domingo, 17 de abril de 2011

Gli "amici-frontiere", politica corporale della nazione




di Stéphane Lavignotte - 24 maggio 2010 - Mediapart

Le frontiere francesi si sono allontanate fino ai limiti dell’Europa, e allo stesso tempo si sono avvicinate. Passano d’ora in avanti attraverso alcuni individui, certe famiglie, che subiscono costantemente quella pressione della polizia che precedentemente si applicava alle frontiere. Le frontiere erano un luogo, e sono divenute delle persone: i “posti di frontiera” sono stati rimpiazzati dagli “amici-frontiere”. E' chiaro che continua la paura della violazione delle nostre frontiere e si continuano a costruire delle linee Maginot, tanto inefficaci quanto criminali. Ma questa paura di “feroci soldati che arrivano fino alle nostre braccia a strangolare i nostri figli e le nostre compagne” risuona ormai all’interno, come un lungo e sinistro eco. Lo sguardo sospettoso del doganiere si è moltiplicato in quello di centinaia di migliaia di poliziotti e gendarmi per le strade, le stazioni, i treni, le metropolitane. Non si è più sospetti per ciò che si fa - passare illegalmente la frontiera -, ma per un corpo, un essere.

Ieri, l’angoscia consisteva nella penetrazione di truppe straniere all'interno del territorio francese. Oggi, è la penetrazione di geni stranieri nel “corpo della nazione”. Il corpo bianco della nazione "Francia" non osa ammettere a se stesso questa nuova realtà che gli risveglia una vecchia angoscia: penetrato e inseminato, comincia a cambiare colore. Sperando di rallentare l'ineluttabile, i difensori della frontiera la spostano sino all'intimo. Gli "amici-frontiere" sono ormai sospetti per la loro tenerezza, il loro sangue, il loro sperma, le loro mestruazioni.

Le nuove figure fantasmatiche di questa contaminazione appaiono. Il ragazzo arabo simbolo dello stupro, come lo è l'uomo nero negli Stati Uniti. La famiglia clandestina e il suo sciame di bambini. La coppia mista continuamente sospetta di matrimonio bianco. L'uomo musulmano possibilmente poligamo, che nasconde delle bianche sotto un burqa. Le donne si trovano al centro del dispositivo: tutto d'un tratto delle buonanime, fino a quel momento poco impegnate nel femminismo, partono in una guerra contro il matrimonio forzato, la poligamia, il fatto di portare il velo o il burqa; il burqa, è una frontiera facile da sorvegliare!

Bisognerebbe uscire dalla logica del "corpo della nazione" per difendere quella della nazione in quanto contratto costantemente rinegoziato, convergenza di volontà, storia comune in costruzione. Ma poiché c'impongono una politica dei corpi, rispondiamo attraverso un'altra politica dei corpi che potrebbe riportarci ad una politica del contratto. Al corpo ridotto al suo aspetto biologico, opponiamo il corpo che parla, tesse delle relazioni, costruisce delle storie. E' ben più che lo spessore di una frontiera, è ormai lo spessore della vita: "viviamo un nuovo corpo sociale, le nostre vite oltrepassano (fanno a meno del) le vostre frontiere".

3 comentarios:

Anónimo dijo...

tuttx coloro che non si sottomettono al 'normale' andamento di una vita sterile, in queste nostre cittá, vengono fermati, controllati, segnalati...
penso che lx stranierx, intesx come estranex alla norma estetica-comportamentale imposta, sia un corpo altamente rivoluzionario propio perchè, per necessitá vitale, 'parla, tesse relazioni, costruisce storie' e oltrepassa le loro frontiere.
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Anónimo dijo...

