mostrano l'oscenità della guerra. Per rendersi conto che proprio di moda si tratta basta digitare le parole "war porn" su YouTube e avere il fegato di starsene davanti al computer a vedere la gente morire.
2Nelle immagini, quasi sempre, si vedono azioni militari dell'esercito americano in Iraq o Afghanistan. L'inquadratura è una soggettiva in bianco e nero registrata a bordo dei bombardieri. Il resto è una pioggia di missili e razzi che fanno esplodere umani (spesso civili) e abitazioni. Sotto uno dei tanti video l'utente che l'ha postato scrive "AC/DC più war porn = fantastico" e il divertimento è anche quello: abbinare scene cruente a musiche rock. Il video è stato visto 10 mila volte ma ce ne sono anche altri visualizzati 162 mila volte. Leggendo i commenti degli utenti c'è da impallidire. "Brillante", scrive Kevin89. "Triste", risponde un altro utente, "hanno ucciso un bambino". Ma un terzo conclude: "Guarda bene, il bambino è scappato". Chi prova a criticare il video viene tacciato di infedeltà.
Ma questa è solo la fine di un processo lungo che coinvolge militari, utenti e web e ha inizio dopo l'11 settembre con le guerre in Iraq e Afghanistan. Alcuni dei video delle azioni militari vengono diffusi ufficialmente dall'esercito americano come parte di un progetto di rafforzamento tra patria e fronte, altri vengono registrati dai soldati stessi attraverso i sofisticati sistemi di aeri-spia come i Predator. Alcuni soldati al fronte arrivano addirittura a barattare video militari in cambio di video porno su siti come NowThatsFuckedUp.com, chiuso dalle autorità della Florida nel 2006.
Certo è che presto i video diventano di pubblico dominio e subito, già dal 2001, c'è chi inizia a montare vari spezzoni abbinandoli a colonne sonore fino a creare una vera e propria estetica del genere molto vicina a quella di certi videogiochi e film di guerra. Oggi i video in circolazione sono centinaia: si trovano su YouTube, su LiveLeak e soprattutto alla pagina Got War Porn?, un sito-archivio di tutto il materiale in circolazione.
Qui i video sono divisi per categorie: da corpi a truppe, da artiglieria a compilation, da vintage ai vari modelli di bombardieri e mezzi utilizzati. Il sito è stato aperto con lo scopo di combattere la "cyber-jihad" un video alla volta e nelle sue propaggini più estreme, e più nascoste, arriva a mostrare anche immagini di trash porn, un sottogenere del war porn ancora abbastanza sconosciuto che raccoglie video (finti e recitati, ma non meno raccapriccianti) di militari che stuprano le civili.
Oscenità che preoccupano i sociologi e gli esperti americani che non riescono a spiegarsi come, mentre gli Usa discutono la conclusione delle operazioni belliche, ci sia un numero crescente di giovani che ama e alimenta il war porn. Giornalisti e studiosi hanno analizzato il fenomeno già dalle sue origini. In un saggio del 2009 contenuto nel libro "The Spam Book: On Viruses, Porn and Other Anomalies From the Dark Side of Digital Culture" la scrittrice Katrien Jacobs arriva a individuare nella pubblicazione delle foto dal carcere di Abu Ghraib, quelle che mostrano le torture inflitte dai militari americani ai prigionieri iracheni, l'inizio del fenomeno. Fenomeno che va oltre le testimonianze di guerre, quelle che prima attraverso la pittura e poi con la fotografia hanno raccontato per anni l'orrore dei conflitti, e arriva a trasformare immagini di morte e distruzione in macabro entertainment.
di BENEDETTA PERILLI
(da la Repubblica.it del 7.5.10)
Ecco è tutta qui l'essenza di una discutibile moda che circola sul web, quella di guardare video che mostrano l'oscenità della guerra. Per rendersi conto che proprio di moda si tratta basta digitare le parole "war porn" su YouTube e avere il fegato di starsene davanti al computer a vedere la gente morire.
2Nelle immagini, quasi sempre, si vedono azioni militari dell'esercito americano in Iraq o Afghanistan. L'inquadratura è una soggettiva in bianco e nero registrata a bordo dei bombardieri. Il resto è una pioggia di missili e razzi che fanno esplodere umani (spesso civili) e abitazioni. Sotto uno dei tanti video l'utente che l'ha postato scrive "AC/DC più war porn = fantastico" e il divertimento è anche quello: abbinare scene cruente a musiche rock. Il video è stato visto 10 mila volte ma ce ne sono anche altri visualizzati 162 mila volte. Leggendo i commenti degli utenti c'è da impallidire. "Brillante", scrive Kevin89. "Triste", risponde un altro utente, "hanno ucciso un bambino". Ma un terzo conclude: "Guarda bene, il bambino è scappato". Chi prova a criticare il video viene tacciato di infedeltà.
Ma questa è solo la fine di un processo lungo che coinvolge militari, utenti e web e ha inizio dopo l'11 settembre con le guerre in Iraq e Afghanistan. Alcuni dei video delle azioni militari vengono diffusi ufficialmente dall'esercito americano come parte di un progetto di rafforzamento tra patria e fronte, altri vengono registrati dai soldati stessi attraverso i sofisticati sistemi di aeri-spia come i Predator. Alcuni soldati al fronte arrivano addirittura a barattare video militari in cambio di video porno su siti come NowThatsFuckedUp.com, chiuso dalle autorità della Florida nel 2006.
Certo è che presto i video diventano di pubblico dominio e subito, già dal 2001, c'è chi inizia a montare vari spezzoni abbinandoli a colonne sonore fino a creare una vera e propria estetica del genere molto vicina a quella di certi videogiochi e film di guerra. Oggi i video in circolazione sono centinaia: si trovano su YouTube, su LiveLeak e soprattutto alla pagina Got War Porn?, un sito-archivio di tutto il materiale in circolazione.
Qui i video sono divisi per categorie: da corpi a truppe, da artiglieria a compilation, da vintage ai vari modelli di bombardieri e mezzi utilizzati. Il sito è stato aperto con lo scopo di combattere la "cyber-jihad" un video alla volta e nelle sue propaggini più estreme, e più nascoste, arriva a mostrare anche immagini di trash porn, un sottogenere del war porn ancora abbastanza sconosciuto che raccoglie video (finti e recitati, ma non meno raccapriccianti) di militari che stuprano le civili.
Oscenità che preoccupano i sociologi e gli esperti americani che non riescono a spiegarsi come, mentre gli Usa discutono la conclusione delle operazioni belliche, ci sia un numero crescente di giovani che ama e alimenta il war porn. Giornalisti e studiosi hanno analizzato il fenomeno già dalle sue origini. In un saggio del 2009 contenuto nel libro "The Spam Book: On Viruses, Porn and Other Anomalies From the Dark Side of Digital Culture" la scrittrice Katrien Jacobs arriva a individuare nella pubblicazione delle foto dal carcere di Abu Ghraib, quelle che mostrano le torture inflitte dai militari americani ai prigionieri iracheni, l'inizio del fenomeno. Fenomeno che va oltre le testimonianze di guerre, quelle che prima attraverso la pittura e poi con la fotografia hanno raccontato per anni l'orrore dei conflitti, e arriva a trasformare immagini di morte e distruzione in macabro entertainment.
di BENEDETTA PERILLI
(da la Repubblica.it del 7.5.10)
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