jueves, 14 de abril de 2011

Schengen va a fuoco



A fuoco Lampedusa, attacco incendiario al centro di accoglienza di Genova, dichiarazioni incendiarie dei ministri della Lega Nord.

traduzione di Shengen se incendia
di Gorka Larrabeiti, Rebelión - 13/04/2011

“Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora” Lo disse ieri il ministro della Giustizia italiano Roberto Castelli, della Lega Nord. L’altro ieri, durante la riunione dei Ministri dell’interno dei Ventisette nella quale si discuteva il permesso di soggiorno temporaneo che l’Italia ha dato ai migranti che sono giunti entro il 5 aprile e che permette loro di muoversi liberamente nello spazio Schengen, Roberto Maroni, ministro degli Interni in Italia e anche lui appartenente alla Lega Nord, ha detto: “La risposta dei governi europei a questa crisi sociale e geopolitica è: ‘Cara Italia, è un problema tuo: faccela da sola’. Mi chiedo se abbia senso continuare in questa direzione, fare parte dell’Unione europea, un’istituzione che si attiva immediatamente per salvare le banche e dichiarare guerra ma quando deve esprimere concretamente la solidarietà ad un paese in difficoltà come lo è oggi l’Italia, si nasconde.” Una perla di un altro ministro leghista, Roberto Calderoli, che nel 2006 indossando una maglietta con su stampate delle caricature raffiguranti Maometto scatenò gravi incidenti in Libia, ha proposto di ritirare le truppe dal Libano per disporle in un blocco navale “urgente e necessario” in difesa dei confini dell’Europa. Questo è il tono usato dalla Lega Nord: segnale dell’avvicinamento delle elezioni amministrative di maggio in Italia. La minaccia di una rottura con l’Europa era già arrivata dalla bocca del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Silvio Berlusconi, che gode ultimamente di un basso consenso: “Se la Ue non riesce ad ottenere un patto in materia di immigrazione, è meglio separarsi”. Non mancò al carosello degli avvertimenti il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Bertone: “Non possono lasciare l’Italia da sola”.

Questo continuo scarico di responsabilità può portare a che alcuni esaltati decidano di “mettere ordine” da soli: ieri è stato un incendio doloso contro un istituto di Genova che stava per accogliere 90 immigrati trasferiti da Lampedusa. Lanciarono contro l’edificio una bombola del gas con un petardo di grandi dimensioni come detonante. Un segnale di avvertimento. Il Commissario Europeo dell'Interno, Cecilia Malström, e con essa il resto dei 27 ministri dell'Interno, ha descritto come “prematura” l’attivazione della direttiva 55/2001 per affrontare l'emergenza migratoria in Italia. Il ministro dell'Interno tedesco, Hans-Peter Friedrich, ha affermato: “L’Italia sta infrangendo lo spirito dell'accordo di Schengen”. Secondo Friedrich in Italia in questo momento non c'è un problema d’immigrazione di massa. Da parte sua, Claude Guéant, il ministro dell'Interno francese ha annunciato che verranno rimandati in Italia quegli immigrati tunisini che non rispettano le regole della convenzione di Schengen, cioè che non sono in grado di apportare un sostegno economico. In realtà, dei 2800 immigrati tunisini rilevati dalle forze di sicurezza 1700 sono già stati rimandati in Italia, mentre altri 200 sono stati “rispediti” in Tunisia. Guéant ha enunciato cinque condizioni che consentono ad un immigrato che ha raggiunto le coste italiane di passare il confine francese e di rimanere nel paese, secondo quanto ha reso noto giovedì Le Figaro. Queste cinque condizioni sono, in primo luogo “essere in possesso di un documento di viaggio valido e riconosciuto dalla Francia” e “di un permesso di soggiorno in regola", “giustificare di poter usufruire di sufficienti risorse” - 62 euro al giorno per persona e 31 euro se si usufruisce già di un alloggio -, “di non costituire (...) un pericolo per l'ordine pubblico” e di “non essere entrati in Francia da più di tre mesi”. Allo stesso tempo, il Vice Presidente e ministro spagnolo dell’Interno, Alfredo Pérez Rubalcaba, si dimostrò contrario all’attivazione della direttiva 2001. “Non c'è alcun motivo per richiamare la direttiva” ha detto Rubalcaba, che ha spiegato che gli estremi non sussistono perché “la stragrande maggioranza delle persone che sono arrivate in Italia e a Malta sono rigorosamente clandestine”.

Tutto è stato detto: il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, preoccupato per le tensioni con l'Europa, a radice delle dichiarazioni dei membri del governo italiano, chiarì: “Il mio pensiero è che l'Italia s’impegni a fondo in Europa in modo che il nostro paese riesca tenacemente a perseguire una visione comune e gli elementi di una politica comune in materia di immigrazione. Tutto ciò senza prendere in considerazione rancori e rappresaglie, figuriamoci l’ipotesi di separazione”.