Dal diario del Forum antirazzista, la cronologia di questi ultimi giorni, delle perquisizioni e del controllo, delle fughe e delle amicizie alle frontiere
[SportelliMigrantiPalermo] Dom 10:00
da lampedusa: Verso le 13.30 di venerdi’ 15 aprile, il furgone ha attirato l’attenzione di qualche curioso. Cinque poliziotti in divisa hanno chiesto conto e ragione della presenza del furgone, perché stazionasse difronte la sede di Askavusa (associazione attivista di lampedusa) e a quali scopi fosse destinato. Non contenti delle risposte fornitegli dai compagni di Askavusa hanno chiamato i carabinieri, e hanno cominciato a chiedere i documenti a tutti quelli presenti: in un primo momento si sono limitati a prendere le generalità delle persone accanto il furgone per poi pretendere avere i documenti di tutti gli ospiti dell’associazione Askavusa. Hanno insistito per entrare e vedere se si stesse commettendo qualcosa di illecito dentro. Hanno fermato e chiesto patente e libretto persino a un ragazzo che ha posteggiato vicino al furgone, colpevole di essersi fermato davanti l’associazione. Il clima è quello che ben conosciamo a Palermo o l'atteggiamento che avevano le forze dell' “ordine” a Genova, ma che non avevamo mai visto qui sull’isola, sintomatico del cambiamento delle direttive e del clima dopo la rivolta di sabato scorso.Il clima di tensione è continuato durante tutto il pomeriggio: M. dell’associazione ‘Kayak per il diritto alla vita’ è stato soggetto ad un altro “controllo di routine”. Colto mentre riposava nel furgone in uno spiazzale isolato,20 agenti, tra carabinieri, poliziotti in borghese e guardie di finanza, gli hanno perquisito il furgone per 2 ore, perché lasciava “presumere agli operanti che detenesse illecitamente e/o ingiustificatamente armi, munizioni, esplosivi e strumenti di effrazione”. “Sappiamo che sei di Askavusa” gli dicevano, mentre svitavano le pareti del furgone, toglievano le luci e rovistavano perfino nel motore. Una volta condotto in questura gli hanno perquisito l’ hard disk e l’agenda di appunti, facendogli i complimenti per la documentazione, mentre veniva interrogato da cinque ispettori diversi per più di tre ore.Documenti e generalità sono state chieste anche a dei ragazzi di Trento non appena si sono avvicinati all’ex base NATO Loran. Ma è importante vedere come i rapporti con le autorità si sono incrinati anche con le associazioni accreditate. Il gruppo di ragazzi che lavora con Medici Senza Frontiere viene sempre più spesso tagliato fuori dalle operazioni di sbarco dopo aver pubblicato un report veritiero sulle condizioni del centro e in generale sull’organizzazione di Lampedusa accoglienze. Già L.,B., O., Y. e i cinque ragazzi delle brigate lo avevano accennato, ma è veramente fastidioso non riuscire più ad assistere alle operazioni di sbarco, essere continuamente spinti via dalla polizia. Dà un senso di impotenza che è frustrante. Anche all’aereporto, visto quello che è successo la scorsa settimana, non si riesce ad entrare in contatto con i migranti. La polizia si schiera davanti la porta d’accesso all’aereostazione per impedire l’accesso, mentre i deportati entrano dal retro. Sapere cosa sta accadendo solo da giornali o dalla tv pure per noi che sono qua, mi sembra assurdo. Il clima di relax e pace dell'isola e' in netto contrasto con quello che succede al centro, ma la segretezza assoluta ci impedisce di essere partecipi; la totale chiusura delle forze mese in campo e l'atteggiamento da guerriglia, il negare anche l'evidenza, ci porta a sospettare che ci siano verita' ancor piu' terribili che non vengono comunicate. E gli abitanti di Lampedusa ci sono abituati probabilmente. E’ evidente che il livello della tensione è alto e il pattugliamento dell’isola è spropositato, soprattutto a confronto dell’inadeguatezza dimostrata nei periodi di acuta crisi verso fine di marzo. Una militarizzazione inaudita e un livello di aggressività che adesso si riversa sulle associazioni “amiche” degli immigrati.
Forum Antirazzista Palermo
P. e L.

Anónimo dijo...

17/04/2011
L. e gli altri compagni presenti a Lampedusa con il Forum Antirazzista di Palermo sono appena stati perquisiti sia personalmente che in casa subito dopo la fuga di nove persone dal porto (sei già recuperate). Sotto perquisizione anche il furgone in loro possesso. La perquisizione ha preso la forma di una vera e propria intimidazione
Adesso sono in caserma...
****
Ho avuto notizia che la perquisizione in casa si è risolta in un nulla di fatto, perchè i
poliziotti cercavano i migranti fuggiti dal porto come se si fossero nascosti nella casa dei nostri compagni o nel loro furgone. Credo che i nostri valorosi fossero a mangiare...Ma adesso sembra che ne stiano portando tre di loro in caserma. Tre migranti fuggiti non sarebbero ancora stati trovati... altri quattro sono stati ripresi.
Insomma l'ennesima intimidazione, come quella che si è consumata oggi a
Ventimiglia, frutto di direttive ben precise inviate dal Ministero dell'Interno. Si vuole creare una zona rossa attorno ad ogni luogo nel quale sono confinati, sia pure temporaneamente i migranti. Il livello degli abusi è tale che non si tollerano testimoni. Da tre giorni neppure la RAI può riprendere il centro di Contrada Imbriacola e sono
scomparse le immagini degli sbarchi . Adesso che Maroni ha proclamato "la fine dello stato d'"emergenza, nessuna notizia e nessun testimone scomodo devono sconfessare le menzogne del governo e scoprire gli abusi ai quali continuano adessere esposti i migranti.Restiamo in contatto, anche tutta la notte...