Un’importante crisi migratoria, provocata in gran parte dall’intervento nella guerra in Libia, si sta affrontando con pericolose esplosioni xenofobe da parte del governo italiano e in modo ipocrita dal resto dei paesi della UE. Schengen è a rischio perché, come dice Sandro Mezzadra, “né l’Italia né l’Europa vogliono regimi democratici nella sponda sud del Mediterraneo: li temono quanto i giapponesi temono uno tsunami” (Il Manifesto, 12/04/2011, pag. 1). Fino ad ora esistevano dei guardiani che vigilavano l’accesso a Schengen, ora uno degli Stati membri deve assumere quel ruolo. Malta e l’Italia tornano a discutere delle competenze nell'area di salvataggio e soccorso (SAR). Le autorità maltesi accusarono l’Italia di negare l’assistenza ad un’imbarcazione proveniente dalla Libia con 116 persone a bordo.

L'accordo di Schengen è uno dei passi più importanti nella storia della costruzione dell'Unione Europea (UE). Lo firmarono il 14 giugno 1985 cinque Stati della Comunità Economica Europea (Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo). In concomitanza con i primi anni delle migrazioni nel Mediterraneo e con la caduta del muro di Berlino si diffuse la zona Schengen ai paesi della sponda nord del Mediterraneo: Italia (1990), Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992). Nel 2004 si rafforzò ulteriormente la porta a sud (Cipro, Malta) e si costituì la porta a est (Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca). L'inclusione di Romania e Bulgaria ancora non si è prodotta, anche se questi paesi entrarono nella UE nel 2007. L'idea dello spazio Schengen è cambiata nel tempo. Quella che ha iniziato ad essere nel 1985 un'area che promuoveva la libera circolazione delle merci è diventata, per effetto paradossale della globalizzazione e dei flussi migratori, la Fortezza Europa o, nelle parole di Mike Davis, “la Grande Muraglia del capitale”. Se questo muro, ancor prima delle rivoluzioni in Tunisia, Egitto e della guerra in Libia, era fisicamente il Mar Mediterraneo; oggi, alla luce di queste tensioni tra l'Italia e il resto dei paesi dell'UE, sembrerebbe si possa spostare alle Alpi. Chissà se ciò che sta accadendo è un graduale ritorno alla prima area di Schengen, che ricordiamo era composta da solo cinque paesi (Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo). Sentiamo parlare di euro a due velocità e si pone la questione se non ci si trovi di fronte ad uno spazio Schengen di duplice natura, con una fortezza vera e propria e un fossato esterno costituito dai paesi europei mediterranei e post-sovietici che controllano l’ingresso nella vecchia casa europea.

Mentre si discuteva in Lussemburgo, e l’Observatorio Fortaleza Europa pubblicava la cifra aggiornata - 16113 - delle persone che hanno perso la vita dal 1988 fino a oggi ai confini dell'Europa, la portavoce dell’UNHCR, Laura Boldrini denunciava la morte di 800 vittime nel Mediterraneo dal 26 di marzo, immigrati rinchiusi e registrati con un numero nel “centro di accoglienza” di Lampedusa “provocarono un incendio al sapere che stavano per essere rimpatriati. Centinaia di tunisini tentarono la fuga, ma furono arrestati; altri scavalcarono le recinzioni e appesero uno striscione: “Vogliamo la libertà”. L'altro ieri rimpatriarono 60 persone in due voli, anche se protestavano: “Non torno in Tunisia”, “Non siamo animali”. Di notte trasferirono 800 persone in traghetto. Il 9 aprile Berlusconi ha annunciato che aveva svuotato l'isola di Lampedusa, ma il flusso incessante smentisce lo slogan.

Questi migranti, che vengono dal vento di libertà che ha soffiato in Nord Africa, hanno imposto un nuovo dibattito politico. Non c'è alcun modo per giustificare legalmente che ai migranti che sono arrivati prima del 5 aprile sia concesso il permesso di soggiorno temporaneo e di negarlo a coloro che sono venuti dopo. Alzando muri ed escludendo viene rimesso in discussione lo Stato di Diritto e si afferma, come dice Fulvio Vassallo Paleologo, uno Stato di polizia. Non a torto: infatti, il 7 aprile Silvio Berlusconi ha proclamato per decreto lo stato di emergenza umanitaria.

Oggi all'alba si è arenato un peschereccio con 250 rifugiati provenienti dalla Libia in una baia dell'isola di Pantelleria; a Lampedusa la Guardia di Finanza ha soccorso un’imbarcazione con 105 tunisini che stava colando a picco; altri 57 immigrati giunsero ieri sera a Lampedusa. La dignità non ha confini. Ogni individuo ha il diritto di asilo e libertà di movimento. Gli attivisti di Welcome hanno organizzato per il 17 aprile il primo treno della libertà, che partirà da Genova per raggiungere il confine con la Francia a Ventimiglia e poi continuare il viaggio fino a Marsiglia. Italiani, francesi e migranti sfideranno insieme i blocchi dei governi, protesteranno per la riapertura delle frontiere e per garantire il diritto di asilo. Dimostreranno di nuovo che nessun essere umano è illegale.

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